Con un’anteprima straordinaria, Riccardo Muti e la sua Chicago Symphony Orchestra apriranno il programma della ventitresima edizione del Ravenna Festival, venerdi’ 27 aprile, al Palazzo Mauro De André.

Il festival, vedrà all’opera la famiglia Muti al gran completo: il concerto diretto dal maestro, tre regie verdiane a cura della presidentessa del festival, Cristina Mazzavillani Muti (moglie) e il debutto registico della attrice Chiara Muti (figlia) che firma la Sancta Susanna di Hindemith.

In una stagione in cui per Riccardo Muti non si contano i riconoscimenti prestigiosi, ‘Musician Of The Year’ per la rivista Musical America, i premi ‘Birgit Nilsson’ in Svezia e ‘Principe de Asturias per le Artì in Spagna, il profondo feeling tra l’orchestra ed il suo direttore è stato consacrato alla 53° edizione dei Grammy Awards, dove la registrazione live della Messa da Requiem di Verdi si è aggiudicata due premi: Best Classical e Best Choral Album. Quella di Ravenna è la data conclusiva di un tour europeo (il 29° nella storia dell’Orchestra) in sei tappe che partirà il 15 aprile nella Sala Grande del Conservatorio di Mosca.

Il Ravenna Festival presenta poi il 16 e 17 maggio un nuovo appuntamento, l’undicesima edizione dell’European Youth Music Festival, intitolata ‘Allegromosso’, un evento organizzato per la prima volta in Italia e promosso dall’European Musicschool Union e dall’AIdSM (Associazione Italiana delle Scuole di Musica) assieme alla Regione Emilia-Romagna. L’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini, per l’occasione integrata da giovani strumentisti delle scuole europee di musica, sarà la protagonista del concerto inaugurale diretto dall’inglese Wayne Marshall il cui godibilissimo programma alterna compositori italiani di grande popolarità come Rossini, Verdi e Rota agli americani Gershwin, Bernstein e Williams.  Oltre 5.000 giovani musicisti europei, dai 12 ai 25 anni, si sono dati appuntamento in Emilia-Romagna per partecipare a questa kermesse, nata nel 1985 a Monaco con l’obiettivo di favorire l’incontro tra giovani di diverse nazionalità e portare avanti la creazione di un’Europa unita anche nella musica, grazie alle comuni radici culturali.

Con il titolo ‘Nobilissima Visione’, al centro del percorso tematico di Ravenna Festival, dal 9 giugno al 15 luglio, vi è un ‘cuore’, rappresentato dal millenario della fondazione del Sacro Eremo di Camaldoli ad opera di Romualdo di Ravenna, occasione per raccontare una Ravenna assai meno nota rispetto ai fasti dell’Impero Romano d’Occidente, ma forse non meno straordinaria, quella appunto di Romualdo e dei suoi monaci, di Sant’Adalberto o di Gerberto di Aurillac (papa Silvestro II).

Con musiche di varia provenienza saranno ricomposte vicende sia umane sia storiche e spirituali di grande importanza: Si va dal medioevo dell’ensemble Eloqventia ai millenari canti baltici dell’estone Ensemble Heinavanker, dalle voci norvegesi del Trio Mediæval ai canti della Chiesa Ortodossa Russa del Coro Ortodosso Maschile di Mosca, diretto da Georgij Smirnov. Da sottolineare un confronto tra le musiche sacre barocche del camaldolese Orazio Tarditi (ordinato monaco proprio a Ravenna), proposte dalla Stagione Armonica diretta da Sergio Balestracci e quelle, sempre barocche, dell’Est europeo, interpretate dall’ensemble strumentale Il Suonar parlante di Vittorio Ghielmi. La raffinatissima tradizione del canto spirituale sufi ‘Ghazal’ sarà invece proposta dalla cantante uzbeka Monàjàt Yulchieva.
Seguendo i sentieri spirituali del monachesimo non si poteva non giungere in Tibet, paese dalla storia plurimillenaria cui viene dedicata una settimana di incontri, riti, cerimonie ed eventi. Al di là dell’enorme distanza geografica, stretto è il legame con la celebrazione del monachesimo camaldolese, sappiamo infatti che il vero riformatore del buddhismo tibetano fu Atisa, celebre monaco indiano pressochè contemporaneo di Romualdo, che rimise in vigore le esigenze e le regole della vita monastica.

Mandala, sutra e mantra scandiranno nel cuore stesso della città, che si tingerà di amaranto ed arancione come le vesti dei monaci, i sette giorni che precedono il grande Concerto delle Fraternità con la partecipazione di un gruppo di monaci tibetani residenti a Darhamsala (la sede indiana del Dalai Lama Tenzin Gyatso), della suora tibetana Ani Choying Drolma e di alcuni musicisti che interagiranno con i mantra come Markus Stockhausen, Amelia Cuni e Maria Jonas, Stephan Micus, il Coro gregoriano femminile Mediae Aetatis Sodalicium ed altri.

