“Il materasso è il massimo che c’è” cantava Renzo Arbore ai tempi di Indietro Tutta. Parole sante, che il popolo greco sembra stia prendendo alla lettera in questi anni bui per l’economia nazionale. Dal 2009 al 2011 i greci hanno ritirato 63,3 miliardi di euro dai loro depositi in banche nazionali (il 26,6% del totale), ma ne hanno portati solo 16 all’estero. Il resto l’hanno speso, chiuso in cassette di sicurezza o nascosto in casa, sotto il materasso, in frigo, in mezzo ai libri o tra i calzini e le mutande. A sostenerlo è nientemeno che il ministro delle finanze greco Venizelos, che ora vorrebbe convincere i suoi connazionali a rimettere in circolo i soldi nascosti. “Abbiamo un messaggio per i risparmiatori greci”, ha dichiarato questa settimana il ministro in parlamento (come cita oggi il quotidiano economico tedesco Handelsblatt). “Nessuno ci guadagna niente se questi soldi rimangono fuori dal sistema bancario”. Voce che grida nel deserto: preparate le vie dell’euro, spianate nella steppa la strada per la ripresa di consumi e investimenti: l’Armageddon, per ora, è solo rimandato alla prossima tranche di aiuti.

Quello di Venizelos è un appello disperato: dal 2010 le banche greche sono in pratica escluse dal mercato interbancario internazionale e completamente dipendenti dalla BCE o dalla banca centrale greca per le loro esigenze di liquidità. I clienti che continuano a prelevare drenano ulteriori preziosissime risorse liquide. E le banche non riescono a trattenerli, nemmeno lusingandoli con interessi superiori al 5%.

Anche in Italia la raccolta bancaria soffre a causa della crisi, pur se in misura molto minore rispetto alla Grecia. Secondo il bollettino di Banca d’Italia i depositi dei residenti sono calati dello 0,8% nell’ultimo anno (fino a novembre 2011), mentre quelli delle imprese sono scesi del 6,1%, soprattutto per far fronte al calo dei flussi di cassa. Chi ha paura della crisi o di nuove tasse sembra però preferire ben altri nascondigli rispetto al banale e prevedibilissimo materasso. Le strade, come sempre, portano tutte nella pulitissima, bianchissima e modernissima Svizzera, verso la quale, secondo Attilio Befera, direttore dell’Agenzia delle Entrate, dall’inizio di gennaio il flusso di denaro che entra dall’Italia avrebbe avuto “una crescita esponenziale”, tanto che alcune banche elvetiche sarebbero state costrette ad affittare casseforti nei grandi alberghi per soddisfare il gran numero di richieste. “Affermazioni fuorvianti e non del tutto corrette”, ha replicato il direttore dell’Associazione Bancari Ticinesi (ABT), Franco Citterio, che servono a giustificare “i metodi repressivi di Equitalia”. Sarà, ma intanto alla frontiera tra Como e Chiasso se ne vedono di tutti i tipi. Dagli operai che nascondono migliaia di banconote in contanti dietro il cruscotto, alle signore disinvolte che riescono a far entrare 65.000 euro nei tacchi delle scarpe e nelle coppe del reggiseno. A beccarli ci pensano sempre più spesso i nuovi “cash-dog“, i cani da banconote in dotazione alla guardia di finanza. Negli ultimi tre mesi del 2012, sempre secondo Attilio Befera, i sequestri di valuta ai valichi di frontiera sarebbero aumentati del 50%.

Ci sarà un ritorno al materasso? E’ presto per dirlo. Più probabilmente il genio italico troverà presto nuove soluzioni. E se il denaro, che tradizionalmente non olet, viene intercettato dai solerti labrador della finanza, si potrà sempre provare a cospargerlo di profumi esotici per confondere le narici canine. E continuare a farla franca nei secoli dei secoli.

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