(e perché disegnare è cosa politica)

La domanda è: perché da piccini non c’è niente che non sappiamo disegnare, astronavi draghi montagne pesci e velieri? E invece da adulti la cosa che può gettarci nella più devastante crisi di autostima è che qualcuno (professore, figlio, collega) ci chieda a bruciapelo di disegnare una cosa comunissima come – mettiamo – una mano?

(Non tutti, certo).

Per rispondere vi invito a questa prima lezione di Disegno come allievi dell’Accademia, primo anno di Pittura. Regole minime da condividere: cercare di non parlare, disinserire il dispositivo del giudizio, vietati commenti sia espressi che pensati. Silenzio. E ancora: non si cancella nulla, la gomma  non esiste (né il temperamatite, poi vi dirò perché). Mettetevi comodi seduti, il foglio fermato sul tavolo, con la mano destra (il contrario per mancini) impugnate la matita, la biro, il pennarello. (Il medium sarà per adesso esattamente quellochecapita).

Appoggiate il gomito sinistro sul piano e tenete la mano semiaperta. Inchiodate lo sguardo su questa cosa, e riportate sul foglio con una linea continua quello che vedete. Seguite il profilo salendo dal polso lungo la base del pollice, poi la curva e l’angolo aperto dell’articolazione che si raddrizza verso una seconda deviazione, su su verso nuova penisola slanciata e appena piegata in avanti… State sorvolando un’isola bizzarra e con la matita tracciate la mappa delle coste, e ne percorrete insenature promontori e increspature.

Lentissimamente. Senza staccare la punta dal foglio. Andando e tornando come se la punta della matita fosse l’estremità di un plotter. Non pensate-guardate. State disegnando con i vostri occhi. La punta riporterà sul foglio direttamente il movimento del vostro sguardo.

Andate avanti piano, concentrati, abbiamo tutto il tempo, non c’è niente di più importante da fare adesso.

Se smettete di controllare quello che state tracciando sulla carta, (bravissimi! siete molto occupati nel vedere) può capitare che il disegno tracimi. Eventualità non temibile: potete ritornate indietro – sempre senza staccare la punta dal foglio – ma potete anche allegramente continuare il vostro disegnare sul piano della scrivania e oltre. (Picasso rincorrerà tutta la vita la sovrana libertà del disegno infantile)

(Dove andare a vedere tutto di tutti: http://www.artcyclopedia.com/).

C’è da ripulire la visione. Guardare le cose come fosse  la prima volta, sbarazzarsi di quelle immagini di seconda e terza mano che ci hanno distratto e sviato. Stereotipi che hanno colonizzato e guastato la nostra autonoma originale sghemba capacità di racconto, aderente e fedele alle cose.

Riprendersi tramite il disegno mani bocca occhi veri di un corpo vero (il nostro) fin sotto la superficie e oltre l’apparenza. Riprendersi matita in pugno il mondo circostante, qualcosa di cui ci siamo fatti, espropriare docili al giudizio di non essere capaci. Dimenticando l’allegria infantile e pazzesca di rifare il mondo e di esserne re e regine.

Vedrete uscire fuori  il disegno bellissimo raffinato di una mano – una  mano! – come mai l’avevate vista disegnata.

Aspetto vostre prove.

Articolo Precedente

Regali fra sardi e toscani

next
Articolo Successivo

Forza e croccantezza

next