Gianni Nazzaro, Jimmy Fontana, Mario Merola, Wes e infine lei, la regina della canzone italiana: Nilla Pizzi. Siamo nel 1994 e la solare ottantenne scende la scalinata del festival di Sanremo accompagnata dal re della sceneggiata napoletana. Poi eccola guizzante, con una voce pulita e stentorea, l’interprete di Grazie dei fiori aprire e chiudere con due strofe perentorie il brano Una vecchia canzone italiana con la Squadra Italia, una della tante operazioni maquillage dei Sanremo coordinati da Baudo.

Ci piace ricordarla così in una delle sue ultime apparizioni televisive, Adionilla Negrini in arte Nilla Pizzi, nata il 16 aprile 1919 a Sant’Agata Bolognese e morta il 12 marzo di un anno fa a Milano. Ed è proprio il comune di Sant’Agata a ricordarla con la mostra che si apre in questi giorni al teatro Bibiena e si chiuderà tra un mese: Nilla Pizzi – La voce di una regina. Una mostra, con foto, articoli di giornale dell’epoca, abiti, riconoscimenti che le sono appartenuti e che testimoniamo la particolarità di una voce che non si può considerare del passato, ma che è rimarrà presenza artistica del presente e del futuro.

Lei dall’aldilà delle ugole d’oro del secolo novecento si starà facendo un’altera risata. Dopo una gioventù passata in fabbrica alla Ducati, arriva perfino ad aprire un night ad Acapulco con Frank Sinatra e Sammy Davis Jr. ospiti fissi, ed in mezzo fonda il mainstream del pop, testo e musica, italiano con bordate che inibiscono. Quando il festival di Sanremo nasce nel 1951 vince con Grazie dei Fiori e nel 1952, non paga, vince primo, secondo e terzo posto, rispettivamente con Vola colomba, Papaveri e papere e Una donna prega, e ancora nel 1953 seconda con Campanaro e nel ’58 seconda e terza con Edera e Amara un’altra.

Altri tempi. Ma tempi egualmente bollenti. Lo star system della canzone italiana negli anni cinquanta è Nilla Pizzi, né più né meno. Quando nel ’53 lascia Gino Latilla, questi tenta il suicidio che nemmeno Tenco con Dalila. Cambi d’abito e di colore di capelli, la Pizzi si sa gestire anche negli anni sessanta e settanta quando il rock trasforma le orchestrazioni classiche dei motivi da hit parade. Apparizioni tv, album raccolta, celebrazione dei faraonici fasti appena passati. Tanto che a parte qualche apparizione tv anni ottanta, il buco nero per le star che venivano dal nazional popolare precedente (guardate Walter Chiari), la Pizzi non disdegna apparizioni in feste dell’Unità e su piccolo schermo. Il revival continua fino a quando Sanremo la incorona ulteriormente la sua regina e Carmen Consoli nel 2003 singhiozza un siculo Grazie dei fiori.

Per chi vuole rivedere la Pizzi e il suo cursus honorum, la mostra a Sant’Agata Bolognese non fa altro che colmare il vuoto. Nel paese dove il sindaco e l’intera giunta comunale è al femminile, la regina della canzone italiana si troverà chiaramente a suo agio.

d.t.

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