È stato assolto Piero Cecchini, sindaco di Cattolica in quota Pd. La sentenza ha stabilito che la sua elezione a primo cittadino è legittima, in quanto non sussiste alcuna incompatibilità tra la carica istituzionale e il fatto che il sindaco sia socio unico, procuratore speciale e presidente del consiglio di amministrazione di Umpi group Srl, che controlla l’80,75% di Umpi elettronica, azienda fornitrice di sistemi di telecontrollo dell’illuminazione pubblica al Comune.

Piero Cecchini è stato legale rappresentante della Umpi elettronica fino a pochi giorni prima del termine di presentazione delle candidature alle elezioni amministrative di maggio 2011. Ha rassegnato le dimissioni il 5 aprile 2011, data in cui è subentrato al suo posto il figlio Luca Cecchini. Al momento della sua candidatura dunque Cecchini senior formalmente non faceva più parte di Umpi elettronica.

La società nel luglio del 1998 si era aggiudicata un contratto di appalto per la fornitura di apparecchiature per il telecontrollo dell’illuminazione di alcune zone del Comune. Il contratto si era però risolto nel 2002 ed è proprio questo l’elemento che ha scagionato il sindaco. “Il Cecchini –recita la sentenza- non era parte di un contratto di appalto di fornitura o di somministrazione in corso al momento della consultazione elettorale. E non lo era neppure indirettamente, poiché nessun contratto con ditte terze era in corso per l’installazione o la sostituzione del sistema di telecontrollo”.

Il verdetto è stato pronunciato da Rossella Talia, presidente del collegio giudicante e dai magistrati Luigi La Battaglia e Dario Bernardi che hanno respinto il ricorso di Paolo Tabellini, leader della lista civica “Tutti per Cattolica” e di Maurizio Carli, Fabio Lorenzi e Marco Cecchini, consiglieri comunali del Pdl i primi due,  della Lega il terzo.

I ricorrenti contestavano a Piero Cecchini la posizione di incompatibilità rispetto all’articolo 63.1 n.2 del decreto legislativo 267/2000. Come aveva sostenuto il pm Stefano Celli in particolare si riteneva che il signor Cecchini si trovasse “nella posizione di chi ha parte, direttamente o indirettamente, in servizi, esazioni di diritti, somministrazioni o appalti, nell’interesse del Comune”. Viceversa i giudici sottolineano come al momento delle elezioni non sussistessero “contratti ben determinati, stipulati dal Comune con soggetti ai quali la Umpi potesse dirsi, in qualche modo, collegata”.

Chi ha portato in tribunale il sindaco di Cattolica ritiene invece che vi sia una “dipendenza tecnologica” dell’ente pubblico dalla società controllata da Cecchini, scaturita dal contratto di appalto del ’98 e via via consolidatasi nel tempo. Questo perché “Minos”, il sistema di telecontrollo fornito dalla Umpi al Comune, installato in 2919 punti luci sui totali 6147, è un sistema chiuso. Ciò comporta che tutti i pezzi di ricambio e tutti gli interventi di manutenzione, sostituzione e aggiornamento presuppongono la fornitura da parte di Umpi Elettronica, come conferma la perizia del consulente tecnico d’ufficio, l’ingegnere Giovanni Piero Paolo Hyeraci, nominato dal tribunale.

La sentenza interviene a smontare anche questa accusa sostenendo che “riguardo all’eventualità di dover sostituire le parti del sistema già esistenti, il vantaggio conseguente per la Umpi [..] sarebbe indiretto, poiché mediato dall’interposizione della ditta aggiudicatrice della manutenzione (rispetto alla cui prestazione nei confronti del Comune in nessun caso quella della Umpi potrebbe atteggiarsi alla stregua di partecipazione, neppure indiretta)”.

A difendere la liceità della candidatura di Cecchini è l’avvocato Antonio Aluigi: “In un deposito della Umpi –afferma- erano custoditi per cortesia dei pezzi di ricambio del sistema di illuminazione già acquistati dal Comune nel ’98. Erano lì per motivi di spazio. Umpi ha consegnato le apparecchiature mano a mano che il committente le richiedeva, fino al 2002, per farle montare da altre ditte, quindi non c’era questa “dipendenza tecnologica” (istituto tra l’altro non previsto dalla legge) posta a fantasioso fondamento del ricorso e quindi non sussistevano neanche i presupposti di legge per l’incompatibilità del sindaco”.

“Parlando di dipendenza tecnologica –chiarisce l’avvocato della parte ricorrente Giuseppe Tallarico– intendevamo solo fornire un’esemplificazione del conflitto d’interessi del sindaco, che non si è fermato alla vigilia delle elezioni. Infatti gli ultimi 1400 punti luce dei 2919 controllati dal sistema della Umpi sono stati montati fino al 2011. È vero che non c’è nessun nuovo contratto –aggiunge Tallarico- ma ammettiamo, ad esempio, che il Comune voglia installare il sistema di telecontrollo dell’illuminazione in via Del Prete: non ha bisogno di fare un bando di appalto specifico per il telecontrollo, ne fa uno per la manutenzione straordinaria dell’illuminazione e dentro ci mette l’obbligo per il manutentore di adeguare l’impianto di quella via al telecontrollo esistente in tutto il Comune. Ne consegue che il manutentore, per dare esecuzione al contratto, va dalla Umpi e compra il materiale. Questo è il motivo per cui la Umpi risulta un fornitore obbligato del Comune”.

Il processo si è concluso con l’ingiunzione ai ricorrenti di pagare oltre 22 mila euro: 10 mila per gli avvocati Aluigi e Cagnoni che hanno difeso il sindaco e circa 12 mila per la perizia del consulente tecnico d’ufficio, decisa dal collegio e quella per il consulente tecnico di parte nominato da Cecchini. Lunedì  19 marzo i ricorrenti hanno depositato ricorso alla sentenza,  nonostante la cifra che già ora devono sborsare paia loro spropositata e vi sia un rischio concreto di vederla lievitare al processo di secondo grado.

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