La neve di Roma, il sostegno a Formigoni e l’alleanza con il Pdl. Sono questi alcuni dei temi trattati dai big leghisti in occasione del comizio organizzato sabato sera a Bergamo, quando sono saliti sul palco Roberto Calderoli, Umberto Bossi e Roberto Maroni.

Davanti al pubblico orobico Bossi è sembrato stanco e confuso, ha parlato ancora del progetto della grande Europa dei popoli, producendosi in divagazioni storiche che hanno spaziato dai romani a Cavour. A margine dell’incontro il Senatùr è tornato anche sull’ultimatum lanciato a Formigoni dal palco della manifestazione milanese del 22 gennaio scorso, quando aveva minacciato di far cadere la giunta lombarda qualora il Pdl non avesse tolto il sostegno al governo Monti. “Mi pare che un po’ di risultati ci siano”, ha detto Bossi, puntualizzando che la Lega non ripone aspettative in un eventuale rimpasto di giunta al Pirellone: “Quelle cose lì sono piccole per noi, noi dobbiamo andare avanti con il nostro progetto”.

Gli interventi più accesi sono stati quelli di Calderoli e Maroni, decisi a far dimenticare le divisioni interne, puntando la barra sulle questioni care al popolo leghista. Le divisioni, le liti delle ultime settimane, sarebbero insomma acqua passata: “Se Bossi e Maroni si guardano storto gli do un cazzotto” ha detto Calderoli dal palco che ha poi paragonato “Monti al comandante Schettino” perché simbolo “del fallimento totale”. La platea si è accesa quando Calderoli ha lanciato il suo monito al Pdl, parlando duramente della possibilità che si metta mano alla legge elettorale penalizzando la Lega Nord: “Dico ai cari alleati: abbiamo manifestato in piazza Castello e piazza Duomo, se toccano la legge elettorale per far fuori la Lega, vorrei ricordare loro che c’è anche piazzale Loreto” e poi ha aggiunto: “Forza Italia o il Pdl potevano vincere con un candidato brianzolo: voi pensate cosa succede al Pdl se candidano un siciliano a casa nostra… Lo mandano a scopare il mare”. Sulle prossime elezioni amministrative, Calderoli ha ribadito la posizione del Carroccio: “Andiamo da soli”, ricordando a tutti gli amministratori leghisti che non devono avere paura di perdere “perché la Lega ce la può fare”. In apertura del suo intervento Calderoli ha parlato della neve a Roma, ridicolizzando i disagi dei romani e stigmatizzando il comportamento di Alemanno: “Con due centimetri di neve sono andati in tilt, si è bloccata una città intera. E una città così vuole fare la capitale? Ma non facciamo ridere”. Quindi la parola è passata ad Andrea Gibelli, che ha spiegato quali sono i passi che il partito sta compiendo per accreditare la propria posizione con gli altri popoli europei, scendendo nel dettaglio del disegno bossiano.

Dopo di lui si è avvicinato al microfono Umberto Bossi, a cui spetta tradizionalmente l’intervento conclusivo dei comizi del Carroccio, scombussolando la scaletta della serata e consegnando a Roberto Maroni lo scettro della chiusura. All’ex ministro dell’interno sono andati infatti gli applausi più fragorosi. Suo, ancora una volta, l’intervento più lungo e accorato. Per Maroni quella di sabato sera è stata dunque un’altra prova da leader, anche in terra bergamasca.

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