Fabio Cannavaro e i primi contatti col calcio indiano

Grande entusiasmo per il calciomercato appena concluso, grandi feste e fuochi d’artificio: ogni squadra si è aggiudicata una stella mandando in visibilio i propri tifosi. Anche il mercato degli allenatori è stato ricco e movimentato. Dove? Ma in India naturalmente. Mentre in Europa tutto rimane fermo e i sogni svaniscono all’alba, nelle nuove frontiere del calcio il pallone scopre una nuova giovinezza. A Kolkata si è infatti conclusa l’asta di campioni per il lancio della Premier League Soccer: il nuovo campionato professionistico indiano. Il colpo migliore l’ha messo a segno il Barasat, che si è aggiudicato per 840 mila dollari Crespo. Segue il Siliguri, che ha sbaragliato la concorrenza offrendo 830 mila dollari per Fabio Cannavaro. Festeggiano anche i tifosi dell’Hovrah, che ha speso 800 mila dollari per l’ex nazionale francese Pires e si è aggiudicato anche il tecnico più costoso: il portoghese Fernando Couto, pagato 240 mila dollari. D’altronde l’India negli ultimi venti anni ha visto crescere il Pil ad una media del 5,8 per cento, e nel 2010 c’è stato un balzo sopra il 10 per cento che l’ha fatta diventare la nazione al terzo posto nell’indice della parità di potere d’acquisto.

Ci si diverte molto di meno a seguire il calciomercato europeo, un continente dove dal 2008 si è ufficialmente in recessione e dove le uniche percentuali che salgono sono quelle dei tassi di disoccupazione nazionali. E dove il calcio non sta meglio: nel 2010 oltre la metà dei club calcistici di prima divisione affiliati alla Uefa ha chiuso i bilanci in rosso, con le perdite aggregate che superano 1,6 miliardi di euro. E nonostante per un mese i tifosi abbiano sognato ad occhi aperti, con i siti specializzati che guadagnavano migliaia di visitatori al giorno e le televisioni a pagamento che dedicavano al calciomercato estenuanti maratone, alla fine ci si è risvegliati con un pugno di mosche in mano. Tra prestiti con diritti o obblighi di riscatto, più o meno mascherati o condizionati, acquisti al ribasso di carneadi e ritorni di vecchie leggende, il calcio europeo segna il passo. Le spese si sono più che dimezzate rispetto agli anni scorsi, i grandi nomi non si sono mossi e le squadre sono rimaste com’erano a inizio campionato.

In Serie A la Juventus, che nel gennaio scorso ha investito oltre 15 milioni per Matri, si è accontentata di Borriello in prestito dalla Roma. E meno male che il 2 gennaio un quotidiano torinese titolava in prima: “Juve-Messi, sogno possibile”. L’Inter, che l’anno scorso di questi tempi spendeva 30 milioni per Pazzini e Ranocchia, quest’anno il colpo lo fa in uscita: Thiago Motta al PSG per oltre 10 milioni. Vita grama anche per il Milan, che dopo aver sperato di poter trovare da qualche parte 30 milioni per Tevez ne ha spesi 1,5 per Maxi Lopez, riserva del Catania. D’altronde nell’ultimo anno le tre squadre hanno accumulato un deficit a bilancio per oltre 250 milioni. Curiosa poi la vicenda Maxi Lopez, con l’argentino che ha passato cinque giorni chiuso in un albergo a Milano per pressare la società rossonera. Emblema di un calciomercato costretto a rimanere immobile, prigioniero delle sue promesse. Praticamente ferme tutte le altre: dalla Roma alla Fiorentina, dall’Udinese al Novara. Unica eccezione il Napoli, 11 milioni spesi solo per Vargas.

Non va meglio in Inghilterra, se è vero che gli sceicchi del Manchester City possono permettersi solo Pizarro in prestito gratuito dalla Roma. Nel gennaio scorso era arrivato Dzeko per 35 milioni. In generale, si è passati dai 262 milioni spesi nel mercato invernale 2011 ai 65 di quest’anno. Dalle spese pazze un anno fa per Torres (70 milioni) e Carroll (45 milioni), ai rientri a costo zero di ex leggende: l’Arsenal che riprende in prestito il 34enne Thierry Henry e il Manchester United che chiede al 37enne Scholes di tornare a giocare dopo che si era ritirato a giugno. Non è andata meglio in Francia, dove il PSG prometteva Tevez, Pato, e Kaka e si è ritorvato con i trentenni Maxwell e Thiago Motta. Solo 25 trasferimenti nella Liga spagnola, di cui 14 a costo zero, per un totale di 9,5 milioni: l’anno scorso di questi tempi ne furono investiti tre volte tanti. Immobili sul mercato Real e Barcellona. Come Bayern e Borussia Dortmund in Bundesliga, dove spende solo il Wolfsburg (30 milioni): squadra controllata dalla Wolkswagen, casa automobilistica con i bilanci in attivo e un aumento consistente delle vendite sul mercato delle auto. Quello che sono mancate sul mercato del calcio europeo, che a questo punto potrebbe anche chiedersi se ha ancora ragione di esistere.

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