Nel corollario tematico del festival non potevano mancare percorsi paralleli come quello della ‘montagna’ e del ‘bosco’, che saranno interpretati dal Coro della Sat e da un progetto speciale elaborato dalla musicista e cantante Luisa Cottifogli, ‘Come alberi d’inverno, ospitato nell’antica Pineta di Classe, giunta fino ad oggi anche grazie alle secolari cure dei monaci camaldolesi, pii anticipatori della green economy, riproponendo la formula del Concerto Trekking che tanto successo ha riscosso nelle ultime edizioni del festival.

Il tema delle claustrali solitudini, delle estatiche visioni tra mistici rapimenti e trance viene potentemente evocato dalla ‘Sancta Susanna’, opera in un atto di Paul Hindemith, di ambientazione claustrale, su testo del poeta August Stramm. Si tratta di uno degli spartiti più arcani e misteriosi del Novecento che ci parla in modo terribile di quel fragoroso ‘silenzio di Dio’ che tanta parte ebbe nella mitologia nordica di cui l’Espressionismo tedesco è radicalmente impregnato.

La regia della ‘Sancta Susanna’, coprodotta con il Teatro dell’Opera di Roma, sarà firmata da Chiara Muti. Una nuova creazione di Micha van Hoecke su musiche composte tra il 1937 e il 1938 dallo stesso Hindemith (la Suite per orchestra dal balletto ‘Nobilissima visionè) e ispirate dalle Storie di San Francesco affrescate da Giotto nella Cappella Bardi della Basilica di Santa Croce a Firenze, aprirà questa intensa serata all’insegna di uno dei più grandi e meno conosciuti tra i musicisti del ‘900.

La programmazione sinfonica del Festival prosegue a giugno con l’americano Dennis Russell Davies che dirigerà l’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini in un concerto che proporrà musiche del grande compositore estone contemporaneo Arvo Part (Lamentate per pianoforte e orchestra, una composizione del 2002 dedicata alla scultura ‘Marsyas’ dell’artista indiano Anish Kapoor) assieme a ‘The Planets’ di Gustav Holst.
Pietro Borgonovo dirigerà poi la Cherubini assieme al Chicago Children’s Choir (musiche di Schubert e Bernstein) mentre il grande direttore russo Yuri Temirkanov tornerà al festival con l’Orchestra Filarmonica di San Pietroburgo.
Il Concerto delle Fraternità vedrà Riccardo Muti sul podio della Cherubini unitamente, com’è ormai tradizione, all’Orchestra Giovanile Italiana.

La musica contemporanea è rappresentata al Ravenna Festival da uno dei suoi massimi protagonisti: lo statunitense Steve Reich, tra i ‘padrì riconosciuti di una delle più influenti correnti musicali qual è quella del ‘minimalismo’. Di Reich, che sarà eccezionalmente presente a Ravenna dove parlerà della sua particolarissima estetica compositiva, verranno eseguiti, dal PMCE Parco della Musica Contemporanea Ensemble, diretto da Tonino Battista, due dei suoi capolavori, ovvero ‘Tehillim’, per voci e ensemble (1981) e ‘City Life,’ per ensemble amplificato (1995).
Forme ancora più avanzate e sperimentali di ricerca nell’ambito sia del suono che dell’immagine troveranno poi ancora una volta espressione nella rassegna ‘Weird Tales’, organizzata in collaborazione con Bronson Produzioni. La danza, anche nelle sue espressioni più contemporanee, si è guadagnata negli ultimi anni sempre più spazio all’interno del festival, grazie anche ad un pubblico sempre più numeroso, attento ed esigente.

Quest’anno saranno tre le nazioni protagoniste: Stati Uniti, Brasile e Francia. Shen Wei, direttore artistico e coreografo della newyorkese Shen Wei Dance Arts, oltre ad essere affermato pittore, designer, regista e fotografo, in bilico tra Oriente e Occidente, è famoso per l’originale visione interculturale e interdisciplinare delle sue invenzioni coreografiche: A Ravenna proporrà due delle sue migliori creazioni come ‘Near The Terrace’ (ispirato ai quadri del pittore surrealista belga Renè Magritte) e la sua personalissima ‘letturà del capolavoro stravinskiano ‘The Rite Of Spring’.

Cedar Lake Contemporary Dance, la compagnia fondata nel 2003 da Nancy Laurie, rappresenta una delle più dinamiche ed innovative realtà della danza statunitense e proporrà due nuovissimi lavori in prima italiana: ‘Violet Kid’, del nuovo astro nascente della danza israeliana Ofesh Shechter, e ‘Hubbub’ del coreografo freelance svedese Alexander Ekman.
Il coreografo e danzatore francese Mourad Merzouki dirige dal 2009 il Centre Chorègraphique National de Crèteil ed ha fondato nel 2006 la compagnia Kafig che coniuga l’hip hop con altri linguaggi della danza contemporanea proseguendo la collaborazione con 11 danzatori di Rio de Janeiro dopo il grande successo incontrato da Correria e Agwa.
Coreografi brasiliani e francesi contribuiscono, sotto la supervisione di Merzouki, al nuovo spettacolo ‘Kafig Brasil’, che sarà presentato a Ravenna subito dopo la prima a Montpellier Danse.

