Too close to call è una formula divenuta nota il 7 novembre del 2000, notte in cui i network americani, a causa dello strettissimo margine di voti tra gli sfidanti George W. Bush ed Al Gore, non riuscirono a stabilire chi fosse stato eletto alla presidenza degli Stati Uniti.

Il 3 maggio del 2012 gli aventi diritto al voto residenti a Londra (italiani inclusi) eleggeranno il sindaco della capitale inglese. Questa sarà solamente la quarta volta in cui i cittadini saranno chiamati ad eleggere il proprio primo cittadino, infatti, fino al 2000 i sindaci britannici non venivano eletti con suffragio universale, bensì dai membri del Consiglio comunale. A tutt’oggi sono solamente quindici i sindaci britannici direttamente eletti dal popolo. L’elezione a Mayor of London (sindaco di Londra) sta acquisendo un’importanza sempre maggiore, sia a livello nazionale che sul piano internazionale. Infatti, oltre ad avere una popolazione che supera le 7 milioni di unità, la sola Londra produce il 20% del prodotto interno lordo britannico (circa 600 miliardi di dollari annui), un dato equiparabile a quello di intere nazioni quali Svezia e Belgio. Senza considerare il fatto che tra la fine di luglio e la prima metà di agosto, Londra sarà lo scenario dei trentesimi Giochi olimpici.

I due principali candidati alla carica di sindaco sono l’attuale Mayor conservatore Boris Johnson e il laburista Ken Livingstone, già sindaco di Londra tra il 2000 e il 2008 che va a caccia di una rivincita dopo la bruciante sconfitta di quattro anni or sono. Sia pur senza grandi possibilità di vittoria saranno in gara anche il liberal democratico Brian Paddick, la verde Jenny Jones, nonché Carlos Cortiglia e Lawrence Webb rispettivamente per gli estremisti di destra del British National Party e per gli euroscettici del Partito per l’indipendenza del Regno Unito (UKIP).

I recenti sondaggi fanno capire come la corsa tra Johnson e Livingstone si giocherà all’ultimo voto. “Red Ken” è ad oggi accreditato del 46%, con Boris che insegue a soli due punti di distanza (44%). Livingstone ha fatto della promessa di abbassare i costi dei trasporti pubblici (l’abbonamento settimanale alla metro costa 29.20 sterline) il suo cavallo di battaglia, mentre Johnson è favorito dall’alto grado di popolarità di cui gode l’attuale governo conservatore guidato da David Cameron. Proprio lui, che vanta un passato da comico (ebbene sì, non siamo gli unici ad aver comici che giocano a fare i politici o gli anti-politici politicanti), può anche contare sulla visibilità datagli dal fatto di esser stato il sindaco in carica nel momento in cui Londra fu scelta per ospitare le Olimpiadi (sebbene tutto il lavoro fosse stato portato avanti dall’amministrazione Livingstone), dal successo del bike sharing (le biciclette sono state soprannominate Boris bikes), nonché sul supporto dei benestanti londinesi, ancora impauriti dai riots della scorsa estate.

I londinesi farebbero però bene a non dimenticare che mentre le strade di Londra erano teatro di atti di vandalismo, Boris, in vacanza in Canada, si rifiutò per ben due giorni di tornare a coordinare le operazioni nella capitale, salvo poi, di fronte alle telecamere, vestirsi da spazzino per ripulire le vetrine distrutte dei negozi. Inoltre, la polizia metropolitana fa notare come, a causa dei tagli apportati dall’amministrazione Johnson, negli ultimi 18 mesi il numero di agenti sia stato ridotto di quasi il 10% con un conseguente aumento del 13% di crimini quali accoltellamenti e rapine. A 98 giorni dalle elezioni la sfida è più aperta ed incerta che mai.

Di Federico Guerrieri, Head of Programs, European Alternatives

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