Diciotto rigori, poi la gioia per un risultato inatteso e straordinario. Lo Zambia ha battuto la Costa d’Avorio nella gara che valeva la Coppa d’Africa 2012, il trofeo più importante per chi gioca a pallone nel continente. Si diceva fosse una partita a senso unico, già scritta e dall’esito scontato. Troppo forte la Costa d’Avorio dei campioni super pagati che l’Europa conosce per via della loro militanza in squadre di prima fascia. Troppo debole lo Zambia dei signori-nessuno, arrivato in Congo e Gabon per le fasi finali della competizione senza alcuna pretesa, ma con un carico grande così di entusiasmo e di genuina incoscienza.

Dopo centoventi minuti di gioco e una serie interminabile di tiri piazzati, ecco che prende forma il mezzo miracolo che nessuno si aspettava. Lo Zambia sale sul gradino più alto del podio per la prima volta nella sua storia e la Costa d’Avorio quasi non crede ai propri occhi. E proprio nello stadio di Libreville, la capitale del Gabon, che quasi vent’anni prima aveva assistito al disastro aereo nel quale persero la vita tutti i giocatori della nazionale zambese che si stava recando in Senegal per guadagnarsi un posto ai Mondiali del 1994.

Hervé Renard, tecnico 43enne misconosciuto della squadra campione d’Africa, ha dedicato la vittoria a Kalusha Bwalya, leggenda del calcio made in Zambia, attualmente presidente della Federcalcio del suo paese. Bwalya, giocatore africano dell’anno nel 1988 per l’autorevole rivista France Football, riuscì a salvarsi dalla tragedia del 1993 perché decise di raggiungere i compagni in Senegal con mezzi propri. All’epoca, era una stella del Psv Eindhoven, segnava tantissimo e collezionava riconoscimenti con una facilità disarmante. Poteva permettersi senza problemi un viaggio a proprie spese per far grande la sua nazionale. Aveva lasciato lo Zambia per diventare un protagonista del calcio internazionale e ce l’aveva fatta. Fu l’unico sopravvissuto di una squadra che, l’anno successivo, completamente rifondata, riuscì comunque a raggiungere la finale della Coppa d’Africa. Roba da non crederci.

“E’ stata una vittoria della determinazione sulla disperazione – si legge sull’edizione on line del quotidiano The Post, uno dei più letti a Lusaka e dintorni – il futuro non appartiene ai deboli di cuore, ma ai coraggiosi. Diciannove anni fa abbiamo perso la nostra squadra in un terribile incidente aereo, ma abbiamo ricominciato daccapo, senza farci spaventare da alcunché. Ora rallegriamoci per il risultato raggiunto come persone di ragione, non come ignoranti o idioti che vanno in giro a distruggere le cose e a mettere in serio pericolo la vita di altre persone. Non abbiamo alternative, dobbiamo continuare a sognare, con la speranza per un futuro migliore per la nostra nazione. Lo Zambia ha vinto la Coppa d’Africa, sembrava impossibile. Non dobbiamo perderci d’animo ed avere fiducia che le cose possano cambiare”.

Lo Zambia combatte da anni contro un debito enorme che non permette di migliorare la condizione economica interna. La corruzione è all’ordine del giorno, la forbice tra chi ha tanto e chi ha poco è sempre più grande e la violenza ha spesso il sopravvento sulle questioni del quotidiano. Il nuovo presidente Michael Sata, eletto nel settembre 2011, ha promesso di dare il via ad una lunga stagione di riforme e ha vinto le elezioni al grido di “Via i cinesi dal nostro Paese”. E’ cosa nota, gli asiatici stanno rastrellando terre nel continente e fanno affari d’oro. Lo Zambia occupa attualmente il 150° posto nella lista Isu (Indice sviluppo umano) e il 153° posto nell’elenco che mette in fila il prodotto interno lordo di tutti i paesi del mondo.

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