Il bilancio di 10 anni di moneta unica? “Tutto sommato positivo”. Le difficoltà dell’Europa? “Colpa della politica che non riesce a prendere decisioni comuni. La crisi economica sarebbe stata facilmente tamponabile se ci fossimo mossi tutti prima”. Romano Prodi risponde così ai cronisti che lo assediano in occasione della presentazione del libro: “10 anni con l’euro in tasca”, 200 pagine di intervista al professore (Aliberti Editore) e a un altro grande protagonista della nascita dell’euro: l’ex presidente della commissione europea Jacques Delors.

Per Prodi l’euro non è il punto di arrivo, spiega ai giornalisti che lo interrogano, semmai la partenza di un’integrazione maggiore a livello europeo. “La crisi è un’opportunità. Dobbiamo approfittarne per completare un percorso che porterà all’unità politica di tutta Europa e che a mio avviso durerà altro mezzo secolo”. Nel frattempo però, i passi da fare per non essere travolti dalla speculazione sono un maggiore coordinamento economico, la nascita degli eurobond, e “l’erogazione degli aiuti alla Grecia come segno di un nuovo corso politico più solidale”.

Di politica interna il Romano Prodi di oggi, tutto impegnato a firmare autografi ai fans e a posare per i fotografi non ne vuole parlare. Se non per augurare “altri 100 di questi giorni al governo Monti”. Impossibile saperne di più. Molto più facile invece farlo parlare degli scorsi 10 anni, “gli anni – spiega – che hanno visto arrivare nelle tasche di 300 milioni di europei una nuova moneta allora sconosciuta”. “Pensate – racconta il professore – che ci opponemmo al biglietto da 500 euro, ma i tedeschi avevano il loro bigliettone da 1000 marchi, e così fummo obbligati ad accontentarli”.

Poi quello che alcuni potrebbero considerare come un attacco tutto politico, ma che Prodi tiene a depotenziare immediatamente classificandolo come “un dato di fatto. Non una polemica ma una semplice constatazione di chi all’epoca era Presidente della Commissione europea di Bruxelles”. Cioè lui, appunto. “La Germania ha ragione quando dice che non vuole essere lei a pagare i debiti greci – spiega Prodi – ma noi tutti dobbiamo ricordarci che all’epoca del mio mandato in Europa furono sopratutto i tedeschi che si opposero a una corte dei conti speciale a livello europeo per controllare i bilanci dei singoli paesi”.

Risultato: “I greci hanno potuto falsificare i loro bilanci per anni e anni senza che nessuno potesse dimostrarlo. Certo nei corridoi si sussurrava qualcosa, ma nessuno aveva in mano i dati per poter far emergere il problema”. Per questo, dice Prodi, “la Germania ha il diritto di lamentarsi, ma il dovere di essere solidale. Se dopo tutto le cose per lei vanno così bene è perché l’euro ha congelato i cambi e i tedeschi da quel momento in poi hanno accumulato un surplus commerciale immenso. E’ stata la nascita dell’Europa a permetterglielo. Prima ad esempio l’Italia poteva svalutare la propria moneta e restare sempre competitiva. Dal 2002 è cambiato tutto”.

Per questo, ragiona Prodi, a voler uscire dall’euro sono solo alcuni – e pochi – politici tedeschi “che pensano di voler fare da soli, la comunità degli affari invece non ne vuole sapere, ha capito che fuori dall’euro le industrie tedesche si fermerebbero”. Insomma, “i tedeschi hanno il dovere della solidarietà, noi invece abbiamo già dato”.

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