Don Andrea Gallo

“Appena vedo Adriano lo prenderò a braccetto e gli dirò: guarda che la libertà di stampa è un diritto, non si può invocare la chiusura dei giornali, ma tutto ciò lo farò con correzione fraterna, senza strapparmi le vesti”. Così Don Gallo, sentito al telefono dal Fattoquotidiano.it, ha commentato il polverone sollevato da Adriano Celentano sul palco dell’Ariston nella serata inaugurale del 14 febbraio (guarda il video). Il commissariamento del Festival di Sanremo, con l’arrivo del vicepresidente della Rai Antonio Marano, e le scuse richieste dalla Cei, l’organo dei vescovi italiani, sono sembrate agli occhi del prete genovese “reazioni spropositate, esagerazioni mediatiche”. E’ rimasto incredulo e costernato da ciò che gli hanno riferito sia i giornalisti con cui ha conversato, sia i suoi collaboratori. Perché in realtà Don Gallo la super contestata prima puntata del Festival di Sanremo, incluso lo show del Molleggiato e gli attacchi alla Chiesa, non l’ha neppure vista. Insomma, è stato tirato in ballo a sua insaputa.

Celentano nella sua performance ha attaccato gli organi di stampa della Chiesa cattolica, troppo politicizzati. E ha lodato le attività della Comunità di San Benedetto al Porto e del suo parroco, Don Gallo appunto, esempi della vera spiritualità cristiana. Ma l’invettiva dello showman contro la stampa cattolica ha un retroscena. Perché Avvenire e Famiglia Cristiana avevano intrapreso una crociata contro il ‘Celentano-profeta televisivo’ e il cashet milionario offertogli per partecipare al Festival: 350 mila euro a serata per un totale di 750 mila euro.

“Con tale somma si possono tenere aperte le sedi della Rai nel Sud del mondo”, ammoniva il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio. Celentano alla fine ha deciso di devolvere l’incasso ad Emergency e a 13 famiglie italiane indigenti, per spegnere il focolaio. Se i cattolici hanno attaccato l’Adriano nazionale, per Don Gallo è anche a causa di questa beneficenza mirata. Niente otto per mille, per intenderci. Il cantautore si è difeso come può dagli attacchi mediatici ricevuti. “L’Avvenire – ha sostenuto Don Gallo – che io considero il mio giornale, attacca me quando vado da Saviano. E ci fosse una volta che pubblichino un mio articolo. E’ un’occasione di autocritica quella offerta da Celentano. L’Avvenire è il giornale di tutti i cattolici oppure solo di alcuni?”.

Insomma, per il parroco della Comunità di San Benedetto il monologo del Molleggiato contiene delle verità, anche se espresse in modo sbagliato. Le ipocrisie negli organi di stampa cattolica ci sono eccome. “Questa potrebbe essere un’occasione per vedersi, incontrarsi e rivedere il tutto. La libertà di stampa non si tocca, ma quello puoi dirlo ad Adriano prendendolo a braccetto – ha ribadito Don Gallo – senza parlare di ira della Chiesa, tra i cattolici non dovrebbe dominare l’ira”.

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