“Questo paese non può essere messo al tappeto solo con un pugno; è l’intervallo America, e il nostro secondo tempo sta appena per iniziare”. Questo il messaggio del buon vecchio Clint Eastwood nello spot Chrysler da lui interpretato e trasmesso durante il Super Bowl. Una palese dichiarazione di voto pro Obama, hanno commentato all’indomani numerosi giornali statunitensi (e anche italiani). L’ispettore Callaghan, giustiziere solitario e storico supporter repubblicano ha dunque cambiato casacca?

Il Giornale si è affrettato enfaticamente a smentire e ci ha fatto sapere che il regista e attore 82enne non ha affatto abbracciato la causa democratica e che, intervistato dalla Foxnews, Eastwood avrebbe detto di “non sostenere al momento nessun candidato politico”. Tradotto: non tifo Obama (ma neanche per il candidato repubblicano…)

Un sospiro di sollievo per il quotidiano di Sallusti che benedice sempre le “conversioni” a patto che siano da sinistra a destra (vedi i vari Ferrara, Frattini, Maiolo, Bondi, Liguori, Pecorella, Micchiché, Scilipoti…) ma è terrorizzato dal contrario.

Tornando a Clint. Pro o contro Obama? Progressista o conservatore? Parlano per lui alcuni suoi film degli ultimi dieci anni.
– “Gli spietati” (“Unforgiven”), 1992. Una critica “spietata” contro la sopraffazione e la violenza e la difficoltà di estirpare dagli uomini e dalla società, le radici del male.
– “Un mondo perfetto” (“A Perfect World”), 1993. Una storia toccante di ingiustizia sociale contestualizzata in quell’America buia orfana di Kennedy, padre degli Stati Uniti d’America.
– “Potere assoluto” (“Absolute Power”), 1997. Una forte denuncia contro la violenza e la meschinità del potere politico, disposto a ogni bassezza per non incrinare il proprio potere.
– “Mystic River”, 2003. Si incrociano tre storie di infanzia negata e brutalizzata. Ma se giustizia potrà esserci, dovrà ridare la pace a ciascuno e non potrà mai essere un regolamento di conti.
– “Changeling”, 2008. Film severo contro la corruzione dilagante in un Paese vittima del proibizionismo, che ha scatenato guerre tra bande e polizia, esasperando i cittadini.
– “Gran Torino”, 2008. Una metafora dell’America di Obama che dopo l’era Bush si è riscattata estirpando oltre due secoli di pregiudizi razziali e guardando con occhi diversi al futuro.
– “Invictus”, 2010. La storia di Nelson Mandela che cerca di riunire il suo popolo con il linguaggio universale dello sport è il racconto di un popolo che sorprese il mondo costruendo una nazione sui diritti e non sulla vendetta.
– “J. Edgar”, 2011. Eminenza grigia del potere politico Usa per oltre cinquant’anni J. Edgar Hoover è una figura ossessionata dal comunismo e che costruisce una perfetta “macchina del fango”. Un omosessuale represso che non riesce a vivere la sua identità in una società profondamente omofoba.

Le opinioni sono come le palle. Ognuno ha le sue” affermava lo stesso Clint anni fa rispondendo con la consueta ironia ad una critica feroce. Democratic or Republican? Poco importa. Il vecchio conservatore Clint è in realtà un giovane progressista, e i suoi ultimi film sono un richiamo costante all’America contro il pericolo di abdicare alla difesa dei diritti e delle libertà civili. Ed è quanto basta…

Articolo Precedente

Baglioni, la rotta della Costituzione

next
Articolo Successivo

Il circo intorno a un libro

next