Quasi un miliardo di sterline per la bonifica. Più di un miliardo e cento milioni di euro. Chiude nel Regno Unito la centrale nucleare ancora funzionante più vecchia del mondo. Era il 1967 quando la prima energia elettrica veniva prodotta a Oldbury, vicino a Thornbury, nel South Gloucester. Ma ora, per smantellare il tutto e ripulire il sito, serviranno ben 954 milioni di sterline. E ben 90 anni. Solo nel 2101, infatti, il processo verrà portato a termine. A occuparsene saranno quindi i nipoti dei nostri nipoti e poca gloria deriva dal sapere che Oldbury era in grado, generando 435MW ogni giorno, di dare energia a una città virtuale grande una volta e mezza Bristol. Gli ambientalisti, comunque, non gioiscono: entro il 2025, a poche centinaia di metri dalla centrale dismessa, ne verrà costruita una nuova. Perché il Regno Unito non ha mai rinunciato alla sua energia nucleare e, stando così le cose, non ci rinuncerà nemmeno nei prossimi anni.

Quattro giorni fa, il direttore del sito, Phil Sprague, ha spinto il bottone di spegnimento, fra le lacrime di commozione degli operai, alcuni dei quali lavoravano nel sito da quarant’anni. Oldbury era composta da due reattori, uno dei quali andato in pensione lo scorso agosto. Ne rimaneva ancora uno, il progetto della compagnia proprietaria era di lasciarlo acceso almeno fino a dicembre del 2012, ma gli elevati costi di gestione e l’ormai scarsa capacità dovuta all’età dell’impianto hanno spinto la Magnox ad accelerare i tempi. La forza lavoro, 450 persone, verrà presto ridotta a 350 unità, grazie a prepensionamenti e uscite volontarie. Gli operai dovranno prendersi cura dei resti della centrale, che piano piano verranno smantellati. Poi, verranno riassorbiti dal nuovo impianto nucleare in costruzione a pochi passi, frutto di una joint venture fra le aziende tedesche E.On e RWE.

Il raffreddamento del nucleo, dicono gli esperti, andrà avanti per anni. Intanto, gli attivisti di Friends of the Earth, da sempre contrari al nucleare, iniziano a scaldare gli animi per opporsi alla nuova centrale. Al momento, in tutto il Regno Unito, le centrali nucleari sono 27, sparse in tutto il Paese tranne che in Irlanda del Nord. Ma presto ne potranno nascere altre, visto che il nuovo ministro dell’Energia, Ed Davey, ha sbloccato le pratiche per nuovi impianti. E pensare che Davey, in passato, era un fervente antinuclearista. Da liberaldemocratico, nel 2006, fu il padre delle politiche del partito a favore delle energie alternative e contro l’energia atomica. “Diciamo no al nucleare”, era il nome della campagna dei lib-dems, ma le motivazioni non erano tanto di stampo ambientalista quanto di impronta economica. Il partito che ora è al governo in coalizione con i Tory metteva in guardia per gli enormi costi pubblici per la costruzione degli impianti. I contribuenti non avrebbero apprezzato, sostenevano i liberaldemocratici, allora.

Ora, invece, la strada per il nucleare pare essere spianata. Anche i lib-dems hanno appoggiato il piano di Cameron per la costruzione di nuove centrali, convinti dalle previsioni del governo che parlano di ingenti finanziamenti privati e di un intervento pubblico fatto di sussidi ridotto all’osso. L’ultima, grande indagine sulle volontà dei britannici risale all’ottobre del 2010. YouGov fece un sondaggio. Il 51 per cento dei cittadini del regno era favorevole alla costruzione di nuove centrali nucleari, il 21 per cento si opponeva. Fra chi si opponeva, il 12 per cento votava per i conservatori, il 26 per cento per il Labour e il 30 per cento per i liberaldemocratici. A supportare il piano atomico, il 68 per cento degli uomini, soprattutto di mezza età, e il 34 per cento delle donne.

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