Nessuno lo dice ad alta voce, se non Giovanni Favia del Movimento 5 Stelle, secondo il quale galeotto potrebbe essere “il vitalizio – e lo spettro della sua perdita – alla base del clima da gentiluomini che si respira in Regione Emilia Romagna”. Dopo la notizia che il presidente Vasco Errani è indagato – e per questo ha ricevuto nei giorni scorsi l’avviso di fine indagine – per falso ideologico della vicenda della cooperativa Terremerse del fratello Giovanni, non si assiste a nessuno scontro politico tra maggioranza e opposizione e nessuno chiede le dimissioni di nessuno, almeno non per ora.

Ufficialmente la ragione, ribadita con forza, è la mancata conoscenza delle carte. La adotta Filippo Berselli, coordinatore regionale del Pdl e senatore, oltre che presidente della commissione giustizia. E lo fa anche il più strenuo tra i consiglieri regionali del Pdl sull’affaire Terremerse, Fabio Filippi, che ha firmato decine di interpellanze, mozioni, richieste di atti ispettivi in proposito. “Non sono un garantista a intermittenza”, dichiara il parlamentare spiegando la sua posizione di non attacco a Vasco Errani e al Pd. Filippi aggiunge di sapere – per esperienza personale finita in archiviazione – che “un’indagine può concludersi in una bolla di sapone. È successo anche a me quando progettai un garage dentro cui il proprietario aveva messo un letto e c’era chi sospettava che lì qualcuno esercitasse attività illecite”.

Qui però la vicenda è diversa. Qui non c’è un semplice garage, ma una cooperativa agricola e c’è un milione di euro andato – si sospetta – a una società in cui compare il fratello del presidente della Regione con modalità su cui la magistratura ha aperto un fascicolo per appurarle passaggio per passaggio. Tuttavia in questa storia – in cui la parola “dimissioni” equivale a “elezioni regionali anticipate” – c’è in ballo anche un aspetto di altra natura, più politica, ma anche economica. Si chiama vitalizio, somma erogata agli consiglieri regionali che, raggiunta una certa età (60 anni), percepiscono una sorta di pensione per il mandato – o i mandati – che hanno ricoperto.

Dopo il suo insediamento l’assemblea dell’Emilia Romagna li ha abrogati a partire dalla prossima legislatura, dopo che questa “indennità differita” era stata introdotta nel 1973 e la cui disciplina era stata modificata nel 1995. Dunque chi arriverà a valle delle elezioni del 2015, anno di scadenza naturale della legislatura, non ne beneficerà più. Lo stesso accadrebbe se alle urne si andasse prima, tappa inevitabile se il presidente Errani rassegnasse le dimissioni.

Ma c’è un ulteriore aspetto. La legge dice che “il consigliere che ha versato il contributo obbligatorio per un periodo inferiore a 5 anni ma superiore a 30 mesi, ha facoltà di continuare – qualora non fosse rieletto o in caso di cessazione dal mandato – il versamento stesso per il tempo occorrente a conseguire il diritto all’assegno vitalizio minimo”. “Facendo i conti”, afferma Favia del M5S, “l’attuale legislatura non ha ancora compiuto due anni e mezzo. E questa potrebbe essere una delle motivazioni alla base dello scontro assente”.

C’entrano dunque i vitalizi che salterebbero se giunta e assemblea regionale andassero a casa adesso? “Assolutamente no”, risponde Berselli. “Si tratta di una bufala grande come una casa. A me cosa interessa dei vitalizi? Se anche si andasse a elezioni anticipate non sarebbe un problema che mi compete perché in Regione non ci sono”. Vero e il senatore rimanda alle dichiarazioni di un suo compagno di partito, Fabio Garagnani, che ha dichiarato: “Se ci sarà una sentenza, anche solo di primo grado, il governatore Vasco Errani deve dimettersi sicuramente. In caso di rinvio a giudizio, bisogna vedere le motivazioni”.

“Dimissioni sì”, dunque, per Garagnani, ma solo sentenze alla mano e “dimissioni forse” nel caso di rinvio a giudizio. Sono dichiarazioni garantiste anche quelle del politico, che tuttavia siede come Berselli a Roma, nello specifico alla Camera dei deputati, e non in viale Aldo Moro. Dunque neanche lui sarebbe toccato da un fine mandato prematuro al punto da stare sotto i 30 mesi. E il consigliere Fabio Filippi, il fustigatore di Terremerse nelle aule della Regione? “Sono anni che dico che ci sono incongruenze e non escludo che la magistratura possa essersi mossa anche dai miei interventi”, afferma. Sulla questione dimissioni aggiunge però: “Ho fatto il professionista e so che certi problemi giudiziari possono nascere da vicende che una volta verificare si sgonfiano, come accaduto a me. Dunque aspettiamo almeno il rinvio a giudizio. A quel punto la situazione si complicherebbe e le dimissioni potrebbero diventare un’eventualità”.

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