Bologna non fu così indifferente. I genitori del piccolo Devid Berghi, ricevettero concrete proposte di aiuto appena pochi giorni prima che il neonato il 5 gennnaio 2011 morisse di freddo per avere dormito praticamente per strada con suo fratellino gemello, una sorellina di un anno e mezzo e i suoi genitori, Sergio Berghi e Claudia Gambato.

A confermare questa versione dei fatti, che farebbe luce diversa su una delle più brutte pagine di storia recente del capoluogo emiliano, quanto scritto nella richiesta di rinvio a giudizio emessa dal sostituto procuratore di Bologna, Alessandra Serra. Nel documento in cui si accusano di omicidio colposo i due genitori e due assistenti sociali del Comune di Bologna, il magistrato riporta una testimonianza chiave.

È quella di una operatrice dell’Associazione Poveri e Vergognosi, che testimonia di aver offerto aiuto al papà e alla mamma del neonato proprio nei giorni precedenti la morte. Ai due il 31 gennaio sarebbe stata anche offerta una stanza d’albergo in via del Pallone. Ma avrebbero rifiutato sostenendo di avere un’abitazione in via delle Tovaglie, cosa poi risultata non vera. Ma è in quello stesso giorno, l’ultimo dell’anno – secondo quanto riportato nel documento coi capi di imputazione – che la coppia si sarebbe preoccupata di partecipare al cenone di Capodanno organizzato dall’associazione Piazza Grande, invece che badare a una sistemazione per i due gemellini.

Queste testimonianze aggraverebbero la posizione dei genitori indagati, insieme alle due operatrici del Comune, Antonella Tosarelli e Mariangela Celeste, per la morte del bimbo. Dopo oltre un anno ora per tutti e quattro l’udienza preliminare davanti al giudice Alberto Ziroldi è stata fissata per il 20 aprile prossimo.

Nonostante il reato contestato, omicidio colposo, sia lo stesso per tutti e quattro le responsabilità ipotizzate dal magistrato sono diverse. Per i genitori, si parla di negligenza, imprudenza e imperizia per non avere somministrato al figlio le cure necessarie. Per le due operatrici invece, Tosarelli e Celeste, che avevano l’obbligo giuridico di impedire l’evento, si ritiene che la situazione di indigenza della famiglia sia stata sottovalutata troppo a lungo.

La vicenda del piccolo Devid, morto a 23 giorni di vita, suscitò un enorme scalpore mediatico. La coppia viveva per strada con tre bambini piccoli sotto gli occhi di tutti, passando molta parte del tempo in Sala Borsa, la frequentatissima biblioteca e piazza coperta, spesso rifugio nelle giornate di freddo, di molti senza tetto. Il 4 gennaio 2011 un’autoambulanza del 118 raccolse un neonato febbricitante nella centralissima piazza Maggiore lì di fronte. Trasportato d’urgenza al policlinico Sant’Orsola, il bambino era stato ricoverato in gravissime condizioni e nonostante le cure intensive il giorno successivo morì.

La vicenda fece discutere, anche perché la presenza, almeno quella diurna della famiglia Berghi, non poteva passare inosservata, dato che oltre a Devid con i genitori c’era il gemello, Kevin, e una piccola di 18 mesi nata da una precedente relazione della donna. Il 13 gennaio 2011, 8 giorni dopo la morte del neonato, il tribunale dei minori aveva deciso di sospendere la potestà genitoriale alla coppia degli altri due bambini. Il Comune di Bologna era stato nominato tutore dei minorenni ed era stato avviate le procedure di adottabilità. Un timore, questo, hanno dichiarato in seguito i genitori, che li aveva spinti a non chiedere aiuto una volta nati i gemelli e dimessi dall’ospedale, soprattutto perché Claudia Gambato si era già vista togliere due figli più grandi di quelli che stavano con lei fino all’inizio del 2011.

Poi dopo mesi di inchiesta con due soli indagati, l’attenzione della magistratura si è concentrata anche sulle eventuali negligenze delle operatrici del Comune. Tosarelli e Celeste, entrambe in servizio al quartiere Santo Stefano, anche recentemente sono state difese dall’assessore ai servizi sociali del Comune Amelia Frascaroli. In particolare Frascaroli, riferendosi ad Antonella Tosarelli aveva detto “Faremo il possibile per proteggerla e garantirla”.

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