Lo sceriffo di Nottingham rubava ai poveri per dare ai ricchi. Robin Hood rubava ai ricchi per dare qualcosa ai poveri, ma per questo motivo era costretto a vivere in una foresta. Sono a conoscenza dell’esistenza della Siae in quanto da circa vent’anni lavoro come cantautore, musicista e produttore. Ogni due mesi mi arriva una rivista per posta che si chiama Vivaverdi (è divertente pensare che fosse lo slogan usato dai patrioti italiani in favore della monarchia).

Da quando non ho un grosso editore alle spalle ogni sei mesi mi arriva un bollettino di pagamento dei diritti d’autore maturati dalla mie opere, con il quale compro la pappa per il mio cane per circa una ventina di giorni. Una volta ho provato ad andare negli uffici di Roma per avere informazioni più significative riguardo alla mia situazione. Un signore magro dall’accento slavo di nome Kafka mi ha spiegato che per ottenere queste informazioni dovevo inserire tre pietre magiche in una parete in un ufficio al terzo piano. Il problema è che una di queste tre pietre si trova dispersa nella foresta amazzonica.

L’enorme opportunità offerta dall’esplodere delle nuove tecnologie compreso il download digitale viene vista, da anni, da questa grande struttura come un fatto insignificante. Gli uffici sono impegnati a gestire tutti gli ispettori che vengono mandati a bastonare e chiedere soldi a quei piccoli e medi imprenditori che ancora credono nello sviluppo della musica italiana (e nelle immense potenzialità economiche che questa avrebbe per il paese).

Da quando ho vent’anni si discute di riformare questa grande struttura. Era nata per nobili motivi ed è servita in parte a tutelare i diritti di quelle migliaia di persone che lavorano con i frutti del proprio ingegno e della propria creatività. Non credo che la Siae si possa riformare. Ho letto con interesse il post su questo argomento di una mia collega su questa stessa testata. Vorrei solo aggiungere che credo che una “bella liberalizzazione” del settore, in questo caso, possa essere l’unica soluzione. Dare la possibilità a nuove società di nascere, crescere e fare quello che la Siae, ormai intrappolata nei propri interessi, non potrà mai decidere di fare al suo interno.

Ricevo e pubblico la replica di Daniela d’Isa, capo ufficio stampa della Siae (16 marzo 2012)

Caro Direttore,
il Fatto (nella versione on line) si è occupato l’8 marzo (con un articolo intitolato “Una proposta per modernizzare la SIAE”) e ieri 14 marzo (“La Siae di Nottingham”) della class action contro la SIAE promossa dal cantautore Umberto Palazzo.
Sulla ripartizione dei diritti musicali e prima ancora sulla rilevazione dell’utilizzo delle opere musicali si parla, spesso, senza conoscere la realtà delle cose. Qui di seguito trovi un comunicato che spiega, spero con la dovuta chiarezza, come si rilevano gli utilizzi, chi li fa, con quali mezzi, cercando anche di sfatare la leggenda metropolitana di quello che viene chiamato il “calderone”. Sono certa che il tuo giornale vorrà pubblicare anche le ragioni della SIAE che, credimi, sono e vogliono essere prima di tutto le ragioni di tutti i suoi associati.
Grazie per l’attenzione,
Daniela d’Isa
Capo Ufficio Stampa SIAE

La class action contro la SIAE. La Società: né sceriffo di Nottingham, né Robin Hood :legittimi i sistemi di rilevazione e ripartizione dei diritti musicali

Non più soci e iscritti,  ma tutti “associati”

Lo Statuto della SIAE fin dal luglio 2001 non prevede più la distinzione degli autori (ed editori) associati tra Soci e iscritti ordinari ma tutti sono equiparati nell’unica qualifica di “associati”.

Risponde peraltro alla naturale e ovvia realtà del mercato il fatto che esistano autori (ed editori) con maggiori introiti di diritti rispetto agli altri, in relazione al successo delle loro opere in termini di utilizzazioni pubbliche in Italia e all’estero (dalle esecuzioni nei concerti ai passaggi in radiofonia e televisione, dalle  vendite dei dischi e download digitali  a tute le altre tipologie di pubbliche esecuzioni).

