“Le liberalizzazioni faranno uscire il Paese dalle secche della recessione, faranno crescere il Pil. E il beneficio sarà notevole anche per i salari reali, che potranno crescere anche del 12 per cento”. L’entusiasmo del governo per il pacchetto approvato ieri pomeriggio per la deregulation sulle professioni traspare anche dal comunicato diffuso questa mattina. Non solo salari, ma – secondo l’esecutivo – anche benefici per le imprese e per l’andamento dell’economia in generale: “L’apertura al mercato, incidendo in modo diretto sulle politiche aziendali delle imprese (quelle di grandi dimensioni, ma anche quelle piccole) è in grado di determinare una sensibile riduzione dei prezzi, con vantaggi evidenti per i consumatori. Le disposizioni consentiranno, nel breve periodo, di traghettare l’economia nazionale fuori dalla spirale recessiva e possibilmente, nel medio-lungo periodo, di allinearla ai ritmi di crescita dei partners europei e internazionali”.

“Analisi condotte dall’Ocse – si legge nella nota – evidenziano come l’adozione di misure di liberalizzazione che conducano a livelli di regolamentazione del settore dei servizi simili a quelli dei Paesi con i migliori standard produrrebbero una crescita significativa della produttività totale dei fattori nei settori che impiegano tali servizi quantificabile in oltre 10 punti percentuali. Altri studi sulla materia – prosegue la nota – indicano che con una riduzione delle rendite nel settore dei servizi a livello medio degli altri Paesi dell’euro si assocerebbe, nel medio periodo, a un aumento del prodotto dell’11 per cento; il consumo privato e l’occupazione crescerebbero fino all’8 per cento, gli investimenti del 18 per cento, i salari reali di quasi il 12 per cento senza effetti negativi sull’occupazione”.

LE REAZIONI

– Sindacati: la Cgil
L’entusiasmo del governo, però, non è condiviso da tutti. La prima voce fuori dal coro è quella del segretario nazionale della Cgil, Susanna Camusso, secondo cui ”le intemperanze liberalizzatricici porteranno dei guai”. Il riferimento è in particolare agli orari di apertura dei negozi, questione per cui ora – ha detto la Camusso – “sono tutti entusiasti perché si liberalizza tutto”. Il segretario della Cgil ha spiegato meglio la sua presa di posizione, sottolineando che “c’è una tendenza a dire che bisogna allungare l’orario di lavoro. Ma bisogna riflettere sul fatto che non è forse vero che il problema è occupare tutto il tempo disponibile”, visto che bisogna pensare invece che così si “deprezza la cura delle persone, la salute, l’idea che si può avere attività che riguardano il tempo libero, la costruzione della cultura, della lettura”. Susanna Camusso, inoltre, ha espresso il suo parere su tutto il pacchetto ‘Cresci Italia”: “I big player che in Italia sono in gran parte partecipati pubblici spero che tali rimangono e spero non ci sarà una furia iconoclasta privatizzatrice – ha detto il segretario Cgil al convegno annuale della Fondazione Italcementi – Quando si dice riduzione della presenza dello Stato ci sono cose che si possono fare, ma siamo certi che tutto è semplificabile e che non significhi ridurre attenzione e cautele verso le persone?”.

Sulla crisi economica mondiale che continua a gravare sulle economie dei paesi occidentali, il segretario Cgil ha offerto il suo punto di vista, sottolineandone le responsabilità e denunciando ‘cure’ non appropriate. Per la Camusso, infatti, si è in presenza di una “straordinaria crisi del capitalismo dovuta a un eccesso di rapacità” e “da alcuni anni nel nostro Paese le disuguaglianze hanno ricominciato a crescere”. Ciò non toglie – è il pensiero della sindacalista – che rappresenta “una visione surreale un pò faticosa da digerire” l’idea che il freno alla crescita vada cercata nell’articolo 18″. Ciò che la Camusso apprezza del governo, invece, ” è che ha iniziato a parlare di diseguaglianza affrontando il tema della legalità e dell’evasione”.

– Gli imprenditori: Confindustria
Alla Camusso ha risposto indirettamente la presidentessa di Confindustria Emma Marcegaglia, che sempre dal convegno della Fondazione Italcementi ha sottolineato che “le liberalizzazioni sono sacrosante” perché si tratta di “un tema fondamentale che finalmente è stato portato avanti. Ci saranno gli strilli – ha detto Marcegaglia riferendosi alle proteste di questi giorni – : lasciamoli strillare, l’importante è che il governo vada avanti per questa strada”. Per il numero uno di Confindustria, inoltre, “non è più possibile che ci sia un pezzo di mondo che combatte e un’altra parte che scarica su questo le proprie inefficienze”. “Questo dualismo non sta più in piedi ed è giusto che si siano toccati tutti” ha detto Emma Marcegaglia, secondo cui “per la prima volta c’è un disegno complessivo di liberalizzazioni che Confindustria chiede da sempre. Nel medio periodo rimetterà in moto energia, merito: chi è capace di stare sul mercato ci sta, chi non è capace non può stare lì”. E poi, rispondendo alla lettura della crisi fornita dalla Camusso, il leader degli industriali ha sottolineato di non essere d’accordo “sul fatto che siamo di fronte a una crisi dovuta a un’eccessiva rapacità del capitalismo, non in Italia”.

