Un “cordialissimo saluto, il pieno appoggio e sostegno” sono stati comunicati dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ai due militari italiani trattenuti in stato di fermo giudiziario a Kochi, in India, per tramite del ministro degli Esteri, Giulio Terzi di Sant’Agata. Terzi infatti, in giornata, si è recato in India dove ha incontrato i due fucilieri Massimiliano Latorre e Salvatore Girone e ha cercato di fare chiarezza sul caso internazionale scoppiato tra il nostro paese e New Delhi. Ma ancora nessuna intesa si può dire raggiunta tra Italia e India. Nonostante gli intensi sforzi diplomatici, resta una “differenza di opinioni sulla giurisdizione del caso, che non è stata risolta”, ha sintetizzato il ministro degli Esteri.

Una faccenda complicata quella dei due marò, da giorni rinchiusi in una foresteria della polizia di Kochi con l’accusa di omicidio di due pescatori indiani. Più del previsto. Una vicenda in cui la politica internazionale si intreccia a quella locale, dove pesano la nazionalità dei due accusati e la condizione sociale delle due vittime. Intrecci che un’incessante attività della diplomazia italiana, di raccordo con i ministeri della Difesa e della Giustizia, sta provando a sciogliere sin dall’inizio e che oggi ha visto un tentativo di accelerazione proprio nella visita a New Delhi di Terzi, che ha poi fatto un’importante tappa a Kochi per visitare i due militari italiani e portare loro il saluto e il sostegno del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e del premier Mario Monti. Napolitano ha anche auspicato che la soluzione al caso sia trovata “in tempi rapidi e nel pieno rispetto delle regole internazionali”.

Il titolare della Farnesina ha avuto un lungo colloquio, durato più del previsto, con il suo omologo indiano S.M. Krishna, nel quale si è ribadita la volontà di cooperare al fine di fare chiarezza sui fatti ma è stata anche confermata la divergenza tra Roma e Delhi sulla giurisdizione del caso. Terzi ha detto di aver “molto francamente spiegato” al ministro che la posizione del governo, basata sul diritto internazionale, è che dell’incidente debba rispondere l’Italia, “se c’è da rispondere”. Di parere opposto l’India. E oggi, l’Alta Corte del Kerala, che doveva decidere sull’ammissibilità del ricorso presentato dalla difesa dei nostri soldati proprio rispetto alla giurisdizione, ha rinviato la sentenza a giovedì. Forse a causa del mega sciopero generale in India, ma forse anche perché i documenti da esaminare sono tanti e complicati.

Terzi si è detto comunque soddisfatto per le garanzie avute sul fatto che i nostri esperti dei Ros continueranno a partecipare alla prova balistica, una perizia sempre più cruciale per scagionare dall’accusa di omicidio i due militari. Di questo, e degli incontri avuti oggi a Delhi, ha parlato il titolare della Farnesina nel suo breve incontro con i due marò nella guesthouse della polizia di Kochi. Il ministro, che dopo il suo colloquio ha chiamato anche le famiglie, ha trovato i militari “in ottimo spirito” riferendo che Latorre e Girone stanno affrontando la “situazione veramente strana nella quale si sono venuti a trovare” con coraggio e ottimismo: “Siamo italiani, ci comportiamo da italiani”, gli hanno fieramente risposto i militari. Da fuori le mura di cinta della foresteria, quando i due marò sono apparsi brevemente per salutare Terzi, sembrava che i loro volti fossero meno tesi. Il messaggio però che il capo della diplomazia italiana ha voluto portare qui in India è che il governo continuerà ad impegnarsi nella tutela di “organi dello Stato” italiano che lavorano per la difesa del nostro Paese e della comunità internazionale da fenomeni come la pirateria. Un crimine questo, ha ricordato oggi Terzi alle autorità di Delhi ma rivolgendosi soprattutto alle famiglie del Kerala, di cui sono stati vittime sia i pescatori che i militari italiani.

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