“La vicenda di Nicola Cosentino per come è stata trattata dal Parlamento italiano è una vergogna assoluta. Anche l’attuale maggioranza di governo si regge su rapporti di forza che hanno a che fare con realtà inquietanti”. È l’affondo di Nichi Vendola contro Monti e il suo governo dei professori. Anche Nicola Cosentino, che i giudici dell’Antimafia vogliono processare per i suoi legami con il clan dei casalesi, fa parte della sua maggioranza. Il segretario di Sel parla alla fine di una manifestazione dal titolo “Questa è la nostra terra”. La terra è quella che in Italia e nel mondo conoscono col nome dei “casalesi”, paesi e città di camorra. Nonostante gli arresti dei capi, “nonostante gli eserciti siano stati smembrati, la camorra è ancora potente perché gode di complicità trasversali fortissime”, dice il magistrato Raffaele Cantone.

Siamo in un vecchio santuario dedicato alla Madonna nella periferia di Casal di Principe, un prete, don Tonino Palmese, parla di lavoro. “Che ti permette di portare a casa la dignità”. In questa terra “non abbiamo più bisogno di eroi, servono cittadini normali che si organizzano e lottano portandosi addosso il peso delle loro legittime paure”, dice Peppe Pagano, animatore di Nuova cucina organizzata, una delle più belle esperienze cooperative di Casale.

Passione e politica nelle terre di Gomorra. Qui sindaci, assessori, consiglieri provinciali e regionali, sono finiti in galera. Sono i piccoli cacicchi di un potere che si sedeva a tavola e faceva affari e voti con boss della camorra dai nomi conosciuti e soprannomi terribili. Sandokan, ‘o Cecato, ‘o Drink. Il loro referente principale, l’uomo che aveva fatto fortuna a Roma, Nicola, Nick ‘o Mericano, vale a dire Nicola Cosentino, ha sul capo l’accusa pesantissima di essere “il referente politico nazionale del clan dei casalesi”. Chi è in galera e chi allo sbando, tutti avvertono che qualcosa sta cambiando. Le vecchie protezioni politiche dei tempi di Berlusconi si sono affievolite, i tre comuni considerati fino a ieri la terra di nessuno dei boss non hanno più sindaci e consigli comunali. Commissariati dal Viminale si avviano a essere sciolti per mafia. Casapesenna, il regno di Michele Zagaria, Casal di Principe, Castel Volturno. “Qui a Casale fare il sindaco significa svegliarsi la mattina e farsi il segno della croce”. Renato Natale sorride ironico. È medico, ma anche volontario di varie organizzazioni che nell’inferno della Domiziana si occupano di assistere e curare gli immigrati. È stato sindaco per undici mesi, dal dicembre 1993 al novembre dell’anno successivo. Sindaco anti-camorra con tessera del Pci di Berlinguer in tasca. Mesi terribili, con la camorra che cercava di eliminarlo e la destra che lo costrinse a lasciare. Da novembre il Comune è commissariato per le dimissioni del sindaco, che ha annunciato il dissesto finanziario, e da qualche mese sono arrivati anche gli 007 dell’Antimafia.

Casal di Principe rischia lo scioglimento per mafia e sarebbe il terzo in meno di vent’anni. L’ex sindaco Cristiano Cipriano, Pdl, è in galera per i suoi rapporti con i Casalesi, ai quali regalava favori e appalti in cambio di voti. Gigino Corvino, consigliere provinciale del Pdl, Antonio Corvino, assessore, Sebastiano Ferraro, consigliere, tutti finiti nei guai per i legami strettissimi con gli uomini di Zagaria e Bidognetti. Una intera classe politica decapitata. “Per questo – dice Renato Natale – ho proposto ai partiti di fare un passo indietro. Lasciate che la società civile che in questi anni ha resistito alla camorra, ha organizzato associazioni di volontariato e cooperative usando i beni confiscati ai boss, governi questa città”. Un messaggio che a cominciare dal Pd, per arrivare a Sel, Fli e Idv, i partiti hanno compreso. Il Pdl, in completa crisi dopo gli arresti e le inchieste, ha tentato di proporre una lista unica e il classico “tavolo” tra i partiti. “Ma non è questa la strada – è la risposta di Natale – noi andiamo oltre le vecchie logiche, qui più che altrove la politica e i partiti devono essere rifondati”. Nicola Cosentino, invece , tace. Qualcuno dice che l’operazione di sostegno a Renato Natale e la scelta del Pdl di non presentare liste sia un modo per rifarsi una verginità politica.

“Ho presente tutto, ogni possibile gioco mi è chiarissimo – replica Natale –, è una partita difficile e per questo intendo giocarla fino in fondo e a modo mio. Abbiamo pronte due liste, i candidati sono stati tutti passati al setaccio, abbiamo chiesto aiuto alla prefettura di Caserta e alla Procura di Napoli proprio perché sappiamo in quale ambiente ci troviamo a impegnarci”. A Casale si dovrebbe votare a maggio. Si dovrebbe, perché la possibilità che il Comune venga sciolto per camorra, anche con le liste presentate, si fa sempre più concreta. Quindi niente elezioni e commissari per almeno diciotto mesi. “Una ipotesi che non ci spaventa – dice Natale – anche con lo scioglimento continueremo a lavorare. Il nostro obiettivo è rifondare i partiti, liberarli dall’influenza della camorra e dei politici collusi. Si può fare, anche qui a Casal di Principe”.

Da Il Fatto Quotidiano del 29 marzo 2012

Mille Comuni al voto, vai allo Speciale amministrative di ilfattoquotidiano.it

Articolo Precedente

Le minacce dai Cosco prima degli ergastoli Cavalli: “La città non può più tollerare”

next
Articolo Successivo

Politici da buttare, non solo in Italia

next