19 gennaio 2012. Ieri Paolo Borsellino avrebbe compiuto 72 anni. Le commemorazioni, come anche i ricordi “forzati” da un giorno preciso, mi fanno venire in mente lacrime e rassegnazione, per questo vorrei ricordare questo giorno con un sorriso e con la speranza, rappresentati da un ricordo del giudice Paolo che ho avuto indirettamente grazie ad Antonio Ingroia e che, forse, è il mio preferito, e da un fatto che è accaduto martedi scorso.

Il ricordo che regalo a tutti quelli che ancora non lo conoscono è questo: “(…) l’umiltà che gli vidi quando riuscì con semplicità a sedare l’inizio di una rivolta in un carcere dove ci trovammo per un interrogatorio. Si sentì un gran trambusto dal cortile del carcere. C’era un uomo, un marocchino immigrato, che aveva iniziato una rivolta, a suo modo, con uno sgabello di ferro che brandiva contro gli agenti della polizia penitenziaria che non sapevano che fare. Arrivò Borsellino e lo affrontò, tra lo stupore di tutti, prendendo di sorpresa quel detenuto chiedendogli di che si lamentasse, perché si stesse ribellando. E quell’uomo, che improvvisamente riconobbe il procuratore Paolo Borsellino, abbassò la sedia e si fece prendere sotto braccio da Borsellino che lo ascoltò. Nessuno aveva ascoltato quell’uomo prima. Paolo capì che aveva solo bisogno di essere ascoltato. Quindi lo prese sotto braccio, lo ascoltò e si appartarono per qualche minuto, poi l’uomo tornò in cella. Ma Borsellino diede disposizioni perché alcuni comportamenti di trattamento non adeguati per quel detenuto finissero”. Antonio Ingroia (minuto 05.01 )

Il fatto che vi racconto, e che rappresenta il piccolo fiore di speranza che vi dono oggi, è successo nella cittadina di Osimo, in provincia di Ancona, dove martedì scorso Salvatore Borsellino aveva in programma due incontri, il primo in mattinata con i ragazzi delle scuole medie e il secondo in serata, con gli adulti e i professori. Abbiamo sempre un po’ di remore a parlare a dei ragazzi così giovani, sia a causa dell’argomento sia per il linguaggio che andrebbe adattato a quell’età e che non sempre è una cosa così facile da riuscire a fare. E invece quei ragazzi non solo hanno ascoltato in silenzio e attentamente Salvatore Borsellino ma sono anche tornati a casa ed hanno convinto i loro genitori a partecipare all’incontro serale, cosa che gli adulti hanno tenuto a sottolineare a fine incontro.

Ecco, questo è il modo in cui voglio ricordare questo giorno. Ricordando due caratteristiche di Paolo Borsellino, che oggi servirebbero tanto alla nostra classe dirigente, politica e non: la sua umiltà e la fiducia immensa che aveva nei giovani.

di Federica Fabbretti

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