La casa romana di via di Monserrato acquistata da Lusi

Naviga nell’oro la Ttt di Luigi Lusi. Una piccola srl con soli 50 mila euro di capitale sociale viene letteralmente sommersa di denaro. In tre anni, tra il 2008 e il 2010, la Ttt incassa oltre 11 milioni di euro. I soldi, come ha confessato lo stesso senatore Lusi, arrivano dai conti della Margherita, che apparentemente paga laute consulenze. Ma alla Ttt queste prestazioni non costano quasi niente. Nel 2010, a fronte di ricavi per 4 milioni 765 mila euro, i costi della produzione non superano i 188 mila euro, dei quali meno di 40 mila euro sono i costi del personale. Rimane un utile di 4,5 milioni, su cui la Ttt paga tasse per quasi un milione e mezzo.

Coincidenze “editoriali”
Ma per capire meglio la vicenda, tutt’altro che chiarita nonostante le ammissioni del tesoriere dell’ex partito di Francesco Rutelli, conviene andare a vedere dove va a finire quel fiume di euro dopo aver transitato nella Ttt. E allora si scopre che nell’ottobre del 2008 ben 2,2 milioni sono andati a un manager che si chiama Giuseppe L’Abbate. E’ lui a vendere a Ttt, e cioè a Lusi, un appartamento di prestigio nel cuore di Roma, in via di Monserrato. L’Abbate non è un venditore qualsiasi. Il suo nome è ben conosciuto ai vertici della Margherita, visto che siede nel consiglio di amministrazione della società che pubblica Europa, il quotidiano del partito. Insomma, L’Abbate, classe 1968, non può non conoscere Lusi, che di quella stessa società è consigliere e membro del comitato esecutivo. Quindi, stando alle carte che il Fatto ha consultato, sembra quasi un affare in famiglia. Un uomo targato Margherita vende e un uomo targato Margherita compra. E l’affare vale oltre 2 milioni di euro. L’Abbate nega. “Certo, conosco il senatore Lusi – dichiara al Fatto il manager – ma non sapevo che dietro la società Ttt ci fosse proprio lui”. Insomma, par di capire, sarebbe tutta una coincidenza. Lusi, che prende in affitto la casa dalla Ttt (canone 2.500 euro al mese) va a vivere nella casa che gli ha venduto L’Abbate, il collega nel consiglio di amministrazione di Europa. L’Abbate però dichiara di non saperne niente. Singolare.

Castelli e paradisi
Certo è che la piccola Ttt continua a spendere alla grande. Sempre nel 2008, per dire, compra dall’imprenditore Cristiano Berloco una grande villa a Genzano, località dei Castelli romani. Prezzo: 2 milioni di euro. Berloco vende la società Immobiliare Paradiso, a cui è intestata la grande casa in campagna. Una casa che, a quanto pare, ha bisogno di importanti lavori di ristrutturazione. Nel solo 2010 la Ttt trasferisce alla sua controllata Immobiliare Paradiso oltre un milione di euro, che vengono in buona parte impiegati per mettere a nuovo il palazzo. Già che c’è Lusi trasferisce a Genzano, a poca distanza dalla casa appena acquistata, una sede distaccata del suo studio legale di via Giambattista Vico a Roma. Ma l’ex tesoriere della Margherita, avvocato cassazionista, come si definisce nel suo sito, si era lanciato anche oltrefrontiera. Addirittura a Toronto, in Canada, dove aveva aperto un ufficio. E guarda caso, l’indirizzo della sede canadese dello studio Lusi risulta identico a quello della Luigia Ltd. Cioè la società canadese a cui fa capo il controllo della Ttt. Tirando le somme, tra affari immobiliari e altre spese, la società del senatore rutelliano ha investito in tre anni non più di 6 milioni di euro. E il resto? Che fine hanno fatto gli altri cinque milioni sottratti ai conti della Margherita e finiti nelle casse della Ttt? Semplice, Lusi li aveva messi a bilancio come profitti. E ci aveva pure pagato le tasse. Oltre 3 milioni di euro di imposte, secondo quanto risulta dai bilanci, versate all’erario tra il 2008 e il 2010, lasciando utili complessivi al netto delle tasse nei tre anni di oltre 6 milioni.

Il mistero del sig. Piva
Ma chi è l’amministratore unico della Ttt? Si chiama Paolo Piva e Francesco Rutelli sicuramente lo conosce bene. Infatti il 25 settembre 2000, quando la Corte dei conti lo condannò, come sindaco di Roma, a rifondere l’erario del costo ingiustificato di una consulenza da 134 milioni di lire affidata a Luigi Lusi (perché non possedeva “i requisiti di elevata professionalità richiesti”), nella stessa sentenza c’era analoga condanna per analoga ingiustificata consulenza data a Piva. Ingaggiato per indicare alla giunta Rutelli la strada giusta in tema di “piano urbano parcheggi, la tariffazione della sosta, la revisione del sistema di trasporto a mezzo taxi e la riorganizzazione della rete distributiva carburanti”, il Piva veniva, come Lusi, declassato dalla Corte dei Conti a individuo privo del “alto grado di professionalità” richiesto dalla normativa, anche perché i magistrati contabili hanno accertato che si occupava solo di rapporti con le lobby interessate. Piva ha comunque a lungo lavorato presso il Campidoglio, finendo assunto all’azienda tramviaria Atac e poi in pensione. Di lui, nato professionalmente come sindacalista dei benzinai, si ricorda il legame stretto con il defunto Mario Di Carlo, presidente dell’Atac, poi assessore comunale, poi alla Regione Lazio, rutelliano di ferro. Ed ecco che Lusi gli affida la guida della Ttt, dove Piva, emette le fatture che le casse della Margherita pagano puntualmente, stipula con L’Abbate il contratto di acquisto dell’appartamento di via Monserrato e poi firma i bilanci floridi di cui sopra. Interpellato dal Fatto, Piva ha preferito declinare la richiesta di delucidazioni limitandosi a dichiarare che non era “interessato a proseguire la conversazione”.

di Vittorio Malagutti e Giorgio Meletti

da Il Fatto Quotidiano del primo febbraio 2012

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