“L’Emilia Romagna regione Tax free, senza tasse”. Lo slogan è una provocazione e la tassa nel mirino è quella di soggiorno, il balzello comunale che presto potrebbe essere applicato nelle città della Riviera romagnola, con Rimini e Riccione in pole position. Per questo albergatori e operatori turistici che fanno capo a Confcommercio si appellano al governatore Vasco Errani: “Dichiari la nostra una regione che non applica quell’imposta”, spiega Terenzio Medri, presidente della Consulta regionale per il turismo.

In caso contrario “Confcommercio ritirerà i propri uomini che siedono nei tavoli regionali, a partire da quelli dell’Apt, l’azienda pubblica per il turismo”. L’affronto è pesante e arriva dalla categoria economica più importante di questa zona e una delle più importanti a livello regionale

I rappresentanti degli albergatori chiedono ai comuni di lavorare sull’Imu – la nuova Ici che in parte prevede delle aliquote riservate ai comuni – ma di non chiedere soldi direttamente ai turisti. “Sarebbe una pubblicità devastante per la Riviera. Tra aumenti di carburante e pedaggi autostradali già il Capodanno ha dato segnali molto scoraggianti – spiega Alessandro Giorgetti, numero uno della Federalberghi emiliano romagnola – con la tassa di soggiorno (si parla di cifre fino a 2 euro al giorno a persona, ndr) temiamo cali del 10-20 %”.

La paura degli albergatori, ma anche dei ristoratori e dei tour operator romagnoli, è che la tassa di soggiorno, essendo a discrezione dei singoli sindaci potrebbe creare disparità tra una località e l’altra. Un esempio? In regione, località come FerraraCesenatico non applicheranno sui turisti e le amministrazioni chiederanno a tutti di pagare un po’ di più di imposta municipale.

Sono preoccupati anche i tour operator: il pericolo è che si aprano dei contenziosi per i contratti già chiusi per la prossima stagione turistica. “Siamo disposti a pagare più Imu, ma non tassate i turisti”, spiega uno dei rappresentanti. Inoltre, secondo gli albergatori, quello della tassa di soggiorno potrebbe essere una voce di bilancio non certa. “Il turista potrebbe rifiutarsi di pagarlo e spesso i comuni che già la hanno applicata si sono trovati con meno entrate di quelle preventivate”.

In Romagna il braccio di ferro tra la categoria e amministrazione comunale non riguarda solo Rimini. Per avere un’idea basta spostarsi pochi chilometri e arrivare a Riccione. Anche qui nelle ultime settimane va avanti una battaglia contro l’imposta di soggiorno e per l’applicazione dell’Imu sulla seconda casa, dove nessuno sembra intenzionato a fare un passo indietro. Da una parte gli albergatori che, pur di evitare la tassa sul turismo, chiedono di alzare l’Imu su seconde case e fabbricati. Dall’altra c’è la giunta comunale, che non vuole assolutamente rinunciare al balzello sul soggiorno per rimpinguare le casse.

Ieri, mercoledì, un incontro tra le associazioni di categoria e il sindaco Massimo Pironi avrebbe dovuto portare a una soluzione condivisa. Invece albergatori e sindacati hanno abbandonato il tavolo sbattendo la porta. Alzando i tacchi, il direttore dell’Aia, associazione legata a Federalberghi-Confcommercio, ha fatto sapere ai presenti che d’ora in poi il Comune può scordarsi la sua collaborazione. In altre parole, ieri si è consumato lo strappo definitivo che porterà alla rottura di ogni rapporto istituzionale tra la politica e la categoria economica più importante della riviera.

“Siamo l’unico comune – si è difeso il sindaco Pironi – ad aver mantenuto l’addizionale Irpef allo 0,2% e applicheremo l’Imu sulla prima abitazione al minimo, ossia lo 0,4 per mille. E comunque siamo consapevoli che peserà molto sulle famiglie”. Impossibile, secondo l’amministrazione, accogliere la proposta degli albergatori, che vorrebbe l’Imu al 9,6 per mille su seconde abitazioni e su altri fabbricati: “ In questo modo si scaricherebbe altro peso, oltre il limite tollerabile, su imprese commercianti e artigianali già colpite duramente”.

Ora la parola passa a Vasco Errani, che da ravvenate e da ex assessore regionale al turismo dovrebbe conoscere bene il carattere tenace dei suoi conterranei rivieraschi. Per il Pd in Regione e nei Comuni, si preannuncia un’altra grana dagli sviluppi incerti.

di David Marceddu e Giulia Zaccariello

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