I dati sui ritardi e le cancellazioni dei treni durante l’emergenza neve sono disponibili ormai da giorni, se non da settimane. Eppure l’annuncio della multa milionaria che la Regione Emilia Romagna infliggerà a Trenitalia tarda ad arrivare. C’è un perché. A spiegarlo una risposta scritta a una decina di interrogazioni presentate da Consiglieri regionali di tutto l’arco polico.

Il documento, firmato dall’Assessore regionale ai trasporto Alfredo Peri, anticipa il rapporto complessivo che gli uffici regionali presenteranno sui disservizi ferroviari durante le nevicate di febbraio. “E’ in corso – recita il testo – un acceso confronto con le imprese ferroviarie per la quantificazione delle penali previste dal Contratto: con Trenitalia in particolare che considera “evento imprevisto per causa di forza maggiore” quando invece la Regione ritiene dovuto a inefficienza o impreparazione del sistema”.

Insomma, Trenitalia sta tentando di pagare il meno possibile per i propri errori, e lo fa contrattando sulla classificazione dei ritardi e delle soppressioni. Se dovute a cause di forza maggiore, infatti, le ricadute sull’azienda in termini di penali sarebbe di molto attenuate. Milioni di euro in meno da dare alla Regione, e in ultima analisi soldi in meno che rientreranno nelle tasche dei pendolari, che come d’abitudine in questi casi sono in qualche maniera indennizzati con sconti, rimborsi o abbonamenti gratuiti.

In tutto, spiega il documento dell’assessorato ai trasporti, sono stati 2610 i treni soppressi. Quattrocento in più di quanto previsto dai piani di emergenza neve. Dall’1 al 6 febbraio addirittura ad essere cancellati sono stati il 50% dei treni. Poi i convogli in circolazione hanno iniziato a guastarsi, perché vecchi o con un manutenzione carente. Paradossalmente i vecchissimi treni diesel di Fer (Ferrovie Emilia-Romagna, controllata all’87% dalla Regione) hanno retto meglio l’urto del freddo e della neve rispetto ai più lunghi e veloci convogli della compagnia guidata dall’amministratore delegato Mauro Moretti. L’8 febbraio venivano programmate 140 soppressioni, una verifica degli uffici regionali ne ha contate in tutto 180. Quasi il 30% in più rispetto a quanto previsto inizialmente. “La normalità della circolazione – spiega il documento – si è raggiunta solo il 24 febbraio, quasi due settimane dopo la fine delle precipitazioni”.

Oltre ai disagi e ai malumori tra gli utenti, argomento il rapporto, si è registrata anche “la perdita di credibilità nel sistema: motivo per cui, per diversi giorni, treni che pure hanno circolato hanno avuto pochi passeggeri, sfiduciati a priori rispetto alle possibilità di viaggiare”. Tutto questo mentre tutta l’attenzione e le energie venivano dedicate al sistema dei treni nazionali a lunga percorrenza (sopratutto l’alta velocità). “In nessun caso, nemmeno nei momenti di massima crisi, sono state apportate modifiche ai treni del sistema nazionale per programmare fermate aggiuntive, straordinarie e a beneficio della clientela del trasporto regionale”.

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