Non poteva mancare la danza classica con un Gran Gala affidato ad uno tra i corpi di ballo europei più blasonati: quello dell’Operà National de Paris.

Con ‘Brasil in jazz’ si vuole rendere omaggio, innanzitutto, ad una figura leggendaria della musica brasiliana: Egberto Gismonti. La ‘due giornì, che riporta ancora una volta il grande jazz alla Rocca Brancaleone, è un vero e proprio ‘focus’ dedicato a questo compositore e polistrumentista figlio di una siciliana e di un libanese, e con un background classico di tutto rispetto (Gismonti si è formato a Parigi con Nadia Boulanger e Jean Barraquè).
Il percorso artistico di Gismonti testimonia come quella del Brasile sia una cultura composta di tradizioni musicali diverse e varie, fatta anche di choro, frevo, baiao e forro’, riuscendo a unire in una sintesi del tutto originale la tradizione musicale degli indiani dell’Amazzonia con la musica classica. Il focus ripropone sodalizi ‘storicì come quello con il percussionista Nana Vasconcelos, colui che ha fatto conoscere al mondo il berimbau, di cui è straordinario virtuoso e la cui carriera è costellata di collaborazioni prestigiose che vanno da Don Cherry a Gato Barbieri.
Nella seconda serata a Gismonti si aggiungono Hamilton de Holanda e il Trio Madeira. Come Egberto Gismonti, Hermeto Pascoal e Astor Piazzolla, Hamilton si allontana dallo stile tradizionale utilizzando un approccio più jazzistico, ma mantenendo la forza espressiva dei grandi. La sua musica è sempre innovativa, il suo carisma, la forza comunicativa e un tocco impeccabile e pieno di creatività fanno di Hamilton uno dei musicisti di più grande rilievo nella nuova generazione di interpreti e compositori della musica contemporanea brasiliana.

Ancora una volta, poi, Palazzo San Giacomo a Russi sarà la cornice di un lungo weekend dedicato alle espressioni della musica popolare di diversi aree geografiche del globo: Nel progetto ”Vola vola vola” alcune delle più famose canzoni di Francesco De Gregori, assieme a ‘classicì della tradizione popolare italiana, con la complicità di Ambrogio Sparagna, vengono reinterpretate dall’Orchestra di Musica Popolare dell’Auditorium di Roma con gli strumenti tipici della musica folk nazionale. La seconda serata è all’insegna della Taranta Nera ed ha come protagonisti Officina Zoè ed alcuni straordinari musicisti africani.
Due luoghi del Sud del Mondo entrambi depositari di tradizioni millenarie fondate sulle forme artistiche umane più semplici e quindi più profonde: le voci e le percussioni.
Un incrocio al Sud quindi, per un incontro originale e coinvolgente in cui la pizzica tarantata incontra i ritmi africani, la frenesia dei tamburelli dialoga con il talking-drum, il canto griko si fonde con la tradizione orale dei griot del Mali.
Grandi protagonisti della musica dell’Africa subsahariana concludono questa breve ma intensa rassegna: Kareyce Fotso, polistrumentista del Cameroun, Dobet Gnahorè, ‘la dea nerà, cantante, danzatrice e percussionista ivoriana dalla straordinaria forza delle tradizioni ‘bètè’ e Aly Keita, virtuoso suonatore di balafon maliano, già compagno di avventure sonore di Joe Zawinul.

Infine la nuova pagina autunnale di Ravenna Festival, che fa tesoro della ormai più che decennale esperienza di produzioni d’opera realizzate in forma di laboratorio: Con ‘Trilogia d’autunno’ si dà inizio ad un nuovo ambizioso programma e nello stesso tempo viene lanciata una nuova sfida, nella consapevolezza di dover offrire indicazioni utili al futuro e allo sviluppo del teatro in musica in tutte le sue forme, che apra orizzonti nuovi e tenga conto delle sempre crescenti esigenze di contenimento dei costi ed agilità degli allestimenti.
Grazie ad un unico ingegnoso modello scenografico modulare che consenta di comporre rapidamente tre diverse scenografie, ci proponiamo di presentare ogni anno tre titoli per un unico tema, alternandone ogni sera la rappresentazione. Quest’anno, nell’imminenza del bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi, Trilogia d’autunno proporrà, a cura di Cristina Mazzavillani Muti, i tre capolavori della cosiddetta trilogia popolare ovvero Rigoletto, Trovatore e Traviata, in nove recite consecutive, dal 9 al 18 novembre.


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