L’8 marzo per le donne dell’Omsa è stato un giorno moderatamente lieto. Ha avuto termine infatti la lunga contrattazione con l’azienda interessata all’acquisto del sito produttivo di via Pana. L’accordo c’è, anche se manca ancora l’ufficializzazione e il nome della Spa che dovrebbe subentrare all’Omsa può essere reso noto: si tratta della Atl Group di Forlì, società dell’imprenditore Franco Tartagni.

L’azienda, rilevando i capannoni della proprietà Golden Lady, assumerebbe anche 120 delle 239 operaie che inizieranno la cassintegrazione in deroga dal 14 marzo fino al 15 settembre 2012.

Le banche sembrano essere disposte a scommettere sul gruppo di Tartagni, ma per ritenere veramente chiuso il discorso di reindustrializzazione dell’Omsa sarà necessario aspettare la mattina di lunedì 12 marzo, giorno in cui è attesa la formalizzazione dell’accordo. La Atl è un’azienda specializzata nella produzione di mobili imbottiti, nata nel 1976 come cooperativa del settore dell’arredamento e legno. Si è poi specializzata nella produzione di cuscinature e telai di ferro e legno imbottiti con tessuti accoppiati e tele di cotone.

La fumata bianca per le dipendenti di Omsa è arrivata nel pomeriggio di giovedì 8 marzo, al termine di un incontro, tenutosi a Forlì, tra la proprietà di Atl, il sindaco di Faenza Giovanni Malpezzi, i rappresentanti di Provincia e Regione e delle banche. Gli istituti di credito dovrebbero intervenire con un considerevole finanziamento che copra l’acquisto della struttura da 44 mila metri quadrati e la riconversione: la prima operazione costerà 13 milioni di euro, 7 la seconda.

Una piccola svolta c’è stata, anche se sul fronte di chi si è sempre battuto per salvaguardare il lavoro delle operaie domina una cauta diffidenza: “L’ottimismo che si sta diffondendo in queste ore un po’ mi spaventa –commenta Samuela Meci della Filctem Cgil faentina. Al di là delle promesse che ci sono state fatte e delle rassicurazioni del sindaco Malpezzi, bisogna concretizzare le cose, arrivare a una firma nell’incontro di lunedì 12 e non abbassare la guardia per quelle 120 operaie che rimarranno fuori. Solo quando anche loro verranno ricollocate si concluderà la vertenza Omsa. Non dobbiamo dimenticarci –aggiunge Meci- tutto ciò per cui abbiamo lottato in questi anni e non possiamo permettere la guerra tra poveri, tra chi entrerà nella nuova azienda e chi verrà escluso. Non sono ancora noti infatti i meccanismi che verranno adottati per la selezione del nuovo personale”.

Abbottonatissimo fino all’ultimo sulla vertenza è l’ingegnere Marco Sogaro. L’individuazione dell’acquirente forlivese è anche merito suo, ma l’advisor della Wollo ammette di non poter confermare che lunedì 12 si arriverà effettivamente alla formalizzazione dell’impegno da parte di Atl Group. “Bisognerebbe chiederlo alla Golden Lady”, afferma.

Sarebbero state tante, negli anni, le domande che i media avrebbero voluto rivolgere ai responsabili della multinazionale delle calze, ma quando si chiama lo stabilimento di Castiglione delle Stiviere e si chiede di Federico Destro, portavoce di Nerino Grassi, lui, come da copione, è fuori azienda. Golden Lady dunque mantiene anche in questa fase il suo tradizionale silenzio stampa, rotto solo dall’intervista rilasciata a fine gennaio da patron Grassi alla Gazzetta di Mantova.

D’altra parte a conferma della determinazione di Atl Group c’è l’incontro tenutosi l’8 marzo a Forlì, nella sede di Unindustria, per presentare il progetto industriale alle rappresentanze sindacali unitarie. L’apertura dello stabilimento faentino dovrebbe determinare la chiusura di due dei tre siti produttivi di Forlì e il conseguente trasferimento della manodopera. La sfida per il ricollocamento rimarrà aperta per le 120 donne che non saranno assunte da Atl. Per loro il sindaco Malpezzi ventila l’opportunità di un impiego nell’outlet Le Perle, attualmente in costruzione. “La struttura delle Perle –ha detto il sindaco ai microfoni di LaborTv, la televisione della Cisl- potrebbe dare lavoro in tutto a 400-500 persone, di cui 120 potranno essere selezionate tra le dipendenti dell’Omsa”.

Se l’accordo lunedì 12 andrà in porto, le dipendenti di Omsa impareranno a conoscere la nuova proprietà. Il volto di Franco Tartagni venne reso noto all’Italia dalle telecamere di Report. Era il dicembre del 2009 quando la giornalista Sabrina Giannini condusse un’inchiesta sulla crisi del settore del mobile imbottito in Romagna.

Tartagni veniva intervistato come titolare del grande poltronificio Tre Erre (confluito nella Atl), “uno dei più importanti fornitori della marca RocheBobois, una catena in franchising di alto livello con 240 punti vendita in tutto il mondo”. “Tartagni –continuava la giornalista di Report- con 200 dipendenti nei capannoni costruisce prototipi e prepara alcune parti del divano, ma la gran parte del lavoro di sartoria e assemblaggio lo fa fare fuori, ai terzisti”. Tra costoro c’erano Manuela Amadori ed Elena Ciocca, due piccole imprenditrici che si sono ribellate a un sistema che stava portando un intero indotto all’estinzione.

Il problema era, ed è, la concorrenza a basso prezzo della manodopera cinese in loco, gestita da imprenditori che ricorrono con una certa disinvoltura al lavoro nero. Amadori e Ciocca si ribellarono ai prezzi imposti dalla Tre Erre, vedendosi impossibilitate a pagare i loro dipendenti. A quel tempo Tartagni sostenne ai microfoni del programma di Rai Tre che l’abbassamento dei prezzi fosse necessario per rimanere sul mercato e non fare morire l’intero distretto. Disse altresì che gli italiani si sarebbero dovuti adattare a quelle cifre, praticamente dimezzate rispetto alla fine degli anni ’90, per via della concorrenza a bassissimo costo della manodopera cinese. Ora quello stesso imprenditore si appresta ad acquisire il sito produttivo Omsa, uno degli ex-fiori all’occhiello di una Faenza che produceva ricchezza e dava lavoro. Tempo fa.

Il codice etico che si legge sul sito della Atl recita: “I principi di base e i valori su cui si fonda l’impegno dell’azienda sui temi della responsabilità sociale comprendono la valorizzazione del capitale umano, il rispetto dei diritti e il perseguimento del benessere dei dipendenti”. E poco oltre: “Nei confronti di tutte le parti interessate l’azienda intende mantenere un dialogo aperto e trasparente”. Alle dipendenti della Omsa non resta che augurarsi che l’accordo con Atl venga formalizzato e che l’azienda rispetti quanto dichiarato dal suo codice interno, almeno sul fronte del dialogo. Con Golden Lady negli anni hanno trovato solo un muro, oggi appena scalfito, dopo una lunga ed estenuante vertenza.

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