La notizia della scomparsa di Lucio Dalla mi ha profondamente colpito come per la maggior parte delle persone in questo paese. Nei giorni successivi, come tutti, ho riascoltato in sequenza molti dei suoi dischi più belli e ho percepito da questi dischi una forza che forse negli ultimi anni non mi era arrivata più in modo così chiaro. Dalla aveva preso una strada, da più di 15 anni, che molti di noi che lo hanno amato da sempre non riuscivamo a capire. Ricordo di averlo visto ultimamente in un programma televisivo dove tranquillamente una presentatrice ignota ed anonima lo interrompeva bruscamente per dare il via all’ennesimo messaggio pubblicitario. Ricordo di averlo visto su Rai1 cantare un medley delle sue canzoni su una base registrata.

Dalla ha sempre visto in maniera straordinaria il futuro. Credo che avesse perso fiducia nell’idea che le grandi canzoni potessero essere così importanti per le persone e si fosse avventurato in una ricerca diversa per trovare nuove forme di comunicazione. E’ stato tra i cantautori che più di tutti vedeva il lato buono delle novità anche se negli ultimi anni forse in una maniera eccessivamente ottimistica o distaccata.

Un cantautore rappresenta personalmente la propria opera: il proprio atteggiamento, le idee che esprime si riflettono sul modo in cui chi ascolta percepisce le canzoni. L’amore straordinario che l’intero paese gli ha dimostrato nel giorno della sua scomparsa forse avrebbe fatto sorridere stupito anche lui. Adesso giorno dopo giorno ci accorgeremo di quanto le sue opere fossero lungimiranti e di quanto, aldilà della data di uscita scritta su quei dischi, queste canzoni fossero fatte per noi oggi, come ieri. E che domani ci parleranno ancora. E tutti quelli che si erano dimenticati di ascoltarle potranno ricominciare a farlo.

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