Continueranno a protestare i 25 lavoratori licenziati dalle cooperative del consorzio Safra. E sabato pomeriggio torneranno davanti ai cancelli dei magazzini Esselunga di Pioltello (Milano), che ieri mattina hanno dovuto abbandonare. Perché il presidio che da più di cinque mesi chiede il reintegro degli operai del polo logistico è stato sgomberato d’urgenza con un’ordinanza del sindaco pd Antonio Concas. Gli uomini della polizia locale di Pioltello e della questura di Milano sono arrivati all’improvviso. Hanno trovato solo tre lavoratori dentro la tenda che dallo scorso ottobre è il centro della protesta contro condizioni giudicate disumane dagli operai del carico e scarico merci, quasi tutti stranieri. E contro la decisione presa da Safra, che ha in appalto i servizi di facchinaggio per il gruppo di Bernardo Caprotti, di lasciare a casa 25 operai, tra i protagonisti dello sciopero del 7 ottobre scorso e, in seguito, delle iniziative fuori dai cancelli. Che in qualche caso hanno portato a tensioni tra lavoratori e scontri con le forze dell’ordine.

A dare sostegno ai tre operai nella tenda, ne sono arrivati subito un’altra decina, insieme ad alcuni militanti del centro sociale Vittoria di Milano. Ma non c’è stato nulla da fare. La polizia ha chiuso la strada di ingresso e ha smantellato le strutture allestite dai lavoratori. Del resto l’ordinanza era chiara: “Provvedimento urgente finalizzato allo sgombero, all’abbattimento e alla rimozione dello stato di pericolo, derivante dalla presenza di un insediamento di tende e baracche in legno realizzate su area pubblica a corredo del presidio di protesta”. Il sindaco elenca poi i “pesanti disagi” causati alla collettività, come il pericolo per la sicurezza dovuto alla presenza di bombole di gas utilizzate per cucinare, i rischi sanitari e ambientali dovuti alla mancanza di servizi igienici, la “presenza minacciosa dei manifestanti nei confronti dei lavoratori non aderenti alla protesta”.

Tutte motivazioni contestate dal sindacato S.I. Cobas, che segue i lavoratori licenziati: “L’ordinanza si commenta da sola”, dice secco il coordinatore Fabio Zerbini, prima di promettere che il provvedimento non fermerà nuove iniziative. Almeno finché tutti gli operai non verranno reintegrati. Finora il tribunale del lavoro di Milano si è espresso sulle prime due cause e ha stabilito che Bamba M., di origine senegalese, e Lingad L., filippino, tornino alle loro mansioni. I due operai tuttavia, sebbene siano stati reintegrati nella cooperativa, sono stati inseriti all’interno di un accordo di cassa integrazione in deroga firmato da Safra e da Cgil. Una soluzione inaccettabile secondo il Si Cobas, che accusa il sindaco Concas di essere appiattito sulle posizioni del sindacato confederale. “In cinque mesi ho ottenuto più io su una sedia che loro davanti ai cancelli Esselunga”, replica il primo cittadino, che imputa al S.I. Cobas di avere trasformato il presidio in “un campo di battaglia ideologico” e di non avere mai voluto accettare alcuna mediazione. “Avevo già temporeggiato abbastanza – conclude il sindaco -. Il prefetto mi chiedeva di intervenire da due mesi”. Per Concas, dunque, lo sgombero era inevitabile. Ma davanti ai magazzini gli operai delle cooperative torneranno già sabato, alle 15. Lo hanno deciso ieri sera in assemblea: una nuova manifestazione per difendere il loro posto di lavoro.

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