È il 2 febbraio 2008. Sul campo dell’Almas Roma, all’Appio, un giovane calciatore del Cinecittà Bettini di nome Alessandro Bini muore sbattendo violentemente il petto contro un rubinetto dell’impianto di irrigazione: avrebbe compiuto 15 anni la settimana seguente.

Non era la prima tragedia che accadeva su un campo di calcio dilettantistico. Come in tutte le precedenti occasioni, si disse che una cosa del genere non sarebbe dovuta mai più capitare. Ma questa volta si fece qualcosa in più. Nel luglio di quell’anno, su proposta dell’Associazione Bini, nata attorno a Delia, mamma di Alessandro, e della Fondazione Giorgio Castelli Onlus (che prende il nome dal sedicenne calciatore del Real Tor Sapienza morto nel 2006 durante un allenamento per un arresto cardiaco), il consigliere regionale del Lazio, Enzo Foschi, promosse una legge sulla sicurezza negli impianti sportivi che prevedeva, tra le altre cose, un bando per mettere a norma quelle strutture pubbliche che troppe volte non lo erano.

La legge fu votata all’unanimità dal Consiglio regionale del Lazio nel marzo 2009. “Con i primi bandi – ricorda Foschi – la Regione fu in grado di mettere in sicurezza un migliaio di impianti, di piccoli e grandi Comuni. Gli interventi a volte erano minimi: spostare un muretto, rifare una recinzione, rimuovere degli ostacoli a bordo campo”.

Quella legge, nata con una missione chiara, nel volgere di un paio di anni è stata stravolta dalla nuova amministrazione del Lazio, che ha voluto aprire il bando anche alle strutture private. Il risultato è l’incredibile graduatoria pubblicata a fine gennaio sul sito della Regione Lazio. La legge, nata in memoria di un ragazzino morto su un campetto di periferia, ha infatti premiato per il 2011 tredici impianti che con quella storia non hanno proprio niente a che fare.

Al primo posto, infatti, si è classificato un centro fitness di Manziana: al Body Life, dove, tra le altre attività, si possono seguire corsi di pilates, danza del ventre, salsa cubana, difesa personale donne e massaggi estetici è stato concesso un contributo di 13.300 euro. Il centro è nato nel 2008: evidentemente richiedeva ulteriore sicurezza.

Secondo classificato il Bracelli Club che gestisce due campi di calcio a cinque, una pista di pattinaggio all’aperto, quattro sale per arti marziali, ginnastica artistica e ritmica, due sale per la danza e tre sale per la scuola di musica. Al centro andranno 22.800 euro. La stessa cifra che andrà a compensare le spese sostenute da un altro impianto nato nel 2008, il Centro Dabliu del Salario: sala pesi, sala aerobica, piscina, scuola di nuoto, acqua gym, hydrobike, spogliatoi con sauna. Una roba di gran classe, che evidentemente aveva dei limiti sul versante dell’incolumità per i propri iscritti.

Al quarto posto è giunto un altro centro denominato nel bando “Società polisportiva dilettantistica a.r.l.”. All’indirizzo dove è domiciliato, quello di via dell’Acqua Traversa 251, ha però sede un altro centro Dabliu, con piscine, palestre e sauna. Anche questo ha ottenuto 22.800 euro. Tra i 13 nomi forse solo un paio sono riconducibili allo sport di base. Si arriva al paradosso di elargire fondi pubblici alla Ego Airport di Fiumicino, wellness center dal quale si accede attraverso l’hotel Hilton e al circolo ippico del viterbese che è anche un agriturismo con 900 ettari di tenuta.

Delia Santalucia Bini, la mamma di Alessandro, ha chiesto di avere accesso agli atti di questa gara, non pubblicati sul sito della Regione. Non pensa a una truffa. Più semplicemente non può credere che la “sua” legge sia finita così. Anche Foschi presenterà un’interrogazione. Anche perché, spiega “questi sono gli ultimi soldi. Per quest’anno la Regione non ha finanziato il bando”.

Il Fatto Quotidiano, 16 febbraio 2012

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