C’erano una volta due isole che chiameremo (per ora) A e B: sull’isola A la benzina era a 1,92 euro al litro e il Pil/reddito pro capite di 16mila euro. Sull’isola B la benzina era a 1,66 euro al litro e il Pil/reddito pro capite di 18mila euro. Sull’isola A, contrariamente all’isola B non c’erano università né grandi opportunità di lavoro e gli studenti e i pendolari che per lavoro dovevano recarsi in terraferma erano costretti a sborsare fino a 14 Euro al giorno.

La disoccupazione attanagliava entrambe le isole ma sull’isola B oltre all’indennità di disoccupazione c’era un salario minimo garantito anche per chi non lavorava e aiuti economici per chi aveva una casa in affitto o aveva da poco avuto un figlio. Sull’isola A invece il lavoro era equiparato ad una concessione arrivata dall’alto e si concentrava nei pochi mesi estivi in cui l’isola era affollata dai turisti ma il lavoratore aveva interesse a togliersi dalla testa di “chiedere” il giorno di riposo settimanale o il rispetto delle ore giornaliere fissato dal contratto e/o dalla legge.

Un bel giorno gli abitanti di una queste due isole decisero che ne avevano abbastanza di continuare a sopportare e decisero di scendere in strada a manifestare contro il caro vita e in particolare per il costo della benzina. Dopo giorni di proteste e manifestazioni pacifiche e notti di scontri e disordini con la polizia alla fine le autorità, visto il crescere del malcontento, annunciarono la diminuzione di quasi 10 centesimi per litro della benzina e gli abitanti potettero tornare a casa e assaporare con soddisfazione la vittoria ottenuta (ma senza sotterrare l’ascia di guerra).

La domanda che vi pongo ora è, secondo voi, a quale delle due isole appartenevano gli abitanti scesi in piazza a manifestare? La logica ci farebbe tendere a rispondere l’isola A, dove la benzina era a 1,92 euro, il reddito pro capite inferiore e le condizioni economiche e sociali erano certamente non migliori rispetto all’isola B. E invece no, a manifestare furono gli abitanti dell’isola B, per ragioni oscure che lasciamo studiare ai migliori sociologi,  forse ormai, come nella parabola della rana bollita, per gli abitanti dell’isola A era troppo tardi per protestare, presi dal disfattismo e dalle frasi fatte del tipo “tanto protestare non serve a nulla” perché tanto “in un modo o nell’altro saremo sempre noi a pagare”, avevano rinunciato a fare i cittadini per trasformarsi in sudditi scambiando i diritti per concessioni e il voto con piaceri.

I fatti appena descritti sono tutti veri e seppur narrati al passato risalgono ad appena una settimana fa: l’isola A è in realtà l’Isola d’Ischia mentre la B è l’Isola della Riunione (Réunion), territorio francese a tutti gli effetti nell’oceano indiano tra il Madagascar e le Mauritius.

Chissà se la lezione degli abitanti della Riunione (che è applicabile a qualsiasi ambito) possa essere un auspicio per gli abitanti della Val di Susa e venga presa ad esempio anche da quelli dell’Isola d’Ischia (e perché no da tutti noi) quando qualcosa non va e piuttosto che protestare optiamo per la strada più “comoda”, quella di abbassare le braccia e la testa.

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