Stanno arrivando da tutte le scuole, a Bologna come in altre città. Centinaia di bambini, mano nella mano con genitori e insegnanti. E’ il popolo della scuola che ritorna in piazza, per una protesta gentile ma che vuole ricordare al “governo dei professori” che la scuola è trascurata e abbandonata. “La scuola semina, la città raccoglie”, è il primo striscione che appare in piazza a Bologna. Dietro al telo giallo due maestri e i bambini che arrivano in marcia e cantano “La primavera della scuola pubblica”. Tutti, genitori, insegnanti e alunni, con al petto la primula, “coccarda della primavera” che per questa manifestazione vuole rappresentare “la rinasciata della scuola pubblica, libera, laica, solidale e di tutti”.

“E’ una scuola ormai abbandonata a sè stessa, tra i tagli della Gelmini e questo governo che sembra non volersi rendere conto che non investire nella scuola significa affondare il paese”, spiega una maestra della scuola primaria. Accanto a lei i bambini della sua classe, tutti con in mano un fiore di carta pesta rosso.

In piazza anche cartelli per una scuola laica. “Tagliano tutto tranne che le ore di religione”, spiega sarcastico un papà, che ricorda gli articoli 33 e 34 della Costituzione. “I padri costituenti hanno scritto che la scuola privata non dovesse essere finanziata, perché in Italia si fa esattamente al contrario?” Poi uno striscione delle educatrici scolastiche, anche in loro in protesta contro condizioni di lavoro che definiscono “poco dignitose”. “Il Comune di Bologna – recita un volantino – appalata alla cooperative sociali i servizi scolastici per l’assistenza degli alunni diversamente abili. Le condizioni di lavoro di questi appalti ledono la dignitò dei bambini e di chi lavora. Da 5 anni sono state tagliate le ore di programmazione agli educatori e tutti i bandi sono al ribasso”.

L’ultima volta che erano scesi in piazza era stato il 12 marzo scorso. Diecimila manifestanti in difesa della “scuola della Costituzione”. Un corteo enorme, fatto di mamme, papà, bambini e insegnanti, per chiedere il rispetto degli articoli 33 e 34 della carta costituzionale e per dire a tutti che “salvare la scuola pubblica vuol dire salvare l’Italia”. Poi però i tagli della Gelmini sono arrivati lo stesso, e così le proteste, gli scioperi della fame di fronte all’ufficio scolastico regionale di Bologna, le battaglie al Tar e poi al Consiglio di Stato per fermare le riduzioni degli organici decise dal governo Berlusconi.

Adesso il movimento della scuola ritorna, e lo fa in grande stile con una manifestazione, “L’Urlo della scuola”, in preparazione da mesi. “L’era Gelmini è stato un rigido inverno, adesso speriamo nell’arrivo della primavera – spiega Marina D’Altri, dell’assemblea genitori e insegnati di Bologna – Per noi primavera vuol dire riportare al centro dell’attenzione la scuola pubblica. Purtroppo, nonostante sia composto da cosiddetti professori, il governo sta ignorando la scuola e procedendo in continuità con la politica di Berlusconi. La situazione deve cambiare, la scuola è l’unica possibilità per rilanciare tutto il paese”.

Per “scuola”, quelli che si faranno sentire oggi – a Bologna e in tutta Italia – intendono quel mondo dell’educazione che va dai nidi all’università e alla ricerca. Per questo a levare il loro urlo saranno genitori, personale non docente, professori e maestre ma anche studenti e ricercatori universitari. Ognuno a suo modo, tutti per chiedere al governo di investire sul sistema scolastico che “è un Bene Comune, come l’acqua, l’ambiente e la salute”. Che vuol dire “che non è privatizzabile o da affidare al mercato. La scuola della Costituzione è quella pubblica, libera, di qualità, laica e solidale. Cioè di tutti, non solo di chi se la può permettere”.

Simbolo della mobilitazione la primula, che annuncia la primavera e che nelle intenzioni degli organizzatori dovrebbe sbocciare in tutta Italia lanciando una mobilitazione nazionale per difendere e rilanciare la scuola. “Mi rivolgo agli economisti che ci governano: come si fa a non capire – si chiede un genitore che ci ha messo la faccia e ha registrato uno dei tanti video messaggi presenti sul sito della manifestazione – che solo un’istruzione attenta e qualificata può portarci fuori dalla crisi, che ogni euro speso per i nostri ragazzi è un euro speso per il nostro futuro? Non mi sembra che occorra essere professori per capirlo”

Per tutto il giorno genitori e insegnanti a Bologna porteranno al petto la primula, “coccarda della primavera della scuola”. Alle 11 a Scienze della formazione, in piena zona universitaria bolognese, docenti e studenti si sono ritrovati al suono della campanella per lanciare il loro urlo: “Perbacco ascoltateci”.

Per domani invece è prevista, sempre a Bologna, la “Convenzione nazionale per la scuola bene comune pubblica, capace, accogliente”. Ad aprire i lavori un ospite di eccezione, Alex Zanotelli. “Dall’urlo alle proposte”, è il motto del convegno che vedrà insegnanti e genitori arrivare da tutta Italia. In realtà tutti sanno bene come sia ormai da 5 anni (e tre governi: Berlusconi-Prodi-Berlusconi) che la legge 1600 di iniziativa popolare, sostenuta da 100mila firme e frutto di mesi e mesi di lavoro e incontri da parte dei movimenti per la scuola, sia a prendere polvere in parlamento. Sempre a Bologna sabato si terrà l’Assemblea Nazionale dell’Università Bene Comune.

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