Scusi, perché non posso pagarle lo stipendio con un assegno, lei ce l’ha un conto in banca… Perché non posso metterla in regola con i contributi, è un suo diritto, sa?”. La signora è implorante, la colf, italiana, irremovibile. La signora deve cacciare i contanti e lei i contributi non li vuole, se no perde la pensione di invalidità. Svelato l’arcano “l’invalida”, robusta come un toro, alza da terra un divano a due posti. Da sola.

Forse il medico che le ha inventato una malattia invalidante è uno dei 90 che passavano la mutua a 1500 pazienti morti. E mettevano in conto allo Stato anche un tot di medicine. Fra malati immaginari, morti viventi e finti poveri, la “pulizia etica” pare un’impresa disperata. Se te lo puoi permettere, fai l’evasore fiscale. Se non hai un reddito abbastanza ghiotto da guadagnarci occultandolo, puoi sempre frodare lo Stato.

E gli onesti? Dove li mettiamo? “Santi subito” per isolarli in un Tabernacolo? Nelle riserve faunistiche con i panda? Protetti nelle “quote” celesti? “Almeno un giusto ogni tre milioni di mascalzoni!”. Altrimenti, rallentati dallo scrupolo di non nuocere agli altri e impoveriti da una rigorosa condotta fiscale, gli onesti rischiano di restare al palo, mentre l’orda degli egoisti compulsivi vince tutte le gare.

Il Fatto Quotidiano, 27 gennaio 2012

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