Gli animalisti promettono battaglia e fanno partire “L’operazione altrimenti ci arrabbiamo” per fare pressioni sulla XIV Commissione del Senato che sta discutendo per eliminare l’emendamento, passato il 1° febbraio alla Camera dei deputati, sulle norme che limitano la vivisezione. È in discussione il recepimento della Direttiva europea 2010/63/Ue “sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici”. Una direttiva molto criticata perché non ha fatto fare nessun passo avanti al trattamento degli animali usati per la sperimentazione. In pratica, per la vivisezione, 12,1 milioni di animali usati ogni anno nei 25 stati membri dell’Europa, con l’Italia al quinto posto dopo Francia, Regno Unito, Germania, Grecia, senza considerare gli animali geneticamente modificati e quelli usati per la didattica. Una sperimentazione che oltre tutto è fatta non solo per testare i medicinali, ma anche i cosmetici, i prodotti chimici, fitosanitari e alimentari. Un business globale che frutta miliardi di euro l’anno. Il 1 febbraio la Camera dei Deputati ha votato con grande maggioranza delle norme restrittive alla Direttiva europea che, benché siano criticate dalle associazioni animaliste perché riduttive, contengono alcuni punti validi come il divieto di allevamento di cani, gatti e primati per vivisezione.

Se la XIV Commissione del Senato cassasse il divieto prima di portarlo al voto, come dicono voci di corridoio, resterebbe operativo Green Hill e si renderebbero di fatto inesistenti i pochi miglioramenti alla Direttiva. Green Hill 2001 srl è l’azienda di Montichiari, in provincia di Brescia, che alleva cani beagle per i laboratori di sperimentazione e da cui vengono venduti più di 250 animali al mese. Quello che viene chiamato il “lager di Green Hill” è fatto di 5 capanni senza spazi all’aperto in cui sono rinchiusi fino a 2500 cani adulti, oltre alle varie cucciolate. Cani che prima di essere “sperimentati” vivono la loro breve vita in ambienti chiusi, senza aria naturale e solo con luce artificiale, un fatto che da solo va contro le norme per l’edilizia, che stabilisce che i locali a uso veterinario siano assimilati a quelli locali a uso medico

L’Operazione altrimenti ci arrabbiamo propone di agire subito, prima che, entro il 25 marzo, la XIV Commissione del Senato decida inviando tutti una lettera ai membri. Questa è la lista dei senatori della commissione, che hanno già ricevuto questo messaggio: “In accordo con la sensibilità di milioni di persone in Italia chiedo espressamente di non apporre modifiche peggiorative per gli animali nell’emendamento alla Direttiva Europea 2010/63/UE sulla sperimentazione animale. […] Milioni di persone hanno e avranno gli occhi sul Vostro lavoro, speranzosi che la Vostra coscienza porti alla chiusura di questo allevamento-lager. Abbiamo fatto tutto il possibile: protestato, raccolto firme, fatto informazione, chiesto applicazione di leggi. Abbiamo in questo modo raccolto l’approvazione di milioni di persone. Adesso tocca a voi fare in modo che la richiesta e la rabbia delle persone non vengano tradite. In caso contrario la vostra sarà solo l’ennesima prova della presenza di un regime basato sul potere economico a cui delle richieste delle persone non interessa nulla, a cui ci troveremo costretti a reagire stavolta in ben altri modi per la chiusura di Green Hill.”

Sul piede di guerra molte associazioni animaliste. Nei weekend del 17–18 e del 24-25 marzo 2012 la Lega anti vivisezione (Lav) raccoglie le firme nelle principali piazze italiane per degli emendamenti rigorosi al recepimento della Direttiva Europea sulla vivisezione e lo stop definitivo ai test cosmetici su animali. I temi più importanti sono gli esperimenti in deroga (test su cani, gatti, primati, senza anestesia), il divieto d’allevamento di animali “da laboratorio”, l’implementazione dei metodi alternativi e l’eliminazione definitiva dei test cosmetici su animali: previsto a partire dal 2013 ma che rischia di essere posticipato di almeno dieci anni. Il 27 marzo ci sarà anche presidio di protesta davanti a Palazzo Madama a Roma, organizzato dal Coordinamento Fermare Green Hill e dal Comitato Montichiari Contro Green Hill. Chi sa se a vincere questa battaglia a favore dei nostri “fratelli minori” saranno le ragioni etiche o le ragioni del business.

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