“Bene le parole di solidarietà, ma non può bastare”. Bruno Papignani, numero uno delle tute blu Fiom di Bologna, commenta così l’ordine del giorno approvato lunedì a maggioranza dal Comune di Bologna e le parole del sindaco Virginio Merola.

“La mia piena solidarietà ai lavoratori è scontata, noi lavoriamo per un modello diverso di relazioni sindacali”, aveva spiegato il primo cittadino bolognese per poi aggiungere: “Un segnale di attenzione istituzionale ci sarà, deciderà il consiglio comunale la forma più adeguata”. Troppo poco per i metalmeccanici della Cgil. “Siamo felici delle parole del sindaco e del fatto che i consiglieri della maggioranza in Comune siano sensibili al tema, ma vogliamo fatti più concreti, a cominciare dalla cittadinanza onoraria alle nostre rsu espulse dalla fabbrica”, spiega il segretario della Fiom bolognese. “Quello che dovrebbe fare Merola – continua Papignani- è convocare la controparte, e cioè la Magneti Marelli, e porre concretamente sul tavolo il tema dell’esclusione della Fiom dalla fabbrica”.

Azioni concrete che per ora non sembrano essere in programma. Tra i consiglieri 48 ore fa si è parlato di un approfondimento della questione “lavoro e sindacato” da mettere in programma a marzo, per il momento però pare proprio che l’ordine del giorno approvato con i voti di Pd, Lista Sel-Amelia, Idv e Movimento 5 Stelle sia il massimo a cui la Fiom possa aspirare. Un ordine del giorno presentato su iniziativa di Mirco Pieralisi della lista Sel-Amelia, ma cofirmato anche da consiglieri del Pd, compresa Rossella Lama, presidente della commissione attività produttive.

“Anche nella nostra città – recita il documento – le battaglie dei lavoratori hanno sempre trovato un appoggio importante nell’unità sindacale e nella stretta connessione tra sicurezza del e nel lavoro e democrazia”. Per questo si “ritiene importante conservare all’interno di ogni luogo di lavoro il grande patrimonio democratico rappresentato dai delegati sindacali indipendentemente dalla sottoscrizione o meno di uno specifico accordo”. La conclusione è chiara: il Consiglio “auspica che nella nostra città in ogni azienda siano consentite le libere espressioni di tutte le sigle sindacali e la loro partecipazione agli organismi di rappresentanza dei lavoratori.” Ed è proprio questo il punto. Papignani e la Fiom vorrebbero azioni concrete e visibili per passare dall’auspicio al rientro effettivo dei delegati Fiom in fabbrica. Azioni concrete che per il momento non ci sono.

Per la Fiom una via da seguire ci sarebbe, ed quella del modello già applicato alla Gd, azienda bolognese di packaging dove tutti gli accordi, dopo l’ultima intesa siglata proprio tra Fiom e proprietà, dovranno passare da un referendum dei lavoratori. “Serve una discussione su lavoro e diritti, ma anche un confronto con Cisl, Uil e Unindustria per capire come fare a Bologna a riportare la democrazia nelle fabbriche”, spiega Papignani. “Non cerchiamo modelli nuovi quando ci sono già i contratti e gli accordi confederali firmati da Cgil, Cisl e Uil. Prendiamoli ad esempio e poi confrontiamoci”, è la replica di Marino Mazzini, segretario dei metalmeccanici della Cisl a Bologna. Nel caso specifico della Magneti Marelli però, “l’accordo c’è stato e la Fiom non ha firmato, quindi – conclude Mazzini – per loro l’unico modo di rientrare in fabbrica è firmare, anche se quell’accordo non è di loro gradimento”.

Dichiarazioni che mettono in evidenza la distanza che c’è tra Fiom e Cisl sul tema.  Posizioni diverse forse difficili da maneggiare anche per i consiglieri comunali che oggi, nel loro ordine del giorno, hanno scritto di non non ritenere sia loro compito  “entrare nel merito delle legittime e diversificate posizioni espresse da tutte le organizzazioni sindacali che abbiano o meno sottoscritto l’accordo nazionale FIAT”. Un passaggio che non è andato già alla Fiom e sui cui Papignani ha usato parole dure: “Scrivere una cosa del genere vuol dire mettersi le fette di prosciutto sugli occhi, quegli accordi sono liberticidi e sono stati firmati da Cisl e Uil. I consiglieri lo dicano chiaramente”.

g.s.

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