Via d’Azeglio a Bologna è la via di Lucio Dalla. Qui, in questa elegante strada a due passi da piazza Maggiore, lo si poteva incontrare mentre passeggiava per le vie del centro. E qui, oggi, non si parla che della sua scomparsa. Al numero 13, sotto casa sua, è un continuo via vai di anziani e meno anziani. Ma anche di tanti ragazzi e universitari provenienti da tutt’Italia. Mentre dalle finestre escono le note di “Canzone”, c’è chi chi porta un fiore, chi un biglietto, chi solo una parola o un ricordo di uno dei cantautori più amati d’Italia. “È morto il lupo più buono d’Italia”, “Lucio te vogliamo bene assaje è una catena ormai. Un bacio da Napoli” e “Se ne va un altro angelo che porta l’ombra delle Due Torri” sono solo alcune delle scritte sui fogli posati davanti al suo portone.

Praticamente tutta la strada è a lutto: sulle vetrine dei negozi e dei bar è comparso un cartello con la scritta “i commercianti e i residenti di Via D’Azeglio piangono la scomparsa dell’amico Lucio”. Dal ristoratore al barista, tutti piangono la sua scomparsa. Vittorio, ad esempio, in via d’Azeglio ha la sua bottega di parrucchieri. “Lo conoscevo da sempre – racconta – Ero molto affezionato, la sua morte è una grande perdita non solo per Bologna ma per il Paese. Perché oltre a essere un genio nel suo lavoro, era una persona generosa e carina con tutti. In una parola: meravigliosa”.

Dietro le vetrine dei negozi di via d’Azeglio sono tanti coloro che oggi hanno lo sguardo triste per la perdita di un artista ma, soprattutto, di un amico. Sì perché Lucio,come lo chiamano in questa zona, ogni volta che trascorreva del tempo a casa, nella sua città, non si risparmiava con nessuno. Una battuta al bar, una parola all’edicola, un saluto al bottegaio. Nonostante la notorietà, era per molti come un fratello.

Pierluigi Sforza, presidente di Ascom Bologna e titolare di un negozio di orologi, ma oggi ha il viso contratto e a stento trattiene l’emozione. “Per me era un amico, una persona con la quale ho condiviso molto – ricorda – Quando Lucio era a Bologna frequentava sempre molto questa zona, e noi eravamo affezionati. Era una persona umile e al tempo stesso molto speciale. Si sedeva al bar, salutava la fioraia, poi il parrucchiere. Era un amico, nel vero senso della parola”.

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