Cinema

Il fascino dei morti viventi

Cosa determina il successo della serie televisiva The Walking dead? I milioni di persone che seguono le avventure degli zombie stimolano un excursus sull'uso dei morti viventi nella storia del cinema

di Saturno

“Nelle credenze popolari di Haiti, alcuni sacerdoti – detti bokor – sarebbero in grado di catturare una parte dell’anima di una persona detta piccolo angelo guardiano, producendo uno stato di letargia che rende come morto un essere vivente; i sacerdoti, inoltre, sarebbero in grado di riesumare il corpo rendendolo loro schiavo. Passando sotto il naso del morto una bottiglietta contenente il suo piccolo angelo guardiano, lo si potrebbe far risvegliare e controllarlo a piacimento.”

Così scriveva Peter Kolosimo (alias di Pier Domenico Colosimo) nell’introduzione del volume Tex contro Mefisto, edito da Sergio Bonelli. È una descrizione precisa di uno zombie, termine di origine haitiana legato ai riti del voodoo e molto lontana dall’immaginario collettivo di oggi.

Gli zombies hanno letteralmente invaso qualsiasi campo artistico: dalla letteratura al cinema, dal fumetto ai videogiochi, senza dimenticare la televisione.

Il primo film di genere risale al 1932 ed è L’isola degli zombies, con la star dell’epoca Bela Lugosi. Nel film una giovane fanciulla viene apparentemente fatta morire e trasformata in una creatura fredda e inerte.

La cinematografia attinge molto anche dalla letteratura, ricca di romanzi horror e di racconti sugli zombies: Richard Matheson e Stephen King sono un esempio; ma anche il mondo dei videogiochi può essere fonte di ispirazione. È il caso di Resident Evil, diventato una vera e propria saga (che continua nel mondo virtuale fino al sesto capitolo, senza contare le varie espansioni su altre piattaforme), o di Silent Hill, capace di creare un mondo sovrannaturale che si sovrappone al nostro, popolato da mostri e creature orride.

In pochi anni, l’idea di zombie perde la sua origine, trasformandosi in un non-morto che vaga senza meta cercando di soddisfare l’eterna fame, unica guida rimasta nel corpo putrefatto. A dare una svolta all’immagine è stato anche il regista George A. Romero. La notte dei morti viventi (1968) trasforma gli zombies in una vera e propria icona apocalittica, metafora di una società umana finita e corrotta definitivamente. In seguito il cinema propone grandi successi, diventati cult per gli amanti dell’horror: Zombie (1978), 28 giorni dopo (2002), Resident Evil (2002), Planet terror (2007).

Dopo tanti anni il filone non è esaurito, ma anzi piace sempre di più. Non sono mancati i flop e le parodie più terribili, come Maial Zombie (2004), Le notti erotiche dei morti viventi (1980), Io zombo, tu zombi, lei zomba (1979), Vampires vs. Zombies (2004).

Personaggi della serie televisiva The Walking Dead

In America hanno voluto proporre una nuova serie tv dedicata ai non-morti: The walking dead, tratta dal fumetto di Robert Kirkman, Tony Moore e Charlie Adlard. La serie viaggia su una media di 6 milioni di spettatori a puntata (in America), ma ha dei picchi devastanti al rientro di ogni pausa di mid season o tra una stagione e l’altra (circa 11 milioni per la prima puntata della seconda stagione).

Una prima stagione di 6 episodi ha dato seguito ad una seconda di 13, fino alla conferma di una terza stagione con 16 episodi. Pur non essendo fedele alla sceneggiatura del fumetto, The walking dead piace a tutti, tanto che la Fox ha deciso di mandare in onda le puntate solo dopo 24h dalla messa in onda americana. Lo scenario apocalittico piace, anche se utilizzato più e più volte; probabilmente è interessante assistere a una situazione estrema, in cui non vige più alcuna legge, in cui ogni giorno bisogna lottare con se stessi per restare umani sia dal punto di vista etico-morale, sia dal punto di vista più terreno, cioè non essere morsi e fatti a pezzi dagli zombies per diventare uno di loro.

La lotta per la sopravvivenza (soprattutto nei confronti dei non-morti) attira sempre grande pubblico, anche quando non ci sono grosse novità di sceneggiatura, perché la tensione e l’immedesimazione negli eroi superstiti – con un piccolo e folle desiderio di ritrovarsi in quello scenario apocalittico abitato da zombies – fungono da calamita. Un’attrazione che ha radici profonde nella magia e nell’occulto, soggetti perfetti per una lunga storia horror.

Daniele Colombi

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