Traballa fortissimo la poltrona di Manlio Maggioli, presidente della Camera di Commercio di Rimini da giorni di nuovo nella bufera. Da quando è emerso che ha prima nascosto e poi scudato due milioni di euro a San Marino, come ha rivelato un filone dell’inchiesta della Procura di Forlì sul Credito di Romagna commissariato ormai tre anni fa per violazione delle norme anti-riciclaggio, Maggioli non ha pace.

Dopo qualche titubanza iniziale, a scuotere il suo scranno pensano ormai tutte le istituzioni della città, a partire oggi dal sindaco e dal presidente della Provincia. Finora gli hanno chiesto a vario titolo le dimissioni tutti i sindacati, il Pd, Sel e Federazione della Sinistra. Solo il Pdl non fiata, segnalando che domenica si tiene un delicato congresso provinciale e dunque è meglio non distrarsi. Del resto anche alle ultime elezioni amministrative riminesi, fanno notare i maliziosi, il nome del Cavaliere del Lavoro Maggioli era circolato come possibile candidato del centrodestra sostenuto dal coordinatore regionale Pdl, l’amico Filippo Berselli.

Ebbene, oggi perfino nella stessa Camera di Commercio, i cui vertici non batterono ciglio quando si venne a sapere che Maggioli era indagato sulla vicenda del Credito di Romagna, si stanno diffondendo i malumori. Tali da indurre Maggioli a cedere e a valutare sul serio le dimissioni, dopo la resistenza delle prime ore. In particolare, al ‘presidentissimo’ non si perdonano le prime reazioni alle indiscrezioni sull’inchiesta dei magistrati forlivesi, tipiche da ‘mani nella marmellata’ (“roba vecchia, ho fatto il condono per mettermi in regola, così fanno anche altri”, sono le espressioni riportate dai giornali locali).

Il numero uno, ufficialmente, affronterà l’argomento martedì nella riunione di Giunta camerale da tempo convocata. Sarà l’occasione per una resa dei conti, dopo che il vice presidente camerale Salvatore Bugli, candidato alla successione a norma di statuto, non ha attaccato a testa bassa ma ha pur detto che c’è qualche “imbarazzo” da chiarire.

Oggi la ‘sorpresa’: il presidente della Provincia e il sindaco, Stefano Vitali e Andrea Gnassi del Pd, dopo il silenzio delle prime ore escono allo scoperto. “Alcuni chiedono: ‘Cosa fareste nella stessa situazione del presidente Maggioli?’. Senza dubbio, rifletteremmo molto profondamente circa l’invito alla responsabilità e alla chiarezza che in queste ore viene fatto da molteplici parti”, scrivono in una nota congiunta i due amministratori. I quali ritengono che “in una fase così delicata e fragile, le istituzioni hanno bisogno di essere salvaguardate nella loro credibilità”.

Sindaco e presidente Pd ci vanno cauti ma il messaggio è chiaro: “Qui non si tratta di colpevolizzare – Maggioli come presidente della Cciaa ha avuto e sta avendo un ruolo fondamentale e decisivo nella tutela del ‘sistema Rimini’ – ma di essere coerenti rispetto alla portata enorme e devastante del problema sul quale proprio la Camera di Commercio ha investito lavoro, risorse e credibilità”.

Maggioli, nato a Santarcangelo di Romagna nel lontano 1931, rappresenta un bel pezzo di storia di Rimini. Presidente camerale dal 1994, il suo mandato scadrà nella primavera del 2014. Sarebbero vent’anni tondi. Pochi giorni fa, ha deciso nello stupore generale di mettere in cassa integrazione a zero ore nove dipendenti della sua azienda editoriale. A distanza di pochi anni, tutti non solo a Rimini ricordano ancora le sue dichiarazioni tese quasi a “giustificare”, gli hanno rimproverato i detrattori, l’evasione fiscale da parte delle piccole imprese (ma erano altri tempi e c’era un altro Governo).

Editore, Maggioli, ma anche e soprattutto, ironia della sorte, proprietario di un’importante concessionaria nel settore della riscossione tributi, una piccola Equitalia. Tenere tutto insieme, forse, non si può più.

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