“La lotta alla mafia è un’assoluta priorità per il governo. Necessita di un impegno costante e coordinato degli attori coinvolti”. Lo ha detto il ministro della Giustizia Paola Severino, intervenendo a Palermo al convegno ‘Il giudice, il processo, realtà giudiziaria e nuovo codice antimafia”, organizzato dal Centro Studi Giuridici e Sociali Cesare Terranova e dall’Anm. Per il Guardasigilli è necessario “non abbassare mai la guardia”, perché le mafie hanno dimostrato livelli di “permeabilità sempre più oscuri”. Decisovo, secondo la Severino, “l’etica di impresa” un valore “da cominciare a costruire e tutelare”. Da qui l’idea “del rating all’impresa etica che si inserisce nella scia di quelle intraprese da Confindustria per promuovere la lotta alla legalità. Liberare l’economia dal fenomeno mafioso vuol dire infatti combattere una battaglia per la legalità”.

Il ministro però è convinto: “L’Italia ha un modello avanzato di disciplina del contrasto alla criminalità organizzata. Si tratta di un modello apprezzato anche in altri Paesi. Mi piacerebbe molto illustrarlo e portarlo in altre nazioni, per evitare che la criminalità organizzata si sposti laddove le maglie sono più larghe”.

Mentre sul contrasto a Cosa nostra in Sicilia “la lotta è andato avanti grazie al sacrificio di tanti magistrati ma anche perchè si è andati al cuore del problema, cioè si è individuato il modello della mafia siciliana”.

Maggiori difficoltà, invece, si sono riscontrate nella lotta alla camorra e alla criminalità calabrese. Per il ministro le ragioni della difficoltà nel contrasto risiedeno nel fatto che la criminalità calabrese “è modellata infatti secondo uno schema familiare, mentre la camorra gode di una sorta di condivisione sociale”.

”Molti provvedimenti – ha poi aggiunto la Severino – del governo interessano la magistratura, è importante il dialogo con i magistrati e stiamo affrontando i temi legati al sistema carcerario. L’altro istituto sul quale stiamo lavorando è quello della depenalizzazione. Ci sono una serie di riforme di carattere procedurale che interessano la magistratura, come il Tribunale dell’impresa”. Quindi ha aggiunto: “Bisogna diversificare la lotta alla criminalità organizzata. Il Codice antimafia ci permette, in Italia, di essere all’avanguardia: il nostro è un modello apprezzato in altri Paesi, mi piacerebbe se venisse esportato e mi piacerebbe coltivare questo progetto, sebbene ci sia poco tempo a disposizione”. “Mi preme, inoltre, il tema della formazione del magistrato – ha poi sottolineato – Dietro a ogni successo contro la criminalità organizzata, c’è sempre l’organizzazione di un ufficio. I nostri magistrati hanno un alto livello di formazione, ma l’organizzazione è importante”.

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