Fra le immagini che ricorderò della lunga, e non ancora conclusa, rivolta egiziana ci sono senz’altro la battaglia dei cammelli, il brutale pestaggio della giovane manifestante da parte delle forze dell’ordine e le fiamme che fuoriescono dal Museo Egizio e si levano alte nella notte del Cairo.

È stato un anno molto difficile. Sangue. Grida. Rabbia. Desiderio di libertà sociale. Mubarak in barella al processo. Il rozzo Consiglio Supremo delle forze armate. I giovani pieni di speranza. I militari che rispondono col fuoco sui manifestanti. La stampa imbavagliata. Blogger e attivisti incarcerati e torturati. I Fratelli Musulmani, i Salafiti e i liberali che si contendono la guida del futuro Egitto, un futuro ancora incerto e nebuloso.

Il 25 gennaio, primo anniversario della rivoluzione, il popolo di piazza Tahrir è tornato a far sentire la propria voce. I giornali hanno parlato di due milioni di manifestanti riunitisi per continuare la lotta per la democrazia, e hanno informato che stanno crollando le entrate del settore turistico. Nel 2011 il dato è sceso del 30% rispetto all’anno precedente.

Molti libri sono stati scritti sulla “Primavera Egiziana”. Il più significativo è probabilmente La rivoluzione egiziana di ‘Ala Al-Aswani (Feltrinelli, 2011). Il grande scrittore cairota traccia un’analisi lucida e scomoda sul perché dei diciotto giorni dell’epopea di piazza Tahrir. Narra di un popolo umiliato e oppresso, disperato e senza più dignità che, raggiunto il fondo, riesce a riscattarsi e a riguadagnare la propria fierezza.

Il 12 gennaio di quest’anno è uscito per Il Saggiatore, con la prefazione di Gad Lerner, Tahrir, di Imma Vitelli, giornalista esperta di Medio Oriente, che ha vissuto per molti anni tra Il Cairo e Beirut. Tahrir è un libro avvincente e immediato che racconta i giorni caldi della Primavera Araba attraverso le storie di dieci giovani protagonisti. Narra la ribellione etica della generazione dei social network, delle donne, delle classi oppresse dall’aparato poliziesco.

Anche la ferrarese Sonia Serravalli ha raccontato l’Egitto in rivolta in Se baci la rivoluzione (Ibuc, 2011). Il testo nasce da un blog, Rivoluzionando, aperto e aggiornato quotidianamente dall’autrice, sulla rivoluzione egiziana, con dati reali raccolti sul posto per mesi. Un diario/reportage scritto dal Sinai (e successivamente dal Cairo) a partire dal 25 gennaio 2011, anche durante l’oscuramento di Internet, attingendo a una vasta gamma di fonti internazionali e testimonianze in loco: Tv satellitari arabe e straniere, rassegne stampa in TV, riviste di attualità, blog e quotidiani online, racconti diretti di stranieri residenti ed egiziani.

Il libro di Paolo Gonzaga, Islam e democrazia. I Fratelli Musulmani in Egitto (Edizioni Ananke, 2011), con la prefazione di Franco Cardini, si occupa in particolare del movimento islamista dei Fratelli Musulmani, unica organizzazione politica strutturata e realmente radicata a livello popolare e nei vari settori della società civile egiziana. L’autore analizza le motivazioni del successo di questa organizzazione, la sua evoluzione storica e ideologica, il ruolo giocato nella rivoluzione e quello odierno post-rivoluzione.

Ripenso ancora alla battaglia dei cammelli, al brutale pestaggio della giovane manifestante e alle fiamme che fuoriescono dal Museo Egizio e mi viene in mente Carlo Vidua, il salgariano ante litteram descritto dal giornalista del Sole 24ore Roberto Coaloa nel suo Carlo Vidua e l’Egitto (LineaBN Edizioni, 2011). Vidua fu senza dubbio uno dei viaggiatori più intrepidi dell’Ottocento. Navigò sul Nilo in battello, visitò il tempio di Abu Simbel, fece accurate esplorazioni, sfidò i coccodrilli, si armò fino ai denti per contrastare gli attacchi di pericolosi banditi. Salgariano, appunto. Lontano nel tempo. Ora l’Egitto sanguina, brucia, prega, non commemora la rivoluzione e guarda avanti. Come ha scritto Al-Aswani, l’unica soluzione per salvarsi da un futuro senza libertà è la democrazia.

Articolo Precedente

Ultimo ciak per ‘Una canzone del paradiso’
Ecco la scuola dei cantautori genovesi

next
Articolo Successivo

Acab non è un film

next