Marcia da Bussoleno a Susa del movimento No Tav

Una manifestazione pacifica, rispettosa e “a volto scoperto”. Così gli organizzatori avevano presentato la nuova iniziativa del popolo No Tav. E così è andata. Un maxi-corteo è partito alle 13 da Bussoleno ed è arrivato a Susa alle 17. “Siamo 100 mila persone”, hanno stimato gli organizzatori in base alla lunghezza del serpentone (6,5 km, ndr). L’unico neo della mobilitazione è stato in serata, quando alla stazione di Torino Porta Nuova c’è stato qualche tafferuglio fra i manifestanti che tornavano nelle loro città e le forze dell’ordine.

Il procuratore Gian Carlo Caselli al centro delle polemiche da alcuni giorni per la convalida del fermo di alcuni attivisti, ieri ha lanciato un invito: “Si evitino quelle violenze che con il movimento No Tav non devono avere nulla a che fare”. Incontrando gli studenti a Borgio Verezzi, in provincia di Savona, il procuratore capo di Torino ha commentato gli scontri avvenuti a Chiomonte la scorsa estate: ”Abbiamo agito secondo legge per episodi specifici di vera violenza: sono 220 i rappresentanti delle forze dell’ordine feriti”. E ha aggiunto: “E’ stato leso il diritto di un cittadino di esprimere le sue idee in pubblico. Nessuno ce l’ha con la Valsusa. I contestatori vogliono l’impunità”.

Il corteo è stato aperto dai rappresentanti della Comunità montana Valli di Susa e Valsangone e delle amministrazioni di Bussoleno, Vaie, Villarfocchiardo, Almese, San Giorio, Moncenisio, Caselette, Novalesa, Monpantero, Matthie, Avigliama e Sant’Ambrogio e anche rappresentanti di minoranza di altri comuni della Valle. “La Tav – recitava uno degli striscioni in testa alla manifestazione – non ci porta a Lione in tre ore, ma ad Atene in cinque minuti”. Ed ancora “La Valle di Susa esige rispetto”. Diverse le famiglie presenti con bambini piccoli al seguito. La polizia, presente in forze, ha studiato da lontano la situazione per evitare che qualche dimostrante potesse occupare come già avvenuto in altre occasioni, l’autostrada del Frejus.

Tra i manifestanti No Tav che hanno raggiunto Susa c’erano anche i parenti dei militanti arrestati il 26 gennaio su disposizione del gip di Torino Federica Bompieri per gli scontri del 27 giugno e del 3 luglio 2011 a Chiomonte (leggi). I parenti chiedono la liberazione dei due attivisti – Luca Cientanni e Giorgio Rossetto – rimasti in carcere dopo che il Riesame ha stabilito per  loro la “spiccata propensione a trasgredire comandi normativamente imposti dall’autorità”.

Ma il pensiero dei comitati No Tav corre già alla prossima settimana. Si teme infatti che la notte tra il 27 e il 28 febbraio comincino i temuti espropri dei terreni in Valle Clarea, una mossa necessaria per estendere l’area del futuro cantiere del supertreno ad alta velocità. ”Il blitz delle forze dell’ordine per l’esproprio dei terreni alla Maddalena di Chiomonte avverà martedì mattina”, ha pronosticato il leader del movimento Alberto Perino parlando dal palco di Susa dove si è concluso il corteo partito 8 km prima da Bussoleno. “Invito tutti a raggiungere la zona la notte tra lunedì e martedì – ha chiesto Perino – e vedremo se ci porteranno via di peso. Delle ordinanze non ci importa nulla”. Di fatto Il popolo No Tav si è preparato per tempo: anni fa centinaia di simpatizzanti hanno acquistato un piccolissimo lotto di terreno per tentare di rallentare le procedure burocratiche. Ci si aspetta, però, che le ruspe irrompano molto prima delle carte bollate: una mossa a sorpresa per evitare che i militanti occupino la zona e debbano essere allontanati con l’intervento delle forze dell’ordine. “Hanno accatastato – ha spiegato Perino – almeno 500 metri di recinzioni e filo spinato, più i materiali per i muraglioni. Vogliono occupare i terreni ‘manu militari’. E’ illegale, ma lo avevano già fatto il 27 giugno alla Maddalena di Chiomonte. Quella che applicano è la legge del più forte”. Come annunciato dai 25 avvocati del ”legal team” del Movimento No Tav, gli eventuali espropri dei terreni nella zona del cantiere verranno impugnati nel caso in cui vengano effettuati soltanto mediante un’ordinanza prefettizia: “Porteremo il provvedimento davanti al Tar del Piemonte – hanno detto gli avvocati – per violazione dell’art.2 del testo unico sulla pubblica sicurezza, in quanto non vi è alcuna urgenza e vi sono altri strumenti per provvedere a espropriare i terreni in maniera corretta”.

Anche la politica, almeno a Torino, è in subbuglio per la Tav. Nuove scritte (“Caselli morto”) sono spuntate in città. Un sindaco della Valle, Mauro Carena, si è dissociato dal corteo temendo che potesse essere “inquinato dai violenti”. Mentre il sindaco di Venaus, Nilo Durbiano ha manifestato “solidarietà” agli arrestati perché “pur ritenendo che la magistratura svolga e debba svolgere autonomamente il proprio lavoro, le misure cautelari sono eccessive”.

E se il governatore del Piemonte, il leghista Roberto Cota, ha ribadito di essere “dalla parte di Caselli”, al Comune di Torino la maggioranza di centrosinistra si è divisa su un ordine del giorno anche se il segretariop del Pd Pier Luigi Bersani, da Gorizia ha precisato: “Tutte le critiche sono legittime, ma c’è una discriminante essenziale: un conto è la protesta, un conto è fare l’occhiolino alla prevaricazione o addirittura a qualche fatto violento: Caselli deve poter parlare come tutti in Italia”, ha sottolineato il segretario democratico riferendosi alla cancellazione da parte del procuratore capo di Torino di alcune presentazioni di libri per le minacce ricevute. Si schiera contro il progetto dell’alta velocità Torino-Lione il sindaco Idv di Napoli Luigi De Magistris: “Il tunnel della Tav è un progetto di ‘grande opera’ assolutamente inutile, costoso, dannoso per l’ambiente e offensivo per la democrazia”, ha detto il primo cittadino partenopeo. Gianfranco Morgando, segretario piemontese del Pd, ha avvertito nei giorni scorsi gli amministratori valsusini schierati dalla parte degli attivisti No Tav: “Il rinnovo della tessera del partito non è automatico”. Ma la pratica di detesseramento viene ritenuta “scorretta” dal presidente della Comunità montana Valli di Susa e Sangone, Sandro Plano: “Spero che, a livello nazionale, il partito prenda atto del fatto che, se si vogliono vincere le elezioni, si deve fare una politica di inclusione e non di esclusione”.

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