Adriano Galliani e Giancarlo Abete

La lotta scudetto si fa serrata, sono solo due i punti di distanza in classifica tra Milan e Juventus. Gli animi si surriscaldano e la rivalità si fa incandescente. Quella che sembrava la santa alleanza politica ed economica del calcio italiano scricchiola, e il patto societario rischia di sbriciolarsi sotto il peso di una lotta scudetto che sta assumendo un valore che va ben al di là del titolo numero 19 (Milan) o 28 (Juve). Se l’effetto a breve termine di Calciopoli è stato il ritorno alla vittoria dell’Inter, quello a lungo termine è la fine del patto di stabilità pallonaro tra bianconeri e rossoneri: in gioco c’è la nuova supremazia sul calcio italiano. E in guerra tutto è permesso. E così, dopo le roventi polemiche a seguito del gol di Muntari non visto dall’arbitro Tagliavento in Milan-Juve del 25 febbraio, dopo il forzato armistizio (ci sono da contenere i presidenti ribelli nella gestione della Lega Calcio), un nuovo gol fantasma riapre le ostilità. E’ quello di Robinho che poteva dare il 2-1 al Milan nella difficile trasferta di Catania.

Nel dopopartita Allegri si è infuriato e, più che con la quaterna arbitrale, se l’è presa con l’ad juventino Marotta, reo di lamentarsi troppo mentre dovrebbe essere il Milan l’unico con diritto a recriminare. Mentre Galliani, dopo essersi sforzato di non pronunciare la parola Juve per tutto il fine settimana, il lunedì mattina ha scritto una lettera ad Abete, presidente della Federcalcio, in cui ha chiesto che dal prossimo anno in Serie A ci siano gli assistenti di porta, come in Champions. “Caro presidente, come certamente sai, il Milan è stato vittima in due recenti occasioni di altrettanti errori arbitrali (…) non gli sono infatti state attribuite due marcature, peraltro decisive ai fini dei risultati, perché la terna arbitrale non ha visto che il pallone aveva superato per intero la linea della porta – scrive Galliani – Mi rendo conto che soluzioni tecnologiche, quali quelle proposte da più parti, potrebbero trovare ostacoli e non essere accettate dal sistema; penso però che non vi sia ragione per non adottare anche da noi l’istituto degli arbitri di porta, già praticato dall’Uefa in Champions League“.

La Federcalcio ha risposto che la decisone se introdurre o meno la tecnologia per risolvere il problema dei gol fantasma sarà presa dalla Fifa. Dopo che l’argomento è stato il principale motivo di discussione nell’ultima riunione della Fifa, l’International Board ha rinviato al 2 luglio, in una riunione straordinaria a Kiev, la decisione finale su quali misure adottare. In campo tecnologico rimangono due sistemi ora in sperimentazione: l’ “occhio di falco”, già usato nel tennis, che si basa su un sistema di telecamere ed elaborazioni grafiche; e il “goalref” tedesco, un sistema che prevede invece l’installazione di campi magnetici su pali e traverse e l’installazione di un microchip nel pallone. La decisione sarà esecutiva solo per le competizioni internazionali (Mondiali, Europei, eccetera) mentre ogni singolo campionato o competizione continentale potrà scegliere se adottare o meno la tecnologia, o se decidere per gli arbitri di porta. La Fifa e Blatter propendono per la tecnologia, mentre la Uefa e Platini vorrebbero gli arbitri di porta.

In realtà, nessuna delle due misure è esaustiva. Il fattore umano resta imprescindibile. Per gli arbitri di porta basti vedere l’ultimo turno di Champions (Benfica-Chelsea), con il netto fallo di mano di John Terry non segnalato dall’arbitro di porta a meno di due metri. Per la tecnologia ci si può riferire proprio al gol di Robinho in Catania-Milan, dove nessun replay è riuscito a dimostrare se la palla sia entrata o meno. Nel dopopartita di Catania, Galliani ha mostrato una foto in cui si vedeva che la palla aveva completamente superato la linea di porta. Che è stata pubblicata sulla home page del sito ufficiale del Milan con la didascalia “Inaccettabile!” e ha poi fatto il giro del web. La foto, scattata alla televisione con un telefonino cellulare, ha chiaramente mostrato che non sempre la tecnologia applicata al calcio risolve i problemi. Anzi, può generare nuove polemiche.

Da una parte sul web si sono scatenati i tifosi milanisti, accusando le televisioni di non aver voluto mostrare le immagini decisive per il gol. Dall’altra gli juventini hanno parlato di un clamoroso falso. Forse per una distorsione di prospettiva di chi ha scattato la foto, troppo a lato rispetto allo schermo televisivo, forse perché è stata ritoccata, la foto dà adito a numerosi sospetti. L’immagine è schiacciata, i pali sono troppo stretti e il fondoschiena di Marchese, difensore del Catania che spazza via il pallone, troppo largo. Salta quindi totalmente la prospettiva reale che ne avrebbe certificato la veridicità. Ma la prova decisiva sembra essere che il giocatore nella foto ha il numero 17, mentre Marchese indossa il 12. Si tratta quindi di un’altra partita, un altro episodio e non del tiro di Robinho? Sarebbe clamoroso che il Milan, di solito attentissimo nella comunicazione, scivoli su una così colossale buccia di banana. Evidentemente l’importanza di questo scudetto, la sua posta in palio che va oltre il mero titolo sportivo, sta accecando ogni buon senso.

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