Il regista Daniele Vicari

Il G8 di Genova irrompe in forze al Festival di Berlino. Nella sezione Berlinale Special, fuori concorso, ecco Diaz, targato Fandango per la regia di Daniele Vicari, e nella sezione Panorama, The summit, documentario a firma Franco Fracassi. Ieri pomeriggio c’erano più di mille persone alla proiezione ufficiale di Diaz. “Una reazione calorosa ed entusiasta”, commenta Vicari da Berlino a ilfattoquotidiano.it, “per un film che ho preparato con cura mettendoci parecchi anni e che ho finito di montare solo quattro giorni fa”. L’epigrafe sulla locandina (sfondo nero scritte in rosso e sulla A di Diaz l’ombra di un poliziotto con manganello), recita: “La più grave sospensione dei diritti democratici in un Paese occidentale dopo la Seconda Guerra Mondiale”. Si incrociano così le vicende di decine di personaggi, più o meno ispirati al racconto di chi realmente c’era, fra il 19 e il 22 luglio 2001, a Genova. Si ritrovarono in 300mila con lo slogan “Un altro mondo è possibile”. Ma dopo le prime pacifiche manifestazioni del 19 luglio, i cortei del 20 e del 21 diedero luogo a una vera guerriglia urbana: l’uccisione di Carlo Giuliani, 100 feriti, 280 arresti, 50 miliardi di lire di danni. Infine, quando tutto sembrava concluso, domenica sera, si scatenò una nuova ondata di violenza con l’irruzione di oltre 300 agenti di polizia alle scuole Diaz-Pascoli, sede del Media center del Genoa Social forum. In pochi minuti ci saranno 87 feriti e 93 arrestati di dodici paesi differenti. “Al di là di ogni facile moralismo”, afferma Vicari, “la tragica repressione che avvenne alle scuole Diaz rese chiaro il fatto che tra istituzioni e cittadini italiani, anzi mondiali, si era creata, ed esiste ancora oggi forse in modo ancor più evidente, una distanza incolmabile”.

Nel film, una coproduzione italo-franco-rumena (Domenico Procacci della Fandango ci ha investito di tasca propria parecchi milioni di euro, n.d.r.), s’incrociano le storie del giornalista Luca (Elio Germano), dell’anarchica tedesca Alma, di un manager di economia solidale, di un vecchio sindacalista Cgil e soprattutto di Max (Claudio Santamaria), vicequestore aggiunto del primo reparto mobile di Roma, che non vede l’ora di tornare a casa da sua moglie e sua figlia, ma che intanto condurrà le squadre speciali nell’irruzione alle Diaz. “Quando la polizia assume il ruolo di supplente della politica nel dirimere i conflitti sociali, non possono che succedere disastri”, spiega Vicari. “Tutti sanno che i black bloc hanno nomi e cognomi, ma si prepara una costruzione mediatica per tutti i cittadini europei buoni solo a guardare come sale e scende il proprio conto in banca, per poi giustificare violente repressioni e torture a chi non c’entra. A Genova è successo questo e nient’altro”. Il problema, secondo il regista rietino, è tutto politico: “Lo dico da cittadino europeo, più che da cineasta. Negli ultimi vent’anni la cosa pubblica in Italia e nel mondo è stata gestita in modo catastrofico e spero che la classe dirigente che l’ha avallata scompaia. Se oggi siamo sull’orlo del baratro è perché quello che dicevano i manifestanti di Genova si è avverato: viviamo in un continente dove la democrazia è un concetto astratto. I cittadini europei non decidono più nulla, i loro destini sono in mano a banchieri e funzionari non eletti. Quello che si diceva a Genova sulla gestione dell’economia mondiale era talmente vero che perfino oggi Sarkozy e Merkel, politici di destra, vogliono usare la Tobin Tax contro la crisi”.

Sul versante documentaristico di quei terribili giorni agisce invece The summit di Franco Fracassi e Massimo Lauria: “Genova è stata la battaglia finale tra lo scontro di due idee diverse di sviluppo del pianeta”, ha spiegato Fracassi, autore recentemente di un altro documentario su Berlusconi, Le dame e il Cavaliere: “Su 35000 poliziotti, almeno 5000 erano agenti stranieri di cui 700 appartenevano all’Fbi ed erano lì per proteggere Bush. Quando si parlava dei black bloc infiltrati, si sono sempre prese in considerazione solo le forze dell’ordine italiane. Invece, dalle testimonianze che abbiamo raccolto tra gli infiltrati, parlavano tutti tedesco, francese, olandese, inglese ma non italiano”. Le testimonianze raccolte in The summit, produzione indipendente low budget, sono scioccanti: “Abbiamo ascoltato molti manifestanti e tanti poliziotti che hanno accettato di parlare, anche in maniera critica dell’operato delle forze dell’ordine, compreso il responsabile dell’ordine pubblico a Genova Ansoino Andreassi, vice capo della Polizia, agenti dei Servizi Segreti internazionali e della Cia”. Dulcis in fundo i parlamentari del Copaco che avevano in mano documenti segreti sull’organizzazione della sicurezza a Genova: “Siamo entrati in possesso dei documenti della Questura, della Prefettura e dei Servizi Segreti italiani, che descrivevano nel dettaglio quello che sarebbe successo, ed erano tutti precedenti al G8. Molti di questi riportavano già la cronaca dei giorni a venire”.

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