Un bacio è un apostrofo rosa tra le parole… t’hanno salvato. La decisione del Parlamento di ieri è stata suggellata dai baci dati e ricevuti da Nicola Cosentino, come patti di sangue tra fedelissimi autoconservatori delle immunità parlamentari. Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, non fa in tempo a pronunciare la frase “la Camera respinge” che nei banchi del Pdl scattano i festeggiamenti, a cui nemmeno un goal della Nazionale può aspirare, e comincia la processione verso il rigorista “graziato” dal Parlamento.

Nick ‘ o mericano si trasforma rapidamente in Nick ‘ o vasa vasa. La giustizia è battuta, che le danze abbiano inizio. Il premio per il balzo più veloce va all’abbronzatissimo Osvaldo Napoli, che abbraccia e bacia Cosentino come un fratello tornato da un lungo viaggio. Subito dopo arriva il bacio più sentito, quello del reduce da 103 giorni di carcere che si definisce un martire della politica, Alfonso Papa. Un rientro in Parlamento ad orologeria, giusto in tempo per paragonare l’aula al Caligola di Camus, che manda le persone in carcere come pecore, e ribadirlo con una cravatta disseminata di pecorelle. Poi tocca all’amico di sempre, Amedeo Laboccetta, che si è speso più di tutti per convincere gli indecisi: gli prende la testa tra le mani, lo stringe, lo abbraccia e poi lo bacia come un miracolato dalla salute ritrovata. Ed ecco il sigillo della Venere di Apuleio, la bionda Stefania Prestigiacomo, che dopo aver timorosamente stretto i palmi dell’uomo protetto dall’arresto dalle volontà dei suoi colleghi, si lascia andare a un abbraccio e a un bacio degni di un familiare ritrovato in un programma tv.  Ma lo slancio che rischia di condannare a morte Cosentino, in un paese dove non può nemmeno ambire alla massima pena, è quello di Alessandra Mussolini: arriva dal basso, lo cinge al collo spingendosi oltre il banco che li separa e lo travolge fino a perdere l’equilibrio. Un bacio anche dal piddiellino Marcello Di Caterina, in aula, solo per lui, con la febbre e sull’orlo dello svenimento.

Molte le strette di mano ma nessun bacio di Giuda. Mara Carfagna, la grande nemica che ha comunque vinto la sua partita ottenendo le dimissioni di Cosentino da coordinatore del Pdl campano, gli sta alla larga. Quando riesce a uscire dall’aula, Nick ‘ o vasa vasa viene assaltato dai collaboratori che lo riempiono di altri baci di supporto. Per sfuggire alla calca si infila profanamente nell’auletta del governo in un corridoio laterale per continuare la baldoria con i suoi fedelissimi. Maestra cerimoniera, da Courmayeur a Casal di Principe con un triplo salto mortale, una rinvigorita Daniela Santanchè, rientrata per l’occasione alla Camera dove in questa legislatura non ha una poltrona. A fargli da spalla un altro protetto dal Parlamento, Marco Milanese, un altro dei più attivi nelle trattative di questi giorni, orfano di Giulio Tremonti che non si presentò alla sua votazione e non si è fatto vivo nemmeno ieri. Un certo distacco lo mantiene anche il segretario del Pdl, Angelino Alfano. Fiero di aver fatto il suo dovere, stringe la mano di Cosentino, ma non entra nella saletta dove si celebrano i festeggiamenti. Persino Silvio Berlusconi evita di partecipare alla bisboccia.

Perché alla fine c’è poco da festeggiare: il processo ci sarà e le accuse sono pesanti. Infatti ieri mattina Cosentino era arrivato a Montecitorio, all’ultimo momento utile, con la faccia dello sconfitto. “In ogni caso – aveva dichiarato – mi dimetterò da coordinatore del partito campano”. Decisione confermata nel pomeriggio e filtrata da Porta a Porta. Tre telefoni vicino a lui in aula, un iPhone all’orecchio e un Blackberry sempre in mano, disegni scomposti su un foglio per scaricare la tensione prima della sentenza in cui anche lui vota per salvare se stesso. Poi gli abbracci. E, soprattutto, i baci.

Il Fatto Quotidiano, 13 Gennaio 2012

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