Per alcuni sarà stato come respirare, fosse durato anche solo il tempo di un apprendere vorace per quanto alta è l’attesa; altri avranno invece trattenuto il respiro, forse per la stessa ragione, o forse perché pare che la stretta si avvicini. Ma il nostro non è il paese del “detto, fatto”, quindi non sappiamo se e quando il reato di omicidio stradale entrerà in vigore.

È solo un annuncio o, finalmente, ci siamo? Potrà un governo tecnico fare ciò che i partiti non sono ancora riusciti? Potranno le migliaia di firme raccolte dalle associazioni portare a un cambiamento? E ancora, una volta anche entrata in vigore questa legge sacrosanta, chi di competenza si sarà sincerato che i protocolli per accertare l’assunzione di alcol e droghe potranno (come già si dovrebbe) essere applicati in tutte le strutture sanitarie secondo procedura inattaccabile in sede di processo penale?

Le premesse credo ora ci siano perché la consapevolezza che si tratti di una battaglia di civiltà, che dovrebbe riguardare tutti, è aumentata e si sono raccolte migliaia di firme. Allora forse un governo di tecnici, in quanto tale, potrebbe.

Misurarci con chi avrà come respirato sentendo che a Roma si pensa di nuovo di introdurre il reato di omicidio stradale, dovrebbe farci capire che, nel dolore, la loro speranza dovrebbe essere la nostra. Quella di chi ancora chiede e attende giustizia. Perché senza giustizia anche ogni composizione è più difficile. E alle molte ingiustizie davvero non dovrebbero sommarsi quelle parole che poi potrebbero apparirci essere state scritte sull’acqua.

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