Parlando di lavoro, poi, la Marcegaglia ha detto che “nelle imprese serie la nostra grande forza sono i nostri lavoratori, su questo non c’è alcun dubbio. Noi non vogliamo licenziare i nostri lavoratori”. Sulla flessibilità in uscita nel mondo del lavoro in vista dell’imminente apertura della trattativa tra le parti sociali, inoltre, il presidente di Confindustria ha sottolineato che loro andranno “a questa trattativa con grande senso di responsabilità”, aggiungendo che “c’è una sola cosa che vogliamo fare: poter gestire le ristrutturazioni e se c’è un prodotto che non va più bene vogliamo poter chiudere una linea produttiva a aprirne una nuova. Questa è l’unica cosa che vogliamo fare – ha sottolineato Marcegaglia – Non vogliamo licenziare i nostri lavoratori, ma solo poter evitare situazioni” dove ci sono persone che non lavorano e su questo “un moderno sindacato non può che essere d’accordo”.

– La politica: Pdl e Pd
“Apprezziamo lo sforzo del governo di aver portato avanti il tema molto caro, che è quello delle liberalizzazioni” ha detto Angelino Alfano, segretario del Pdl, nel corso di un incontro di partito a Padova. “Siamo a favore delle liberalizzazioni – ha aggiunto – con l’obiettivo che queste facciano un buon servizio al cittadino e riducendo i costi e offrendo servizi migliori. Se queste saranno in grado di centrare questo obiettivo, non solo ne saremo ben lieti, ma le sosterremo in Parlamento”. Il segretario del Pdl, poi, ha rilanciato sulle riforme, suggerito di “accelerare” su quelle che riguardano il Parlamento. “Crediamo che i grandi partiti debbano impegnarsi in questo sforzo per dare il senso a ciò che nei 12-14 mesi prossimi possano rappresentare per questo Paese – ha detto Alfano – ‘Ci sforzeremo al massimo per contribuire al processo di ammodernamento dell’architettura dello Stato. Vogliamo cambiare l’architettura dello Stato per fare sì che la democrazia sia in grado di prendere decisioni rapide e sia più efficiente attraverso istituzioni che garantiscano più che efficienza, non togliendo nulla allo spazio democratico del Parlamento”. Sul tema delle liberalizzazioni, inoltre, Alfano ha detto di essere soddisfatto per il metodo ‘tecnico’ scelto dal governo. “Il metodo utilizzato, quello del decreto, conferma ciò che noi abbiamo sempre detto – ha detto il segretario Pdl -, cioè che solo attraverso il decreto si può lavorare con celerità. Spesso al governo al Berlusconi è stato contestato l’uso del decreto e ci rendiamo conto che anche i tecnici stanno seguendo questo procedimento”.

Appoggio convinto a Monti anche da parte del Partito democratico, con il segretario Bersani che, durante l’assemblea nazionale del partito, ha confermato il pieno “sostegno a Monti senza se, senza ma e senza tacere le nostre idee. Siamo limpidi e coerenti e questo è un bene per il governo”. Il leader dei democratici, inoltre, ha aggiunto di essere “entusiasti che dopo 5 anni disilenzi e arretramenti ci sia un governo che sta otto ore, non nove minuti e mezzo su un pacchetto largo di manovre che raccolgono un universo vastissimo. E lì dentro ci sono cose significative”. Ciò non toglie, però, che il Pd ci metterà del suo: “Proporremo di fare di più, lo proporremo in Parlamento, con emendamenti precisi, che si capiscano”. Anche Pier Luigi Bersani, inoltre, ha annunciato la ferma intenzione di spingere per un cambiamento della legge elettorale per via parlamentare. “Noi puntiamo con ogni mezzo a nuova legge elettorale” ha detto Bersani, che ha invitato a considerare come subordinata a una forte battaglia per la legge elettorale, la soluzione di primarie democrat per scegliere i parlamentari. Solo in caso non si riesca a fare la riforma in Parlamento, il Pd ricorrerebbe alle primarie per la scelta dei propri candidati. A chi gli chiedeva di mettere “nero su bianco” l’impegno per le primarie, Bersani ha quindi chiesto di fidarsi dell’impegno da lui assunto ieri. “Mettiamoci un po’ di buon senso – ha detto il segretario del Pd – Adesso le preoccupazioni sono altre, ma tornerà l’indignazione per legge elettorale devastante. Non possiamo dare l’idea che noi facciamo le nostre robine”.

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