E’ l’inciucio del cemento. Abusivo. A Ischia si sperimenterà l’accordo Pd-Pdl. Debutterà alle prossime amministrative di primavera. Con uno scopo proclamato con fierezza e senza imbarazzo: difendere le case abusive dalle oltre 700 sentenze di demolizione che stanno per abbattersi (e mai verbo fu più indicato) sull’isola più devastata dall’edilizia illegale. Il sindaco Pd, Giosi Ferrandino, e il capo dell’opposizione Pdl, Domenico De Siano, si sono stretti la mano e hanno comunicato, scavalcando Pierluigi Bersani e Silvio Berlusconi, che al voto correranno insieme in nome degli interessi bipartisan del loro elettorato, che chiede a gran voce lo stop alle ruspe e la sanatoria degli abusi di necessità – e chi stabilirà quali sono e quali, invece, sono speculazioni? Siccome, ovviamente, mai i detentori legali dei simboli dei partiti autorizzeranno l’impropria alleanza – dalla segreteria regionale del Pd sono già partite le scomuniche – Ferrandino e De Siano la imboscheranno dietro il paravento di liste civiche.

Si prevede un plebiscito e l’esportazione del modello di governo anche negli altri cinque comuni dell’isola, due dei quali, Lacco Ameno e Casamicciola, vanno alle urne insieme a Ischia. Perché qui la lobby del mattone selvaggio è potente e aggressiva. Organizza iniziative, convegni, cortei, barricate in difesa degli abusi. Nel gennaio di due anni fa ci fu una rivolta di piazza nel disperato tentativo di proteggere l’abitazione di un ischitano dalle ruspe, giunte su mandato della Procura di Napoli a eseguire il ripristino dello stato dei luoghi in base a una sentenza di condanna passata in giudicato. Ce ne sono tantissimi a Ischia in queste condizioni e serpeggia la paura che la prossima demolizione potrebbe toccare a uno di loro. I numeri del fenomeno sono da paura. Ben 12.017 domande di condono del 1985 in tutta l’isola, più ulteriori 8237 del condono del 1994. Le circa 3200 pratiche del condono 2003, lasciamole perdere. Perché la giunta regionale di Antonio Bassolino le neutralizzò con una leggina ad hoc, attirandosi le maledizioni eterne degli ischitani. Qui il cemento è colato a fiumi: i vani sono quintuplicati dal 1951 in poi. Ma moltissimi, quasi 30.000, restano vuoti per gran parte dell’anno, vengono occupati solo in estate dal popolo dei vacanzieri della seconda casa. Il risultato è che da un lato la situazione urbanistica è talmente saturata da rendere impossibile nuove edificazioni legali, dall’altro i residenti continuano ad avere fame di case.

Così il clima sociale è infuocato e guai a chi propugna le ragioni delle demolizioni. Ne sa qualcosa Aldo De Chiara, capo del pool Ambiente e Urbanistica della Procura di Napoli, il magistrato che insieme alla Procura Generale coordina le operazioni di abbattimento. Proprio un anno fa, il 18 gennaio 2011, apparvero sulle auto parcheggiate di fronte all’abitazione di Antonio Caldoro, il papà del presidente Pdl della Regione Campania Stefano Caldoro, scritte minacciose con le bombolette spray: ‘Caldoro e De Chiara a morte infami’. Sull’episodio indaga la Procura di Roma. Chiaro il movente: intimidire il politico di un partito il cui governo promise un decreto ‘salva-ruspe’ e poi dovette rimangiarselo per il niet della Lega, e il procuratore che sta applicando le leggi. E che da mesi conduce nel massimo riserbo un’inchiesta sugli interessi personali e familiari degli amministratori pubblici ischitani che ispirerebbero l’azione politico-amministrativa in difesa degli abusi. Peraltro le cifre degli illeciti edilizi sono così elevate che è quasi impossibile non avere un parente o un sodale implicato in una pratica di condono o in una sentenza di demolizione. In un filone delle indagini ormai di dominio pubblico, il sindaco di Forio d’Ischia Francesco Regine è stato rinviato a giudizio per omissione d’atti d’ufficio in concorso con un tecnico del Comune, con l’accusa di aver provato a proteggere e sanare un abuso edilizio riconducibile a un consigliere comunale. Il 1 febbraio ci sarà l’udienza del processo davanti al Tribunale di Napoli. Sempre a Forio d’Ischia, a ottobre, il consiglio comunale ha respinto a scrutinio segreto la manovra di bilancio che doveva servire a finanziare diverse pratiche di abbattimento. Una delibera sulla quale la Procura vuole vederci chiaro.

Dell’inciucio non vogliono far parte quelli del Movimento 5 Stelle, che sull’isola vantano un discreto radicamento e fanno le pulci alle amministrazioni locali. L’avvocato Mario Goffredo, uno dei portavoce, spiega: “L’isola ha bisogno come dell’acqua di ripristinare il “principio di legalità”. E non ha bisogno di un solo mattone di più”. Ma anche il Movimento in qualche modo chiede la salvezza degli abusi di necessità: “Una graduazione delle demolizioni non risolve la questione degli immobili che sono destinati ad abitazione, il cui abbattimento rappresenterebbe comunque un problema sociale non da poco. Stiamo studiano un protocollo che offra una possibilità di riscatto agli “immobili residenziali abusivi” purché il proprietario effettui interventi di urbanizzazione che ne migliori le funzionalità attraverso soluzioni architettoniche e sistemi sostenibili integrati. Una sorta di moneta che il titolare di un abuso, destinato realmente ad abitazione per tutto l’anno, deve spendere per riscattare il manufatto”.

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