Nel 2011 ben 11.615 aziende hanno chiuso i battenti per fallimento, con una media di 35 al giorno. Si tratta di un dato mai toccato in questi ultimi quattro anni di grave crisi economica. E’ il dato fornito dalla Cgia di Mestre che parla di “un record che ci segnala quanto siano in difficoltà le imprese italiane, soprattutto quelle di piccole dimensioni”. “La stretta creditizia, i ritardi nei pagamenti e il forte calo della domanda interna – segnala il segretario della Cgia di Mestre Giuseppe Bortolussi – sono le principali cause che hanno costretto molti piccoli a portare i libri in Tribunale. Purtroppo, questo dramma non e’ stato vissuto solo da questi datori di lavoro, ma anche dai loro dipendenti che, secondo una nostra prima stima, in almeno 50.000 hanno perso il posto di lavoro”.

Maglia nera dei fallimento è, a sorpresa, la Lombardia: secondo i dati forniti dalla Cgia di Mestre, nel 2011 sono stati oltre 2.600, quasi un quarto del totale nazionale. Segue nella classifica il Lazio, con 1.215 aziende fallite; al terzo posto il Veneto (1.122). Supera quota mille anche l’Emilia Romagna (1.008). Chiude la classifica la Valle d’Aosta, con appena 9 aziende fallite. Ecco di seguito la classifica, regione per regione, dei fallimenti di imprese registrati nel 2011.

C’è di più: il fallimento di un imprenditore non è solo economico, spesso viene vissuto da queste persone come un fallimento personale che, in casi estremi, ha portato decine e decine di piccoli imprenditori a togliersi la vita. “La sequenza di suicidi e di tentativi di suicidio avvenuta tra i piccoli imprenditori in questi ultimi mesi – prosegue Bortolussi – sembra non sia destinata a fermarsi. Solo in questa settimana, due artigiani, a Bologna e a Novara, hanno tentato di farla finita per ragioni economiche. Bisogna intervenire subito e dare una risposta emergenziale a questa situazione che rischia di esplodere. Per questo invitiamo il Governo a istituire un fondo di solidarieta’ che corra in aiuto a chi si trova a corto di liquidita”.

La situazione più critica la sia registra nel settore agricola. Qui, secondo le stime di Coldiretti, “nel 2011 in Italia sono state chiuse oltre 50mila aziende agricole”. In questo settore “operano 829mila imprese iscritte al registro delle Camere di Commercio. A preoccupare per il 2012 oltre che gli effetti del maltempo e della crisi dei mercati, anche l’applicazione della nuova Imu che se non sarà adeguata alle specificità del settore sulla base delle conclusioni del tavolo fiscale rischia di avere un impatto insostenibile su terreni agricoli e fabbricati rurali, dalle stalle ai fienili fino alle cascine e ai capannoni necessari per proteggere trattori e attrezzi, andando a tassare quelli che sono, di fatto, mezzi di produzione per le imprese agricole”.

IL DISOBBEDIENTE

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Benvenuti in Sardegna, dove l’unica industria rimasta è quella del debito

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