E’ entrato nella legnaia e si è tolto la vita impiccandosi. Aveva 52 anni l’uomo (padre e marito) che non è più riuscito ad andare avanti. A sopportare le sue giornate che trascorrevano senza che nessuno lo chiamasse. Non aveva un posto fisso l’imbianchino, titolare di una ditta individuale, di Monselice che ha appeso la sua vita al cappio fissato tra solide, vecchie assi di legno.

Che ne sanno gli “annoiati” del posto sicuro delle lunghe giornate e delle interminabili nottate di chi lavora a cottimo? Che ne sanno loro del telefono muto, quando nessuno chiama per fare anche solo un piccolo lavoro? Quando la vita perde significato e sotto i piedi si apre il baratro dell’incertezza di ogni singolo secondo vissuto che rintocca  nella testa. La moglie, al ritorno dal lavoro, ha trovato il corpo senza vita del marito.

La vicenda di Monselice, della disperazione esistenziale dell’artigiano, diventa una distratta notizia di cronaca nera e il modesto post di questo blog. Meditate super tecnici, meditate.

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