Una fresca ventata di concorrenza sta per investire l’Italia. Il Consiglio dei Ministri (CdM) ha infatti approvato un pacchetto di liberalizzazioni che ha pochi precedenti nella storia del nostro Paese. Va apprezzato il fatto che si è intervenuti su molti settori: assicurazioni, gas, servizi pubblici, distribuzione di carburante, professioni, farmacie, notai, giustizia, diritto societario, taxi e così via. Si poteva fare di più? Si è fatto tanto, più di quanto i precedenti governi abbiano fatto.

Il governo ha con i fatti risposto a chi lo accusava di voler colpire solo settori marginali. Più concorrenza significa aumentare i venditori, accrescere quindi le opzioni di scelta per le famiglie, i consumatori e gli utenti in generale. Se ci sono più venditori di norma ci sarà concorrenza di prezzo e quindi benefici anche monetari per chi acquista quel dato prodotto o servizio. Ma più concorrenza significa anche introdurre più stimoli a essere innovativi, a migliorare il servizio o a inventare nuove soluzioni per accaparrarsi i clienti.

Non è liberismo, anzi. Più concorrenza significa tutelare i ceti più deboli.

Prendiamo il caso delle farmacie: le misure approvate dal CdM prevedono l’apertura di 5.000 nuove farmacie e questo farà sì che 5.000 giovani laureati in farmacia potranno trovare un lavoro e su molti prodotti potranno esserci sconti e ribassi di prezzo. Le famiglie che devono acquistare i pannolini per i propri bambini o i pensionati che devono acquistare prodotti in farmacia avranno benefici concreti dal calo dei prezzi di questi prodotti. I ricchi non hanno bisogno delle liberalizzazioni, per loro un calo del prezzo del carburante o del taxi è irrilevante, tanto loro girano con la loro Mercedes o Bmw.

Il governo ha avuto il coraggio di separare la rete gas (Snam) dal gruppo energetico pubblico e questo consentirà una maggiore parità di trattamento per tutti gli operatori che volessero distribuire e vendere gas in Italia. Sono previsti 550 nuovi posti da notaio. Sono state abolite le tariffe minime nei servizi professionali. La definizione del numero delle licenze di taxi è sottratta ai Comuni, che quasi sempre sono catturati dalla potente e rumorosa lobby dei tassisti, ed è affidata alla Autorità nazionale dei trasporti.

E’ stato istituito un Tribunale delle imprese, una corte insomma specializzata in materie economiche alla quale potranno rivolgersi le imprese per le controversie di natura economica. In un paese nel quale i tempi della giustizia sono geologici, l’istituzione di un tribunale specializzato in materia economica è un’ottima notizia.

L’Italia ha finalmente un governo che è concentrato sui problemi urgenti dell’economia. Per 8 degli ultimi 10 anni abbiamo avuto governi che erano interessati solo o soprattutto a risolvere i problemi del capo del governo.

La profonda azione di risanamento e di riforma che Monti sta mettendo in pratica finirà per convincere gli investitori internazionali del fatto che c’è di nuovo un “capitano a bordo”. Due elementi sono importanti: non va trascurato il bisogno di spiegare al pubblico, ai mercati, agli osservatori, agli investitori tutte le riforme che l’Italia sta realizzando; le riforme vanno applicate, non bastano i decreti serve un’azione tenace e continua per monitorare lo stato di attuazione di ogni singolo provvedimento.

Articolo Precedente

Liberalizzazioni, saliamo a bordo!

next
Articolo Successivo

Le nuove liberalizzazioni: andante moderato?

next