Si sta infilando dritta in un cul de sac la vicenda dell’integrazione degli aeroporti in Emilia-Romagna. Se non fosse per il centinaio di lavoratori dell’aeroporto forlivese Ridolfi, ormai sempre più sulla graticola, il dramma avrebbe ormai assunto i contorni del grottesco.

Forlì, infatti, implora a quella Bologna che nel 2008 le ‘scippò’ Ryanair di salvarla. Presto. C’è già la deadline: se dall’azionista di maggioranza dello scalo Marconi, la Camera di Commercio presieduta da Bruno Filetti, non arriva una proposta d’integrazione nel giro di un paio di mesi, la società di gestione forlivese Seaf verrà liquidata. Liquidata “entro il 30 aprile 2012”, come recita l’emendamento dell’Italia dei Valori approvato ieri nelle aule consiliari del Comune di Forlì e della Provincia di Forlì-Cesena, impegnate nell’ennesima procedura di ricapitalizzazione (stavolta approvate solo a maggioranza) di quello che, ormai, è un diventato un vero e proprio aeroporto mangia-soldi. Aeroporto fantasma, in alternativa, dato che nel 2011 si contano poco più di 350 mila passeggeri e appena due compagnie che svolazzano in direzione Est Europa: Wizz Air e Belle Air.

Insomma, c’è ragione di credere che lo studio Kpmg per chiudere i mini-scali in Italia, oggi passato sul tavolo del ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera, qualche senso ce l’abbia. “Ma se Forlì è superfluo lo sono anche Rimini e Parma”, è la logica mal comune-mezzo gaudio del presidente della Provincia di Forlì-Cesena, Massimo Bulbi. Sta di fatto che se tutto il Pd non sa più che pesci pigliare, le opposizioni hanno campo libero.

“Seaf è costata alla collettività 40 milioni di euro nel solo periodo 2004-2010 e ancora oggi si brancola nel buio”, ha tuonato ieri il capogruppo in Provincia del Pdl, Stefano Gagliardi, chiedendo (invano) a Bulbi di ritirare le deleghe al suo assessore alle Partecipate, Maurizio Castagnoli. La Provincia si sta letteralmente svenando. Per trovare un modo di onorare i patti con la Regione sul progetto di integrazione, l’ente di Piazza Morgagni ha dimezzato la propria partecipazione azionaria in Seaf, dal 15,1% al 7,5%: così le è bastato stanziare 107.848 euro invece di 161.037 euro, con buona pace di chi dovrà provvedere al suo posto. Venendo alle altre risorse pubbliche, la Camera di Commercio ha già previsto un’iniezione di 500 mila euro, mentre il Comune ne sottoscrive 1.519.996.

Il sindaco Roberto Balzani c’ha provato ieri in aula: “Chi vota contro toglie il pane alle famiglie dei lavoratori”. Macché. La Lega Nord, che fino all’altro giorno pur turandosi il naso aveva votato tutte le ricapitalizzazioni con Pd e compagnia, stavolta si è sfilata: “Noi continuiamo a sostenere il Ridolfi ma non ci suicidiamo. Gli unici due traguardi importanti di questi anni, ovvero la concessione totale Enav e l’interesse del privato veneto Save, li abbiamo raggiunti noi. Peccato che il grande manovratore Vasco Errani non abbia apprezzato”, ha tuonato il deputato Gianluca Pini. Il j’accuse non cambia: la Regione avrebbe fatto scappare tutti i privati all’epoca del bando di privatizzazione (primavera 2011) pur di non scontentare Bologna, che temeva la concorrenza di una Romagna galvanizzata dal soccorso di Save, il principale partner italiano di Ryanair. Chissà.

Ora, però, la holding romagnola con Rimini (il ‘piano B’ di Errani) non decolla perché, campanili a parte, la riviera ha già un bel da fare con i suoi di debiti milionari (quasi otto milioni di passivo complessivo nel 2011). Pini continua ad assicurare che “compagnie del nord lombarde e venete”, tra cui la stessa Save, sono ancora interessate al Ridolfi e che, a questo punto, sarebbe meglio liquidare per poi buttarsi sul mercato. Ma Balzani e soci non gli credono- o non gli vogliono credere più.

Dunque, non resta che ingoiare il rospo e chiedere una mano al ‘nemico’ Sab Bologna, accusata da Forlì di aver fatto traslocare Ryanair quattro anni fa dal sedime forlivese decretando l’inizio della fine. Ammesso e non concesso che l’sos a Filetti non sia solo melina, il sindaco di Forlì giura di avere un buon argomento: “Bologna ha una buona ragione per starci, dato che una parte del debito di Seaf è garantita da loro…”. Si tratta di un accordo di qualche anno fa per la copertura di una parte della ristrutturazione della pista forlivese in modo da accogliere alcuni voli dal Marconi: in ballo restano cinque milioni di euro. Poca roba, forse.

Articolo Precedente

La Fiom: “Cittadinanza onoraria ai sindacalisti espulsi dalla Magneti Marelli”

next
Articolo Successivo

Sottratti al fisco 5 milioni di euro, sequestrate 13 società. Coinvolta la Pastarito

next