La ripartizione a campione (adottata anche in campo internazionale) solo in alcuni settori

Per quanto riguarda i sistemi di ripartizione “a campione” adottati dalla Sezione Musica essi esistono soltanto nei settori del ballo con musica registrata (le discoteche e analoghi locali) e dei cosiddetti “concertini”, cioè le esecuzioni di musica accessorie rispetto all’attività principale costituita dal consumo di bevande e/o alimenti (ad esempio il piano-bar). E’ invece effettuata in via completamente analitica, sulla base dei programmi musicali consegnati dagli organizzatori degli eventi, la ripartizione dei diritti incassati per  tutti i “concerti” (di qualunque tipo e qualunque sia l’afflusso di pubblico) e quella relativa agli eventi di ballo con musica dal vivo.

I sistemi di campionamento sono ormai vigenti da alcuni anni e sono previsti dalla Ordinanza di Ripartizione per la Sezione Musica che viene annualmente approvata con il parere della Commissione della Sezione Musica, organo nominato in esito alle elezioni quadriennali cui è chiamata l’intera base associativa della SIAE.

Si premette che sistemi di ripartizione “a campione” sono adottati dalle Società di Autori del mondo, in relazione alle specificità dei rispettivi mercati, e non costituiscono certo una “invenzione” o prerogativa della sola SIAE.

I sistemi di ripartizione a campione adottati dalla Sezione Musica della SIAE nei settori citati – e limitatamente ad essi – sono stati introdotti per assicurare una ripartizione il più possibile corretta dei proventi, tenuto conto della qualità dei programmi cartacei compilati per le tipologie di eventi in questione e di fenomeni endemici di distorsione dei dati.

Sotto il profilo tecnico-statistico i campioni in questione sono costituiti da  registrazioni dirette delle esecuzioni sul territorio nazionale e  da programmi musicali  compilati  dagli stessi esecutori,  estratti in base ad algoritmi di  scelta casuale.

Entrambe le componenti ( registrazioni e programmi) sono  stratificate in base a tutte le  diverse realtà territoriali d’Italia  e a tutti i mesi  dell’anno di utilizzazione.

Il campione complessivo quindi  è strutturato  al fine di perseguire la migliore possibile rappresentatività delle esecuzioni campionate rispetto al repertorio globalmente utilizzato.

Competenti e affidabili i tecnici che rilevano e identificano le opere

Per quanto riguarda poi le rilevazioni e l’identificazione delle opere rilevate si sottolinea  che gli incaricati sono scelti in base a criteri di sicurezza, affidabilità e competenza tecnico-musicale, gli strumenti di registrazione utilizzati sono di ultima generazione e le identificazioni avvengono, nel caso della musica registrata, con sofisticati sistemi di riconoscimento informatico basati su “finger print” sonore e, ove necessario in via residuale, anche con successivi interventi “manuali”. Nel caso della musica dal vivo (concertini), per la quale la tecnologia di riconoscimento informatico non è utilizzabile, vengono adottate metodologie di identificazione interamente “manuali” e tuttavia accuratissime che, utilizzando tutte le fonti disponibili (database interni, esterni, documenti sonori, partiture etc) consentono di identificare, mediamente  il 97% dei brani rilevati.

Non da ultimo occorre segnalare che i risultati delle rilevazioni, sia per gli eventi con musica registrata che per i concertini con musica dal vivo, sono anche confrontati con i programmi musicali cartacei relativi agli eventi campionati.

A proposito di “calderone”

Spesso viene chiamato poi in causa il cosiddetto “calderone”.

Nella nozione confusa di “calderone” vengono accorpati  una serie di incassi in realtà diversi e la cui ripartizione è stabilita da singole e specifiche normative.

Tra questi l’incasso relativo al compenso di “copia privata” che – impossibile da distribuire in via analitica – viene ripartito sulla base di apposita normativa a tutti gli associati (e alle società consorelle straniere) secondo criteri di proporzionalità.

Quanto alla musica d’ambiente diffusa nei pubblici esercizi con apparecchi radio, tv e lettori di diverso tipo – cui pure i proponenti della class action fanno cenno – i compensi incassati sono ripartiti in via indiretta ma comunque anch’essi a tutti gli associati (e alle società consorelle straniere) sulla base delle apposite norme dell’Ordinanza di Ripartizione; tra l’altro in questo settore la SIAE sta da diversi anni sviluppando – forse unica tra le società d’autori nel mondo – la ripartizione in via completamente analitica per quella musica d’ambiente diffusa negli esercizi commerciali da radio dedicate (Radio In Store), in presenza di requisiti minimi di sicurezza.

Articolo Precedente

Tutte le feste di Zanardi

next
Articolo Successivo

La “Britannica”
va in pensione

next