In teoria, dovrebbero esserci da una parte un governo garante che una grande opera non crei pericolo ai cittadini, e dall’altra una società privata che vuol fare quell’opera il più in fretta possibile. Nel caso, il protagonista sta da tutte e due le parti. Si chiama Franco Braga ed è sottosegretario del governo Monti e, allo stesso tempo, consulente di parte di Autostrade Spa in tribunale. La vicenda è quella del paese di Ripoli-Santa Maria Maddalena, provincia di Bologna, messo a rischio per la frana che sarebbe stata risvegliata dagli scavi di una galleria per la Variante di valico, lungo la A1 tra il capoluogo emiliano e Firenze.

Braga, quando entra a far parte del governo tecnico dei professori come sottosegretario alle politiche agricole, non solo non si dimette dal collegio dei tecnici dove, come perito nominato da Autostrade, monitora l’incolumità degli abitanti del paesino. Il professore della Sapienza a metà gennaio 2012 diventa anche uno dei consulenti tecnici di Autostrade Spa nell’inchiesta della procura di Bologna, per ora contro ignoti, che indaga sui reati di frana e delitto colposo di danno.

Il problema è che gli scavi della galleria Val di Sambro avanzano. I misuratori continuano a indicare che la frana si muove e una delle poche autorità che potrebbe fermare quei lavori è proprio il governo. L’esecutivo guidato da Monti, tramite il prefetto, potrebbe fermare i lavori per eventuali rischi all’incolumità pubblica. Inoltre, tramite la sua controllata Anas, che è la società appaltatrice, il governo potrebbe chiedere di bloccare tutto per modificare il tracciato della galleria.

Ma, in questo contesto, la squadra di Monti ha al suo interno un esponente che è parte in causa in quella vicenda, e Autostrade, dall’altra, ha un uomo del governo nazionale nel suo staff. Una questione non da poco, ora che anche il consiglio regionale dell’Emilia Romagna ha chiesto ad Anas e Autostrade di bloccare i lavori fino alla fine dell’inchiesta della magistratura bolognese.

Già a inizio dicembre due deputati del Partito democratico, Gianluca Benamati e Donata Lenzi, avevano invitato il neo sottosegretario a ripensare alla sua partecipazione nel già citato collegio dei tecnici. Il gruppo di esperti nominato tra novembre e dicembre per monitorare i movimenti della frana e i rischi per i cittadini di Ripoli aveva tra i suoi componenti membri di tutte le parti in causa. E tra quelli della società Autostrade c’era anche Franco Braga.

Nonostante le proteste dei due parlamentari, il professore non ha fatto nessun passo indietro rispetto all’opportunità di stare nell’esecutivo Monti. Anzi, ha “aggravato” il suo potenziale conflitto di interessi accettando la consulenza nell’inchiesta penale, in cui la società dei Benetton è al momento parte offesa, come molti dei cittadini di Ripoli e come le aziende che scavano in appalto.

L’opera di Autostrade Spa, società privata in mano alla famiglia Benetton, avrebbe smosso da oltre un anno una vecchia frana quiescente. I movimenti franosi e i danni alle case hanno portato, per ora, all’evacuazione di oltre 10 persone in un paesino di 500 anime. Ripoli, con molte abitazioni puntellate, moltissimi muri crepati e una chiesa inagibile, è costantemente sottoposta al monitoraggio di tecnici che entrano nelle case dei cittadini ogni giorno. E potrebbe andare avanti così per anni.

Braga, intervistato da ilfattoquotidiano.it difende la sua posizione. “Se fossi andato al Ministero delle infrastrutture non avrei accettato la consulenza per Autostrade, visto che avrei dovuto prendere decisioni relative all’Anas e ad Autostrade stessa. Lo avrei giudicato scorretto”, spiega il professore della Sapienza. “Quando ho prestato giuramento a Roma ho inviato subito il mio capo segreteria all’Antitrust, precisando i lavori che avevo in mano come professionista e chiedendo loro che cosa avrei dovuto lasciare” dice Braga. “Mi hanno detto, non ancora per iscritto, che se avessi avuto consulenze che avevano attinenza con l’agricoltura, avrei dovuto lasciarle. Ma non ravvisavano conflitti di interessi con la mia attività di ingegneria”.

Infine il sottosegretario assicura. “Anche io mi sentirei più tranquillo se avessi un pronunciamento ufficiale. Perciò ho pregato il mio capo segreteria di fare nuovamente richiesta e vedere se all’Antitrust vogliono mettere il loro parere per iscritto”. Poi Braga conclude: “Mi sento in buonafede e ritengo di tutelare gli abitanti di Ripoli. Non accetterei il mandato di Autostrade se pensassi ci fosse pericolo per le persone. Non lascerei andare avanti quell’opera. So bene che quando si parla di sicurezza pubblica bisogna essere prudenti e sarei il primo a non perdonarmi la mia superficialità se ci andasse di mezzo un innocente”.

Certo, se il sottosegretario fosse andato al Ministero delle infrastrutture il suo conflitto sarebbe stato più eclatante. Resta il fatto che all’agricoltura è finito ‘per sbaglio‘. Franco Braga infatti è lo stesso che negli ultimi mesi è stato al centro di un caso kafkiano che ha fatto parlare i giornali di tutto il mondo. È stato infatti nominato alle politiche agricole, ma il suo posto da sottosegretario, doveva essere, in origine, proprio alle Infrastrutture.

Tutta la strana vicenda parte con la segnalazione del ministro uscente Altero Matteoli che indica il nome di Franco Braga per quello che era stato il suo ministero. La segnalazione rientra nella quota di tecnici spettanti ai partiti che sostengono il governo tecnico.

Tuttavia, nella girandola delle assegnazioni, il curriculum di Braga finisce al ministero delle politiche agricole. Lì nessuno lo conosce, così parte una ricerca su Internet che porta a un altro Braga, Francesco. Esperto di questioni agricole e docente da trent’anni in una università canadese. Si pensa che Franco sia un diminutivo e ci si convince che il professore “canadese” sia quello giusto, visto il curriculum. Ma dopo una telefonata da Roma fino in Canada e dopo le congratulazioni dello stesso ministro, Mario Catania, scoperto l’equivoco, Francesco Braga “il canadese”, deve lasciare il posto al professore di ingegneria voluto dalla politica. Che ora, tra una udienza e l’altra per conto di Autostrade, deve anche occuparsi di quote latte e del controllo della pesca.

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