“Abbiamo fatto una città!” Lo dicono loro: centinaia di uomini della ’ndrangheta che vivono tra noi. A Milano. Frequentano gli stessi bar, e probabilmente il supermercato dove facciamo la spesa l’hanno costruito loro. Ma noi continuiamo a ignorarlo. Quello che stupisce è lo stile di vita. Vite da ricchi, condotte nella più totale normalità. Auto da centomila euro e vestiti firmati. Imprenditori dalla faccia pulita come copertura. Avvocati un tempo insospettabili. Giovani ragazzi milanesi che diventano corrieri della droga. Storie straordinarie e incredibili, tutte raccontate con nomi e cognomi. Succede a Milano, oggi: una città che ha toccato il fondo. È questa la sfida a cui sono chiamati il sindaco Giuliano Pisapia e la nuova amministrazione. La borghesia milanese vive tranquilla, intanto i boss sono proprietari di decine di locali, ristoranti e discoteche alla moda. Veri e propri uomini d’affari, che all’occasione sono pronti a trasformarsi in spietati criminali. La città è cosa loro, guai a ostacolarli. Nel libro “Le mani sulla città” (Chiarelettere) per la prima volta li vediamo muoversi per le vie del centro, andare allo stadio, cenare insieme e trattare partite di cocaina, costruire palazzi e centri commerciali, celebrare matrimoni a due passi dal Duomo. Ma anche intimidire, minacciare e uccidere, quando gli serve.

Questa sera (ore 20.45), alla Camera del lavoro di Milano, in corso di Porta Vittoria 43, gli autori del libro Gianni Barbacetto e Davide Milosa intervengono al dibattito sul tema “Milano, la mafia. Le scelte degli imprenditori, le decisioni dei politici”. Tra gli ospiti annunciati il sindaco di Milano Giuliano Pisapia, Ivan Lo Bello (presidente di Confindustria Sicilia) Alberto Meomartini (presidente Assolombarda). Modera il giornalista di Repubblica Piero Colaprico Interventi musicali di Gaetano Liguori.

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