Ci sono appartamenti, ville e garage. Ma anche tenute agricole,  aziende e terreni edificabili. Un patrimonio di immobili e ditte distribuito in tutta l’Emilia Romagna, un tempo appartenuto alla criminalità organizzata e oggi solo in parte stato restituito alla società. Dei 107 beni confiscati nell’intero territorio regionale negli ultimi sedici anni, 55 sono stati destinati e assegnati. Questo significa che finora circa la metà è riuscita ad avere una seconda vita, mentre il resto si trova a rischio  abbandono.

I dati emergono dal sito dell’Anbsc, l’Agenzia nazionale che si occupa dell’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alle mafie. In Emilia Romagna risultano attualmente 107 i beni confiscati alla mafia. Un numero che non è paragonabile con quelli di alcune regioni meridionali, in particolare con quelli della Sicilia, dove i beni confiscati sono più di 5mila. Ma che comunque fa capire come la criminalità organizzata abbia messo le mani anche sul Nord Italia.

Guardando i dati nel dettaglio, in provincia di Bologna i beni sono 38 (20 immobili e 18 aziende), di cui 8 consegnati. Si tratta in molti casi di appartamenti, ma anche terreni edificabili, garage e aziende. Una parte apparteneva a Giovanni Costa, imprenditore palermitano arrivato a Bologna nel 1993 e condannato in primo grado a 9 anni di reclusione per riciclaggio aggravato. A Costa, che ora è in attesa della sentenza di appello che potrebbe capovolgere la condanna dal momento che  non sono del tutto accertati i collegamenti tra Costa e Cosa Nostra, sono stati confiscati cinque appartamenti, un garage e un locale generico. Sua anche  “La Celestina”, una villa di tre piani distribuita su 800 metri quadrati, oggi fatiscente e abbandonata.

Secondo Antonio Monachetti, referente provinciale di Libera a Bologna, il Comune si è più volte dimostrato sensibile al caso, ma non ha ancora potuto fare richiesta di assegnazione perché servono almeno 3 milioni di euro per la ristrutturazione. Troppo per le casse pubbliche, in questo periodo particolarmente sofferenti. Un problema che non riguarda solo Bologna, ma circa i tre quarti dei beni confiscati alla mafia. Gli ostacoli per l’assegnazione ai comuni e il loro riutilizzo sono spesso legati ai costi per le ristrutturazioni, e alle ipoteche che molte volte gravano su questi beni.

Da diversi anni Libera Bologna sta seguendo anche il caso delle 5 villette al grezzo, situate a Monte Calvo a Pianoro, confiscate ma non ancora assegnate al Comune. L’Agenzia del demanio, infatti, non è ancora riuscita a chiarire se su questi beni gravano debiti o ipoteche, e se queste debbano restare a carico della società che ha subito la confisca o debbano passare all’assegnatario. Intanto, una delle villette, che sarebbe potuta diventare un asilo è franata.

La situazione non migliora se si esce da Bologna. Sono ancora da destinare i 5 beni confiscati in provincia di Rimini, e quello di Modena. A Ferrara solo 8 su 16 sono stati consegnati, mentre tra Forlì e Cesena sono 20 su 28. Nelle province di Parma, Piacenza e Ravenna invece i beni confiscati, in tutto 19, sono stati tutti assegnati.

Articolo Precedente

Castel Volturno, la strage è “Là-bas”

next
Articolo Successivo

Dell’Utri e il concorso esterno

next